mercoledì 12 marzo 2014

UNA 7/3/2014

Locandina dello spettacolo

Piccola incursione nel mondo della prosa: non me ne vogliano i miei lettori "musicali"! Chiedo scusa anche agli esperti teatrali per le baggianate che potrò produrre e che vi troverete a leggere...

Inizio col dire che trovo la Sala Bartoli del Politeama Rossetti di Trieste un luogo meraviglioso, specialmente per spettacoli che, come questo, sarebbero spaesati e fuori luogo nella sala grande: intima e raccolta, mostra il sudore così come il respiro dell'attore...bellissimo!

Proseguo col dire che Maria Grazia Plos, la Una del titolo, deve essere molto grata alla regia di Marco Casazza che le disegna addosso un One Woman Show veramente strepitoso. E Casazza deve essere molto grato al testo che Enrico Luttmann gli affida, così perfettamente teatrale e minuziosamente cesellato che si sarà risparmiato la fatica di renderlo rappresentabile. E Luttmann dovrà essere grato agli altri due per aver inscenato la sua creatura di carta, credo, proprio come l'aveva partorita la sua fantasia.
Riassumerai dicendo che è bello partecipare ad un processo creativo con persone che si stimano e concorrono alla realizzazione di un progetto comune, volto ad esaltare le singole qualità per accrescerle al valore di un bene comune.

Questo traspare durante tutto lo spettacolo. Almeno per me.

Maria Grazia Plos disegna una donna qualunque, che qualunque non è, ma che come tante persone che vivono rinchiuse in uno dei tanti palazzi che affollano le nostre periferie, stenta ad affermare la propria personalità ed a trovare interlocutori disposti ad ascoltarla o anche solo a ricordarsi che esiste. Perché di quella certificazione abbiamo tutti bisogno: di sapere che ci siamo non solo per noi, che altri hanno ci desiderano, ci chiamano, ci cercano o che hanno addirittura anche piacere a stare con noi.

Così la povera Una entra in confusione per un'ora della sua vita, dubbiosa com'è all'idea di invitare una coinquilina del condominio per andare al cinema. Aldilà delle solite considerazioni sulla solitudine che affligge molti abitanti metropolitani, è pur vero che siamo sempre meno abituati ai contatti diretti, sempre meno pronti a ricevere un diniego, quasi fosse un disonore insormontabile. Siamo tutti sempre più abituati ad agire dietro la protezione di uno schermo, che sia il pc o un telefonino, fino al punto di entrare in ansia per situazioni che dovrebbero essere solo piacevole socialità. Forse Una poteva ovviare il problema mandando alla vicina un sms...se solo avesse avuto il suo numero! Già, perché è costretta a cercare il suo numero di fisso sull'elenco telefonico, talmente poca è la confidenza tra di loro...non sanno neanche i reciproci nomi; anzi, si sono a malapena scambiate un cenno di saluto sulla terrazza condominiale dove entrambe vanno a stendere i panni. Eppure sembra che parli di una persona amica, preziosa, stimata...come siamo ridotti! Far fantasie su perfetti sconosciuti pur di cancellare un pezzo della solitudine con cui veniamo in contatto nascendo...


Quello che mi è rimasto nella mente a qualche giorno di distanza - ho assistito alla recita di venerdì 7 marzo -  è la bravura della Plos nel saper reggere la scena da sola per un'ora e mezza (aiutata dalla divertente scenografia di Andrea Stanisci: una montagna di indumenti bianchi da stirare che celano varia accessori, dal telefono ad un rifugio segreto, dal ferro da stiro all'elenco del telefono); la leggerezza del testo di Luttmann che, pur indagando un disagio, lo fa con tanta ironia, senza drammi o pesantezze di sorta; la regia di Casazza che riempie di colore, sia con le luci che con i toni espressivi della sua attrice, la tavolozza bianca dei panni da stirare.


A proposito la Plos stira divinamente! Quasi, quasi per le prossime recite, le porto qualche camicia...











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