martedì 27 dicembre 2016

THE NUTCRACKER - LO SCHIACCIANOCI - ORASAR - HRESTAC dicembre 2016

E sono al quarto.
Se non fosse stato tutto esaurito, vi avrei raccontato anche dello Schiaccianoci del Teatro Nazionale Croato di Zagabria, ma ve ne parlerò il prossimo anno: per ora accontentatevi della strepitosa diretta della Royal Opera House di Londra, di quello eroicamente prodotto da Daniele Cipriani, della produzione del Teatro Ivan Zajc di Fiume e di una versione che intreccia la classica storia con una diversa ad opera del Teatro Nazionale Sloveno di Lubiana.

Partirò dalla prima.

Locandina dello spettacolo

Mai ho visto uno spettacolo più perfetto, meglio danzato, senza un errore né una sbavatura: sono commosso.
Nell'intervista trasmessa durante l'intervallo, il coreografo Peter Wright (appena 90enne...) dice:"Ogni volta che questa versione viene ripresa, cambio qualcosa: così non mi annoio e nemmeno i danzatori!". E si vede. Il racconto è chiarissimo e definito in ogni singolo passaggio e dettaglio, rivelando la grande maestria narrativa di Wright; le sue scene e i costumi di Julya Trevelyan Oman sono di una bellezza abbagliante; la qualità tecnica e interpretativa di Francesca Hayward, Alexander Campbell, Lauren Cuthbertson e del nostro Federico Bonelli non necessitano commento; Gary Avis nel ruolo di Drosselmeyer ha una levatura artistica ineguagliabile; l'intera compagnia è strepitosa. Spettacolo magistrale, veramente!

Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

La versione ospitata dalla Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste risale al 1989, quando vide la prima con l'Aterballetto, di cui Amedeo Amodio era all'epoca il Direttore. Il duo creativo composto da lui ed Emanuele "Lele" Luzzati operò un'azione di ringiovanimento e di grande fantasia che però, a 27 anni di distanza, mostra il fianco a diversi dubbi.
Sebbene ci sia un pensiero alto dietro a questa versione, che è quello di rifarsi alla novella di Hoffmann più che a quella cui siamo abituati riscritta da Alexandre Dumas, di voler quindi riproporre la chiave onirica e psicologica, più che quella fiabesca e zuccherina, qualcosa non funziona. Sia nella narrazione che risulta troppo dilatata e poco chiara, che nelle scene poco legate e scarne.
Poi, in un momento storico dove gli spettatori fanno sempre più fatica a restare seduti per più di 45 minuti (senza poter controllare il proprio telefono) sembrano veramente superflue le immissioni dei contributi audio, il fuori sipario di Drosselmeier e gli intermezzi tra le varie danze, per non parlare dei giochi di ombre che oramai non stupiscono più nessuno o la ripetizione del valzer dei fiocchi di neve all'inizio dello spettacolo, del quale non ho proprio capito la necessità.
Infine, ne ho già scritto tante volte, trovo poco serio attribuirsi l'intera coreografia di un balletto, mantenendone però il passo a due del secondo atto, perdipiù personalizzandolo, senza neanche citare a chi si rifanno quelle sequenze di passi: certi malcostumi sono tollerati solo nel poco compatto italiano mondo della danza, ahinoi!

Invece lode e gloria a Daniele Cipriani per aver vestito i panni dell'impresario teatrale d'antan, di quello che rischia in proprio, con i propri denari, in nome dell'arte. La produzione è di altissimo livello e la compagnia di danzatori idem! Bellissimi i costumi, le scene, la cura e l'amore con cui Cipriani ha trattato questo spettacolo, investendo senza parsimonia e regalando una bella lezione alle tante compagnie ed enti italiani che sonnecchiano lamentandosi della crisi...

