lunedì 31 ottobre 2016

DOGMA& SAH-MAT 25 ottobre 2016

Locandina dello spettacolo

La bellissima sala del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume era un po' troppo vuota per i miei gusti...che peccato perché questa piccola compagine di danzatori si è data con tutta l'anima per il pubblico della propria città che, invece, non è stato molto riconoscente...

E' proprio vero che oramai si stanano le persone da casa solo se vengono programmati i soliti quattro titoloni o qualche coreografo alla moda o qualche superstar ospite. Ed è un peccato perché, anche se nessuno dei due pezzi era un capolavoro, la serata è filata piacevolmente e il livello era di tutto rispetto.

La prima coreografia in programma di questo dittico offerto dalla Compagnia del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc era anche il debutto del nuovo direttore del corpo di ballo fiumano, Balazs Baranyai. A parte l'inutile video fondale che poco apportava a un brano astratto e che, se non strettamente correlato alla narrazione, inizia a stufarmi, Dogma mostrava una sua coerenza stilistica, anche se non brillava per inventiva coreografica. Mi ha riportato indietro nel tempo, al periodo punk, dove ci si vestiva di nero, la maglietta strappata, le calze rotte e i tempi di azione rallentati dagli abusi di varie sostanze: ecco, l'impressione generale è un po' questa. Anche per quanto riguarda il movimento è mancata la dinamica, un'accelerazione, un momento culminante di una coreografia di buon mestiere ma poco coinvolgente. Spiccavano per tecnica e magnetismo Svebor Zguric, Daniele Romeo e Ali Tabbouch ad agire sulle bellissime partiture di Arvo Part con Tabula Rasa e Joby Talbot con il quartetto per archi n° 2.


Il secondo brano in programma era molto più pretenzioso, meno chiaro ma sicuramente più strutturato. Finché non ho letto le note sulla pagina web del Teatro, non avevo capito che Sah-Mat si ispirava alla Novella degli Scacchi di Stefan Zweig. Avevo percepito che c'entrava il nazismo, che il protagonista veniva rinchiuso in una camera spoglia, che rubava un libricino ma, nonostante avessi letto il racconto originale e La Variante di Luneburg di Paolo Maurensig, non ero riuscito a riconoscere granché del racconto originario. Certo Raza Hammadi, coreografo di questo secondo brano, non ha scelto una storia delle più semplici, ma è sicuramente riuscito nel difficile compito di ricreare atmosfere, suggestioni e tensioni, aiutato da tre bellissimi Quartetti per Archi di Dmitri Shostakovic. Interessante la suddivisione scenica e le luci ad opera di Nasser Hammadi.


Ho trovato molto interessante la prestazione di Ali Tabbouch nel ruolo protagonistico: bel senso del movimento, specialmente nei momenti in cui interagisce con il tavolo; bene anche Marta Kanazir nel ruolo romantico di Irena; ieratico e inquietante il trio dei soldati composto da Andrei Koteles, Daniele Romeo e Balint Rauscher.

Bene anche il corpo di ballo in entrambe le parti di questo dittico: una compagnia piccola e giovane ma affiatata e grintosa: da rivedere!


sabato 1 ottobre 2016

TRIAD 24 settembre 2016

Locandina dello spettacolo

Dietro questo progetto c'è un pensiero profondo che ha mosso Masa Kolar per convincerla a metterlo in scena, ma io non sono riuscito a coglierlo rapito com'ero dalla sua bravura, dalla fluidità e dallo splendido connubio creato con Tayuka Sumitono, l'altro danzatore in scena. Così belli da rubarmi qualche lacrima.

Trijada parte da Ecate, Demetra e Persefone per parlare di una madre, una donna, una figlia, ma anche del collegamento femminile alla Luna, misteriosa presenza delle nostre notti. La mia percezione mi ha fatto pensare ad uno strano passaggio, ad una formazione fatta di forza e mistero, visto che il make up iniziale di Masa diventa poi quello finale di Tayuka. In ogni caso l'eterno dubbio del "ho capito o no cosa voleva dire?" può essere tranquillamente superato dalla bellezza della danza.

Sul vuoto palcoscenico della HNK di Susak sono state sistemate tre tribune per le sedute degli spettatori che avvolgono la scena, eliminando la classica visione frontale: i due danzatori agiscono su una unica striscia di linoleum da danza che li aiuta nella sezione in cui hanno lavorato maggiormente su una danza scivolata, finalmente libera dalla forza di gravità. I due esplorano tutte le direzioni possibili: in alto, a terra, in coppia o da soli, addirittura sotto il sopracitato linoleum, ma senza mai perdere la loro meravigliosa qualità e un affiatamento prezioso e a dir poco raro. Volano, respirano, giacciono, corrono come se fossero uno e, se vi è già capitato di vedere qualcosa di simile, ciò costituisce già da solo un'emozione. Le tre sezioni in cui è suddiivisa questa piece sono preannunciate dall'intervento del make up artist Dino Baksa, a suo tempo danzatore classico in Germania e in patria, che con giusta e attenta teatralità, trasforma i due personaggi nel percorso di compenetrazione di uno nell'altro.
Il tappeto musicale è composto da brani di Nils Frahm e dai brani improvvisati da una bella e giovane pianista, Josipa Kukor a piedi nudi, che supportavano i momenti di cambio scena e trucco.
Informandomi su Masa Kolar ho scoperto la sua prestigiosa carriera in numerose compagnie internazionali, anche lei obbligata a lasciare il proprio paese per sviluppare una personalità artistica autonoma. Ma, per fortuna dei Croati, è tornata e si è stabilita a Zagabria, dove insegna presso il Centro Croato per la Danza, spargendo il seme di quanto appreso e formando, ne sono sicuro, danzatori interessanti, motivati e intelligenti.
Scena e libretto di Jasmina Holbus, eleganti e minimali costumi di Petra Dancevic, luci di Nuno Salsinha, fotografie di scena di Jelena Jankovic, drammaturgia di Tena Bosnjakovic, suono di Tomica Kralijc e supporto tecnico di Dusko Richtermoc.
Platea piena, tre chiamate alla ribalta per tutta la compagnia e un sentito grazie al Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc per aver organizzato questo meraviglioso appuntamento!

Trailer dello spettacolo