sabato 11 dicembre 2021

IL GRANDE GATSBY sabato 11 dicembre 2021

Locandina dello spettacolo  



Tornando a vedere una replica de Il grande Gatsby non posso che ripetere le mie impressioni su l'opera più conosciuta di uno dei miei scrittori di formazione, Francis Scott Fitzgerald, anche se questo non è stato il mio romanzo preferito (Tenera è la notte sì!), soprattutto a causa della trama poco chiara e per la gran quantità di personaggi e nomi.

Alla prima visione mi ero approcciato a questa messa in scena con qualche perplessità, domandandomi come avrebbe fatto un coreografo a rendere leggibile un plot così complesso. Leo Mujic è un coreografo che conoscevo di nome per Glembaj in repertorio al Balletto Nazionale di Zagabria, ma di cui non avevo ancora mai visto nulla.
Ancora più dubbi.

Poi si è aperto il sipario anzi, per l'esattezza, è salito un fondale nero ed è iniziato un assolo, danzato meravigliosamente da Lukas Bareman. Ma proprio meravigliosamente: fluido come il miele che scende da un cucchiaio, con gambe e schiena  incredibilmente flessibili! E lì ho iniziato a rilassarmi: un coreografo che costruisce un solo di questo tipo su un danzatore il suo mestiere lo conosce bene.






Man mano che si dipanava la storia, restavo sempre più sorpreso dalla grande competenza scenica di Mujic che riusciva ad utilizzare i pesi e i contrappesi scenici sempre con grande maestria: primi piani e controscene, il grandioso effetto del corpo di ballo schierato di schiena che sale sul pianale motorizzato dalla fossa orchestrale, la danza degli elementi scenici appesi, il travolgente Sing Sing Sing per l'intera compagnia, le mille trovate sceniche e attrezzistiche....bravo! La sua cifra stilistica non è particolarmente innovativa ma è molto musicale, ricca di nuances interpretative e di grande effetto, cucita con grande maestria addosso ai danzatori, di cui sa esaltare tutte le doti...bravissimo!
Il collage musicale unisce brani di Philip Glass, Leonard Bernstein, George Gershwin, Louis Prima, Samuel Barber, Glenn Miller, George Whitefield Chadwick, al punto che sembrano esser stati scritti tutti nella stessa epoca e proprio per questa vicenda.

Il corpo di ballo del Teatro Nazionale di Lubiana interpreta questa coreografia con brio, voglia, piacere ed entusiasmo vitale: dai primi ballerini ai solisti, dai danzatori di fila fino alle comparse, tutti sono compresi nei loro ruoli e sembrano voler offrire la vita in cambio della possibilità di poter danzare!

Molti sono i ruoli solistici e sarebbe impossibile elencarli tutti ma non posso non soffermarmi sulla danza elegante di Tjaša Kmetec, sulla verve giovanile di Yaman Kelemet; sul versante maschile Petar Đorčevski conferma le sue doti di partner brillante e di solista talentuoso, Lukas Zuschlag disegna un piccolo cammeo ma con la solita finezza interpretativa e Hugo Mbeng non smette mai di sciorinare tecnica intrepida e netta.



L'apparato scenografico ad opera di Stefano Katunar è tanto semplice quanto fortemente suggestivo e capace di portarci nei luoghi del racconto grazie soprattutto al magistrale disegno luci di Aleksandar Čavlek, veramente strepitoso! I costumi di Manuela Paladin Šabanović riportano con grande sensibilità a quest'epoca per me
magica, fatta di senso di libertà, di sregolatezza e di possibilità, di abbandono e di sogno, e se il racconto è riuscito è senza dubbio anche grazie alla drammaturgia riscritta da Bálint Rauscher. 
Se riuscite, andate a vedere una replica il 22, 23 o 24 marzo 2022: avete tutto il tempo per organizzarvi e ne vale veramente la pena!


venerdì 10 dicembre 2021

IL BARBIERE DI SIVIGLIA giovedì 9 dicembre 2021

 Locandina dello spettacolo 









Ma come, ci siamo tanto lamentati del dover restare rinchiusi nelle nostre case...zero vita sociale, niente cene né teatri, e ora che si può tornare ad un minimo di socialità devo trovarmi al Verdi in compagnia, se va tutto bene di 300 spettatori?!? No, dai, non fate i pigri e tornate ad applaudire uno dei settori vincenti e più rappresentativi del nostro paese, vi prego!


Inoltre, era un'edizione musicale di tutto rispetto! Ho assistito ad una recita del secondo cast ma non posso che parlare di eccellenti musicisti e artisti. A cominciare dal Conte di Almaviva di Matteo Macchioni al Figaro interpretato da Gurgen Baveyan, dalla Rosina di Kimika Yamagiwa al Bartolo di Diego Savini, tutte voci dotate di ottimo fraseggio, volume e colore, oltre ad essere buoni attori e ad essere riusciti a creare un clima di grande affiatamento.

Una nota a parte la merita Elisa Verzier nel ruolo di Berta che svetta come un diamante tra le altre pietre: veramente notevole per le qualità dei colleghi ma ancora un gradino più in alto! Adeguati e presenti anche Guido Loconsolo e Giuseppe Esposito.


La direzione musicale di Francesco Quattrocchi pone grande attenzione al palcoscenico, aiutando i cantanti negli attacchi e sostenendoli nei momenti di maggior impegno tecnico. L'esecuzione dell'Ouverture è prossima alla perfezione, grazie anche all'Orchestra del Verdi che riesce a suonare molto bene quando è motivata e stimolata. Qualche riserva mi resta nel ripensare a qualche tempo, a qualche crescendo rossiniano che ho trovato un po' troppo lento, ma ho scoperto strumenti che non avevo mai sentito nell'orchestrazione di Rossini, complice forse anche il posizionamento dell'orchestra alla stessa altezza del pubblico. Ottimo come sempre, anche se dolorosamente imbavagliato dalla mascherina, l'esiguo coro maschile del massimo triestino, guidato con mano salda da Paolo Longo.


Su regia e scene di Massimo Luconi mi limito a riferire che era tutto molto, troppo semplice, povero e scarno al punto da lasciarci sconfinare talvolta nella noia. Ed è un peccato perché la musica di Rossini ha una vitalità ineccepibile anche nei recitativi.