Indubbio merito al maitre de ballet Stefania Di Cosmo per aver reso coesi una cinquantina di danzatori dalle più disparate provenienze, ma tutti accomunati da un altissimo livello tecnico.
Splendida la Clara bambina di Giulia Neri: tecnica strepitosa, giri mozzafiato e grande presenza. Lo stesso vale per il Fritz di Emilio Barone. Ottimi tutti i solisti delle danze, meno convincente  invece la coppia americana di Primi Ballerini: Ashley Bouder è inaffondabile dalle punte, gira, salta ma è poco luminosa anche se riesce ad offuscare ancor di più il suo partner, veramente poco adeguato.
L'Orchestra triestina suona la partitura di Čajkovskij con cura e passione e il maestro Alessandro Ferrari la conduce con mano esperta e l'occhio vigile a quanto succede sul palco: bravo!



Passo alla più fragile.

Balletto Nazionale Croato di Fiume - Locandina dello spettacolo

Mi piace questa compagnia di Fiume: piccola ma nutrita di personalità che inizio lentamente a conoscere. Il repertorio a loro disposizione, invece finora, mi ha lasciato un po' perplesso e lo stesso devo dire di questa produzione. Ho trovato molto interessante l'idea di trasformare lo Schiaccianoci in un balletto da "camera": perché no, se dietro c'è una buona idea? Ma, contrariamente a quanto mi succede da un po' di tempo a questa parte, l'inizio di questa versione mi aveva catturato, anche se facevo fatica a capirne l'epoca di ambientazione, ma scena dopo scena l'ho trovato sempre più astruso e poco godibile, al punto da rasentare la banalità e la superficilità più estrema.
La coreografia di Ronald Savkovic è fatta di continue preparazioni (il momento in cui chi danza si appresta ad iniziare una nuova frase), manca di vocabolario ed è scolastica come poche... Mi lascia veramente esterrefatto perché Savkovic è stato un ottimo ballerino, con una prestigiosa carriera alle spalle ed ha danzato coreografie meravigliose, dei maggiori e migliori coreografi...strano che un po' di questo passato non gli sia rimasto nelle gambe!

La compagnia fa di tutto, si impegna al massimo per risollevare le sorti della serata ma è veramente impresa ardua. Ad ostacolare ancora di più la riuscita, aggiungo che la scena è dominata, anzi, invasa da una gigantesca struttura che raffigura un imponente albero di Natale, nonché una scalinata praticabile che arriva fino alla sommità del fondale e che verrà usata una sola volta in tutto lo spettacolo: ma allora qual è il senso di un simile ingombro?!? E quello di inserire la danza russa de Il Lago dei Cigni prima del Gran Pas de Deux? Mah...al solito, non è meglio creare qualcosa di proprio ex-novo, invece di mettersi al paragone con versioni riuscitissime di questo assoluto capolavoro musicale?
Ho apprezzato molto invece, i costumi disegnati da Aleksandar Nospal: eleganti e raffinati.
L'Orchestra dell'Ivan Zajc suona bene e con passione ma il direttore Peter Somodari (che sembrava essere al suo debutto) dovrebbe imparare ad alzare di più lo sguardo per seguire i danzatori e non solo la partitura. Furba e funzionale la soluzione di sostituire il coro di voci bianche con quattro cantanti del coro.
Tornando alla danza Marta Kanazir è un'ottima e solida Clara, ben supportata dal suo Principe Joseph Cane; Marta Voinea Cavrak sostiene molto bene il ruolo della Regina della Neve (in verità regina di
sé stessa, visto che non esiste neanche un fiocco di neve!) e Andrei Koteles quello di Drosselmeier molto più presente e danzante che nelle altre versioni; bene anche tutti i solisti delle varie danze che sono anche il corpo di ballo delle scene di assieme.

