domenica 10 aprile 2022

DON PASQUALE giovedì 7 aprile 2022

 Locandina dello spettacolo 


Che spettacolo! È una produzione deliziosa, fantastica, immaginifica, sia da un punto di vista musicale che da quello creativo! Questa stagione 2021/2022 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste continua a rivelare sorprese ad ogni titolo!!

Don Pasquale è l'ultima opera ancora di grande successo che Gaetano Donizetti ci ha lasciato ed è chiaro il perché: nonostante il carattere dei personaggi rappresenti lo stereotipo di un'epoca, basta una regia attenta che la rilegga con credibilità e la grandezza di un capolavoro musicale si riafferma facilmente. E così è stato grazie alle idee del regista Gianni Marras, sostenuto dalla visionaria immaginazione delle scene e dei costumi di Davide Amadei e coadiuvato dal punto di vista musicale dal direttore d'orchestra Roberto Gianola e da quello del coro Paolo Longo. Il risultato è davvero delizioso: due ore e mezza che volano in un soffio, senza cedimenti di alcun tipo. E non può che essere  così quando si hanno idee, quando la regia è attenta a tutti i passaggi e a tutte le masse artistiche. Non a caso il coro della Fondazione (liberiamolo dalle mascherine, vi prego!) torna ad essere protagonista di azioni registiche pensate, in cui sa dimostrare le proprie capacità artistiche e attoriali oltre a quelle musicali che lo contraddistinguono. L'allestimento scenico omaggia la Pop Art, Roy Lichtenstein e i maestri del fumetto, strizzando l'occhio a tanta cinematografia (da Fellini a Vacanze romane) e riempendo gli occhi di colore, spesso volutamente kitsch soprattutto nei costumi, rendendo questa produzione del Teatro Comunale di Bologna di qualche anno fa, uno spettacolo di riferimento per avvicinare i giovani al lontano mondo dell'opera lirica.







L'ouverture dell'opera è un brano di tale forza e bellezza che varrebbe da sola l'essere andati a teatro (infatti riesce a strappare un applauso sentito) e bisogna riconoscere al maestro Gianola di non averla letta in chiave bandistica come spesso accade ma, anzi, di aver saputo gestire con stile ed eleganza il suono, ancora difficile da equilibrare con l'orchestra che invade la platea. Per tutta l'opera il Maestro ha avuto chiaro come il buon risultato arrivi dall'avere un gesto che sia leggibile dalla cavea orchestrale come dal palco e che entrambi i settori meritano e necessitano attenzione e ascolto: bravo! Come per Tosca, era tanto che non sentivo suonare così bene la nostra Orchestra, così amalgamata nel suono comune e precisa nelle varie sezioni, con solisti di grandissima qualità che non conoscevo e che sarebbe giusto far emergere, come violoncello, corno e tromba (non ho ricordo di un assolo così magistralmente suonato da anni).







Venendo al canto, Pablo Ruiz porta in scena un Don Pasquale di grande spessore: buffo, senza essere macchiettistico, con bel timbro, fraseggio limpido e grande capacità attoriale. Lo stesso dicasi per il Dottor Malatesta di Vincenzo Nizzardo: il sillabato di entrambi era da manuale! Graziosissima scenicamente e vocalmente la Norina di Nina Muho, comoda negli acuti e di solida tecnica che non viene messa in discussione neanche dalle richieste registiche che la fanno cantare di schiena o su una sedia girevole. Poi entra in scena Antonino Siragusa, un Ernesto a metà tra Tintin ed Elvis Presley: spassosissimo! Della bravura musicale e artistica inutile dirne: l'aria "Com'è gentile l'aria a mezzo april" cantata in un finto microfono d'antan resterà nel cuore di chi l'ha vista per anni. Completano il cast un adeguato Armando Badia, un Notaro in stile Groucho Marx, e il poliedrico multifaccia Fregoli d'aujourd'hui Daniele Palumbo, molto più di un mimo.

Non possiamo che sperare il meglio per i prossimi due titoli che chiuderanno questa stagione!