domenica 26 gennaio 2025

IL PIPISTRELLO sabato 25 gennaio 2025

 Locandina dello spettacolo 

Questa operetta di Johann Strauss jr è giustamente un capolavoro. A cominciare dall'ouverture che sciorina gran parte dei temi che ascolteremo nel corso dei tre atti e che già da sola è un'opera d'arte compiuta. Se poi, alla guida dell'orchestra, troviamo Ayrton Desimpelaere, direttore principale dell'Orchestra della SNG di Lubiana, siamo in una botte di ferro! Ayrton, conferma la sua grande attenzione al palcoscenico, ai solisti quindi ma anche al coro e ai danzatori, senza per questo tralasciare di dare la propria raffinata lettura di Strauss: via i clamori bandistici, si a respiri e corone, grande spazio agli archi per farci scoprire toni di Strauss insolitamente delicati e poetici.

Il Pipistrello è un'operetta con una corposa parte recitata che la avvicina più ad una commedia che ad un'operetta, ma molto dipende dall'approccio registico che in questo caso, ad opera di Kresmir Dolenčić, è riuscito a mantenere alta la tensione dello spettacolo per tutta la durata, con un esplosivo secondo atto. Il libretto di Carl Haffner e Richard Genée, basato su Le Reveillon di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, ha un peso non indifferente per la trama intricata e scoppiettante che ne fa però un vaudeville perfetto con tanto di piacevole morale finale: chi la fa l'aspetti! Per le mani Dolenčić ha avuto un buon cast di interpreti capaci di passare dal canto al parlato senza particolari difficoltà: veramente degli ottimi attori! La regia scorre liscia, con grande professionalità, anche se senza particolari trovate o insolite letture. Originali invece le scenografie, che si sono avvalse di videoproiezioni che animavano le singole quinte e il fondale del secondo atto, rendendo grande effetto e molto sfarzo nel movimentare anche l'azione: un bravo ad Andrej Stražišar e Stella Ivšek che ha creato i video! Costumi con qualche eccentricità cromatica e stilistica di troppo ma nel contesto adeguati di Alan Hranitelj, illuminati dal curato disegno luci di Andrej Hajdinjak.


Le prime parti sono state tutte eccellenti, anche se il mio personale palmares mette al primo posto Martin Sušnik che ha cantato un Gabriel von Eisenstein con grandi mezzi vocali, buona recitazione e grande vitalità. La Rosalinda di Martina Zadro ha sofferto per il volume in qualche momento ma conferma la grande esperienza e maestria che porta da tempo sul palcoscenico sloveno. Ha un bellissimo timbro la voce di Marko Ferjančič che interpreta Frank, così come l'Alfredo di Aljaž Farasin. Štefica Grasselli è stata una brillante e solida Adele, così come Slavko Savinšek è stato un ottimo Dottor Falke. Non voglio dimenticare il Dottor Blind di Edvard Strah, la Ida di Ireneja Nejka Čuk e il principe Orlovski cantato da Nuška Drašček, che avrei preferito fosse meno dichiaratamente una donna... Ho trovato il Frosch di Gojmir Lešnjak Gojc spassosissimo pur avendo capito solo qualche battuta...mi domando però: in una capitale inevitabilmente internazionale come Lubiana è, perché non sottotitolare anche i dialoghi? Potrebbero non essere stati perfettamente aderenti (è facile che ogni tanto recitando si improvvisi o si scambi qualche battuta) ma avrebbero senza dubbio aiutato chi non capisce lo sloveno a seguire lo spettacolo con maggior piacere...

Una menzione d'onore per le sempre interessanti coreografie di Lukas Zuschlag (il trio dei Compositori è un piccolo capolavoro e meritano di essere citati: Jakob Kavšek, Jure Gostinčar e Maj Žan Peršin) e per Željka Ulčnik Remic che ha magistralmente istruito il Coro del Teatro dell'Opera di Lubiana.

L'immensa sala Gallusova Dvorana era quasi totalmente piena e il pubblico ha fortemente apprezzato la rappresentazione a dimostrazione che, quando è ben fatta, l'operetta piace ancora!




venerdì 10 gennaio 2025

COME FROM AWAY venerdì 10 gennaio 2025

 Locandina dello spettacolo 

Resto sempre sbalordito dalla qualità, pulizia, perfezione e accuratezza delle produzioni anglosassoni che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, generosamente, ci porta fin sotto casa: grazie! Anche se Come from away non ha toccato altre corde del mio sentire se non queste tecniche e professionali. Bravissimi strumentisti, interpreti eccellenti, regia perfetta ma una storia che non mi ha coinvolto affatto.

Leggo dalla presentazione dello spettacolo che:

Gli autori Irene Sankoff e David Hein si trovavano all’Actor Studio a New York l’11 settembre 2001, durante l’attacco alle Torri gemelle. Da quelle emozioni nasce “Come from Away”. Narra della città di Gander, in Canada, dove per il blocco dello spazio aereo negli USA sono atterrati molti voli. Il numero dei passeggeri da ospitare ha superato per giorni quello degli abitanti che però si sono spesi in una gara di solidarietà e accoglienza, sfociata in grandi amicizie.

e confermo che non mi ha portato da nessuna parte. C'è soltanto la perfetta formula compositiva del musical di successo ma poco che arriva al cuore o che acceca per la bellezza.


La regia è molto curata: i pochi elementi scenografici, una dozzina di sedie spaiate e qualche tavolo, servono a creare qualunque tipo di ambiente, così come i tronchi degli aceri fungono da porta riflettori, nascondono i musicisti e portano la natura incontaminata del Canada sul palcoscenico triestino. Gli interpreti sono presi dalle nostre case, dai nostri supermercati, dai nostri uffici, tanto sono lontani dalle Patti LuPone o dalle Elaine Page che restano scolpite nelle nostre menti. E se questa banalità fisiognomica probabilmente aiuta l'immedesimazione di noi comuni mortali, non ci aiuta per nulla a riconoscerci in abiti eroici o affascinanti, impendendoci di sognarci altrove. Così vediamo scorrere vite banali, un po' sciatte e davvero poco interessanti, ad eccezione forse della prima donna comandante di un aereo civile: una coppia di insipidi che scopre di amarsi, la coppia gay che si lascia forse perché uno dei due è troppo frivolo, la mamma che perde il figlio pompiere e poi sindacalisti, impiegate, casalinghe e volontari. Con tutto il rispetto, niente che non ci sia già noto e che ci aiuti a sognare, a staccare dal quotidiano. In questo momento storico, così turbolento, instabile e violento, personalmente sento il bisogno di astrazione, di sogno, di fuga ed ecco perché Come from away non mi ha portato dove avrei sperato. Non c'è sogno, solo realtà e dolore nonostante la morale che possiamo trovare bontà e generosità in un paesino sperduto, nonostante si debba assistere a situazioni del tutto opposte seguendo i media.

Tutti bravi, bravissimi, eccellenti.

Sala gremita ma un gruppo di ragazzi stranieri, molto maleducati, ha infastidito un intero settore di platea.