E chiudo in bellezza con il

Balletto Nazionale Sloveno di Lubiana

Questa bella, intelligente ed elegante versione ad opera di Youri Vamos, rappresenta una valida alternativa agli allestimenti più tradizionali. Vamos ha unito il libretto originale di Marius Petipa (che si era rifatto all'adattamento di Dumas del racconto di Hoffman "Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi") al Racconto di Natale di Charles Dickens, scrivendo una storia nuova, efficace e con una morale di fondo molto più accattivante delle complicate e nascoste letture psicologiche del testo tradizionale. A parte questa interessante idea di mescolare queste due vicende che hanno il comune denominatore nel Natale, l’aspetto più interessante è la personalissima cifra coreografica che Vamos dimostra ed elargisce a piene mani. Siamo pieni di coreografi che possiamo definire “seguace di”, “figlio di”, “ispirato da”. Vamos, nonostante non abbia raggiunto la fama planetaria di Balanchine, di Bejart, di Forsythe è un coreografo unico ed estremamente interessante. Ogni passaggio, ogni presa, ogni passo, esula dalle convenzioni o dalle regole del “bravo coreografo”, denunciando evidentemente un bisogno personalissimo e unico, la necessità di coreografare per esprimere un mondo privato molto ricco e interessante. Un altro degli aspetti a mio avviso estremamente interessante è dato dal fatto che le stesse persone che abitano il villaggio, e quindi la vita di Scrooge, li ritroviamo all’interno del momento onirico: quindi un garzone si trasforma nello “Spettro della morte”, Bob Cratchit diventa il solista maschile della danza spagnola, e così via. Soprattutto nei ringraziamenti, dopo il gaudente finale, il coreografo si diverte a svelare questo gioco di doppi creando un divertito gioco di smascheramenti e sorprese.Ha inoltre l'enorme vantaggio di aver rimosso gli inutili e poco credibili topi di qualunque versione. La pecca sono i tagli e i montaggi alla partitura originale, alcuni veramente selvaggi... L'allestimento di scene e costumi ad opera di Michael Scott è di buona fattura e di ottima levatura e lo stesso si può dire per le luci di Klaus Garditz.


La compagnia slovena è una delle mie protegée e continua a dimostrarsi all'altezza delle aspettative. Pieni di energia, puliti, assieme e molto generosi.
Lo Scrooge di Lukas Zuschlag mi ha veramente sorpreso perché raramente ho visto un bello così espressivo e completamente nel personaggio: bravo! La coppia formata da Giorgia Vailati e Owen Lane funziona molto bene: la Vailati nell'adagio del Gran Pas de Deux è una vera Prima Ballerina, mentre negli assoli dimostra ancora qualche insicurezza penso dovuta alla giovane età, e Lane è un partner affidabile e un solista di buona qualità. Barbara Potokar si conferma una bellissima solista lirica di linea e molto curata in tutti i passaggi nel ruolo non facilissimo dello Spirito del Natale; mi ha poco convinto Yuki Seki come Spirito della Morte: tecnica poco salda e interpretazione sopra le righe. Bene tutti i solisti, in particolare Filippo Jorio e Yujin Muraishi nel Valzer dei Fiori e la coppia Ursa Vidmar e Luka Ziher, protagoonisti di una sensualissima danza araba.

Il Maestro Aleksandar Spasic conduce l'ottima Orchestra del Teatro Nazionale con attenzione per i danzatori, ma talvolta con troppa forza e archi troppo stridenti.


Un dato comune a tutti e tre gli spettacoli è che i teatri erano tutti e tre sold out: meditate programmatori e direttori artistici, meditate...

lunedì 12 dicembre 2016

SOUPER 9 dicembre 2016

Locandina dello spettacolo

Non seguo molto la prosa. Anni di frequentazione mi hanno portato ad evitare molti classici, interpretati da attori tromboni e affettati, lontani dal quotidiano ma non abbastanza da trasportarmi in un'altra dimensione o nel sogno. Per cui, nonostante la validità, la grandezza, talvolta anche l'attualità, rifuggo da tutti i grandi classici. Nonché molti dei contemporanei, perché non trovo sufficientemente vedere amplificata su un palcoscenico la vita di tutti i giorni.
Poi, però, mi imbatto in testi sconosciuti, in regie intelligenti, in attori veri e rimpiango di aver perso chissà quante altre belle serate...

