lunedì 26 luglio 2021

ELEGIA DI THOMAS CHE AVEVA IL CASCHETTO BIONDO sabato 24 luglio 2021

 Il sorriso.

Anche perché sorrideva spesso e con piacere.

Si, la cosa che più ricordo di Thomas bambino era il sorriso aperto e solare che ha ancora. E un bellissimo caschetto biondo, frutto di lunghe estati al mare, che incorniciava un musetto adorabile. E poi quanto era chiuso - parlando in termini danzerecci, mi riferisco alla poca apertura ed elasticità delle gambe - ma quanto ballare fosse un piacere fisico, un istinto irrefrenabile, un bisogno innato anche per lui. Come me, alla sua stessa età.

Ne è passato di tempo e di strada, prima andando all'Accademia del Teatro alla Scala - accompagnato e sostenuto dalla sua intrepida e inossidabile nonna - poi in America per danzare, in Cina e infine a Lubiana, quasi a casa, insomma. Ma Tommy non si è mai dimenticato di Trieste e neanche di noi, dove ha iniziato a muovere i primi passi, guidato da Silvia Califano. Ad ogni ritorno, è sempre passato per un saluto, per fare lezione o anche solo per un abbraccio veloce e questo la dice lunga su chi è, sui suoi valori umani, su come è stato cresciuto.

È andato via di casa a 11 anni per vivere a Milano, città ben più complicata di Trieste, lontano dall'abbraccio di mamma e papà ma volenteroso di farcela. E così è stato. Ha conquistato un'apertura (vedi sopra) invidiabile, di cui ha fatto ampio sfoggio nel passo a due dal terzo atto del Don Chisciotte che ha danzato ieri sera al Castello di San Giusto, volando in un paio di grand ecart da brivido. Oltre a ciò era sicuro, presente, con lo sguardo vivido, curioso e intelligente che lo contraddistingue e che arrivava dritto fino a noi, in platea. Thomas ha "spaccato" per sicurezza tecnica, per padronanza del mestiere, per bellezza e per presenza. Ha portato in scena un pas de deux che, generalmente, chiude i galà per briosità e spettacolarità. In questo caso ha dovuto riscaldare la platea essendo stato posizionato in apertura di serata, ma non è stato un problema. Anzi. Ha un po' velato quello che seguiva, come spesso succede dopo un'emozione forte.

Ed è su questo che vorrei soffermarmi, sulla capacità di Thomas di emozionare, di coinvolgere. 

Ce l'aveva sin da bambino. Lo ricordo ancora al centro di un cerchio di compagne che danzavano e gli occhi degli spettatori erano tutti per lui: in divisa turchese e oro da postino di altri tempi, doveva consegnare a Cenerentola l'invito al ballo, nel saggio di fine anno del 2007. Le altre ragazze si muovevano e tu guardavi lui, perché era gioia di vivere. Felicità di danzare. E lo è tuttora.

Questa dote, unita alla caparbietà, alla lungimiranza di progettazione, al carisma e alla bellezza, gli regaleranno ancora tutti successi che vorrà raccogliere, sul palcoscenico, come nella vita, mantenendolo sempre e per sempre un uomo dal cuore grande e generoso e, per me, il sorriso indimenticabile incorniciato dal caschetto biondo.

Vola Tommy, vola.

martedì 13 luglio 2021

IL LAGO DEI CIGNI martedì 13 luglio 2021

 Locandina dello spettacolo 

Non vi tedierò raccontandovi quanto è stato emozionante poter tornare finalmente in teatro, nel mio Teatro Verdi, qui, a Trieste...vi dirò invece di correre ad accaparrarvi un biglietto perché è una bella produzione, come raramente così vicino! Alla prima di stasera il teatro era in sold out ma mi ha fatto male al cuore vederlo così, mezzo vuoto...500 posti sui circa 1.300 disponibili...finirà.

Ma andiamo con ordine.

Riponevo poca, pochissima speranza di vedere uno spettacolo soddisfacente: molto spesso le "compagnie russe" di giro hanno un buon corpo di ballo, generalmente un po' stagionato, e solisti e primi ballerini altalenanti. Stavolta siamo di fronte ad una compagnia di ottimo livello in tutti i ranghi, con un allestimento suntuoso ed elegante: niente di meglio per ricominciare ad andare a teatro!

Non conoscevo affatto la Compagnia di Balletto Ucraina della città di Leopoli ma ora mi resterà impressa per essere la prima compagnia dell'est che vedo aver fatto propria la finezza del lavoro del metatarso! 

Mi spiego meglio. 


Generalmente le danzatrici di impostazione sovietica hanno la tendenza a salire e scendere sulle punte dei piedi senza usare il passaggio intermedio della mezza punta, che rende il gesto atletico ed artistico più vellutato ed elegante, a mio modesto parere. Sono quindi sorpreso nell'aver visto che tutta la compagnia presta questa attenzione, evidentemente cara al Direttore e ai vari maîtres de ballet. Dettagl,i ma importanti per chi conosce questo mondo. Gli artisti che compongono la compagnia sono meno uniformi di quelli delle maggiori compagini russe ma sono coesi, vanno assieme che è una meraviglia e, pur non avendo piedi e gambe strepitosi, padroneggiano il mestiere e il palcoscenico con grande maestria.


L'allestimento è fiabesco ma di gusto, senza eccedere in costumi troppi sgargianti, pur essendo carico di paillettes e orpelli. Lo stesso dicasi per le scene dipinte e di buona qualità, esenti dalle tipiche "pieghe" che funestano i fondali delle compagnie di giro. La coreografia è originale per quanto riguarda il secondo atto mentre è rimaneggiata con gusto negli altri. Musicalmente, sono sobbalzato sulla poltrona per dei tagli musicali inaspettati mentre adorerei, prima o poi, poter ascoltare la consequenzialità dei numeri così come pensata dal Genio di Pëtr Il'ič Čajkovskij e non come maleducatamente viene modificata e impastata da anni e anni di tradizione ballettistica... 

Venendo agli artisti, Natalia Matsak è un'ottima, eccellente Odette/Odile, tenera e con braccia strepitose negli atti bianchi, così come seduttrice e temperamentosa nel passo a due del terzo atto: ha dalla sua una bellezza che ne fa anche una modella acclamata. Ugualmente bello e principe in ogni movimento il Sigfried di Denys Nedak: elegante, dotato di accattivante presenza scenica e di solido mestiere, abbaglia la platea sin dal suo primo ingresso. Molto prestante e finalmente danzante nella sobrietà di un costume che non lo trasforma in un mostro da cartone animato il Rothbart di Yevheniy Svetlitsa. Bene tutti i solisti che sono troppi per essere citati tutti ma, come scrivevo prima, carichi di mestiere e di stile.

L'Orchestra della Fondazione Lirica è nelle mani del Maestro Yuriy Bervetsky che segue e asseconda magnificamente gli artisti, i suoi artisti visto che è il Direttore del Teatro di Leopoli, ma che forse avrebbe avuto bisogno ancora di una lettura o di qualche prova d'assieme in più per evitare qualche svisatura. Emergono solisti, anche grazie alla nuova sistemazione dell'orchestra che riduce un po' la platea ma mostra il corpo di Stefano Furini, primo violino, vivere la musica con un trasporto che distoglie il mio sguardo dalla scena. Così come gli assoli per arpa di Marina pecchiar o l'oboe di Francesca Guerra incantano le mie orecchie.

Grande, grandissima serata: grazie alla Fondazione del Teatro Lirico Giuseppe Verdi per questo bel regalo!!