Come questa.

Questo Souper di Ferenc Molnar, che tutti conosciamo per I ragazzi della via Pàl che siamo stati costretti a subire/affrontare a scuola, è una produzione che assesta un bel cazzotto alla bocca dello stomaco.
La regia di Fausto Paravidino è millimetrica, tagliente come il testo, incalzante come le devastanti notizie che riceviamo sul nostro presente, sui nostri politici. Non lascia un attimo di respiro se non per tenerci con il fiato sospeso in attesa della reazione dei suoi attori: che sia l'ennesima risata sopra le righe o una zuffa o un bicchiere pieno di vino svuotato addosso a qualcuno.
Dirò l'ennesima banalità, e chissà quanti altri recensori l'avranno scritto, ma è impressionante come il testo sia attuale e come Paravidino fa di tutto per mostrarlo tale, umiliandoci, e costringendoci a riflettere. Chi è ancora in grado di farlo

Certo che è aiutato da una compagnia eccellente.

Lode e gloria a Franco Però per aver voluto restituire alla città, alla regione ed alla nazione una Compagnia di prosa stabile, degna di questo nome, dopo anni di produzioni messe assieme solo per qualche mese, volte soltanto a soddisfare l'ego dell'ex padre padrone. La compagnia dicevo, formata come una volta con l'attor giovine, il capocomico, la soubrette, la primadonna...è fantastica! Il risultato è stupefacente ed è un risultato di gruppo.

Una menzione speciale la merita Riccardo Maranzana per la trasformazione da modesto, a spavaldo, da vittima a rinsavito cui ci fa assistere nel corso dei 60 minuti circa passati assieme. ma bravi tutti, veramente. Da chi deve "soltanto" apparire claudicante (Federica De Benedittis), a chi alza continuamente un bicchiere da riempire (Ester Galazzi), da chi sembra solo una bellezza senza cervello ma è tutt'altro (Lara Komar), a chi è e ci rende nevrotici (Adriano Braidotti), da chi è uno sbruffoncello che si pente (Filippo Borghi) al protagonista/vittima di tutto (Andrea Germani), da chi se ne lava le mani subito (Francesco Migliaccio) alla perfetta maschera teatrale (Maria Grazia Plos).
Bravi tutti. Di cuore.

Bello l'impianto scenico di Laura Benzi, curati e adeguati i costumi di Sandra Cardini, entrambi ben illuminati dalle luci di Alessandro Macorigh. Non so di chi sia stata l'idea di calcare il make-up ma è un risultato stupefacente.

Alla prossima occasione, non perdetelo!

LA TRAVIATA 11 dicembre 2016

Locandina dello spettacolo

Ancora una Traviata ma è sempre un piacere per me, da appassionato Verdiano, assistere a questa opera, pregna di romanticismo.
Una bella Traviata per fortuna, anche se con qualche pecca.

Innanzitutto, resto sempre affascinato dalla bellezza di questo teatrino - nel senso di dimensioni, non di qualità - che mi fa pensare a come doveva essere la vita a corte, quando gli spettacoli erano eseguiti anche solo per poche persone. Rende tutto molto più intimo, più partecipato.
Inoltre, la qualità generale delle produzioni è decisamente buono, per cui lunga vita allo Slovensko Narodno Gledalisce!

Venendo a questo allestimento del 2003 dell'opera del Cigno di Busseto, l'ho trovato molto bello nella concezione generale, con un impianto scenico fisso ma di grande eleganza e versatilità. Il fondo della scena è suddiviso in tanti "portoni" che aprendosi scoprono fondali di vario tipo, ombre cinesi, un ritratto abbozzato di una donna nuda: come spesso accade, è più forte il potere della suggestione di quello della dettagliata descrizione. Per cui la prima lode va allo scenografo Rudolf Rischer. La seconda alla costumista Bettina Richter che ricostruisce un novecento sobrio ma fantasioso, a parte qualche scivolata nella divisa delle cameriere con una gonna troppo corta per l'epoca... Le luci di Edi Martincic sono suggestive e curate. Meno interessante la coreografia di Ivo Kosi, danzata da Yuki Seki e BarbaraPotokar, che poteva usare meno salti visto il palco "rumoroso".
La spina nel fianco è la regia di Lutz Hochstraate che segue con affetto e dedizione i protagonisti ma abbandona a sé stesso il coro, disposto nell'orribile e temuto semicerchio per tutta l'opera, a parte il piacevole numero pensato per le "zingarelle".

Venendo alla parte musicale la Violetta Valery di Urska Alic-Gololicic inizia in sordina e con toni da operetta ma, strada facendo, recupera benissimo fino ad un vibrante e intenso terzo atto, dimostrando buona tecnica, ottimo volume ma anche la capacità di smorzarlo e bei colori. Poco convincente la Flora di Galja Gorceva e STUPENDA la Annina di Dunja Spruk. Mi ci soffermo un attimo perchè, in qualunque recensione è solo uno dei tanti comprimari, ma non ho mai visto una cantante così presente e partecipativa alla vicenda (credo che alla fine si sia anche asciugata una lacrima durante i ringraziamenti...), così vera, non stucchevole e sincera: veramente grazie, Signora Spruk. E giuro, non la conosco!

Il comparto maschile ha dispiegato un ottimo, toccante e potente Giorgio Germont interpretato da Marko Kobal e un poco soddisfacente, sia vocalmente che interpretativamente, Edvard Strah, nei panni di Alfredo, al pari dell'incomprensibile Gastone di Matej Vovk. Molto piacevole il Duphol di Anton Habjan e nella norma gli altri comprimari.

Il Coro dell'Opera di Lubiana, ben diretto da Zeljka Uicnik Remic, si difende egregiamente e riempe la piccola sala di suono, mentre l'Orchestra suona un bellissimo Preludio e tutta l'opera, grazie anche alla mano esperta e sensibile del Maestro Jaroslav Kyzlink.

Teatro pieno, serata piacevole, molto.

giovedì 8 dicembre 2016

ROCKY HORROR SHOW 6 dicembre 2016

Locandina dello Spettacolo

Osantinumi!
Ormai mi spavento facilmente con gli inizi degli spettacoli. Anche stavolta ho temuto per il peggio, invece era una bellissima e strepitosa versione del Rocky Horror Show, quella che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ci sta offrendo in questi giorni!

Il muso del furgoncino di Brad e Janet, che sta per subire un'avaria in una notte buia e tempestosa, era sempre lui ma ero spaventato da una specie di torretta che temevo avrebbe simulato per tutto lo spettacolo la tetra magione di Frank N Furter. E niente di più bello che potersi ricredere!

Lo spettacolo è estremamente piacevole, fila via che è una meraviglia, grazie alla regia puntuale e fantasiosa di Christopher Luscombe, con una compagnia di interpreti uno più bravo dell'altro! Ed è un piacere ed un dovere citarli tutti: Paul Cattelmore Dr Scott, Georgia May Foote Janet, Richard Meek Brad Majors, Liam Tamne Frank N Furter, Philip Franks Narratore, Kristian Lavercombe Riff Raff, Kay Murphy Magenta, Sophie Linder Lee Columbia e Dominic Andersen Rocky


Scene (Hugh Durrant), luci (Nick Richings), sgarra una nota, né un attacco; il sound design (Gareth Owen) è uno dei migliori che io abbia sentito nella mia vita. Insomma tutti non fanno altro che tenere alto il successo creato da Richard O'Brien, arrangiato in questa occasione da Richard Hartley.
coreografie (Nathan M Wright) e costumi (Sue Blane) sono favolosi; la band live diretta da Tony Castro non

Recensione breve, anche perché non c'è nulla da criticare: è uno spettacolo assolutamente perfetto!

ANDATE, ANDATE, ANDATE!

giovedì 1 dicembre 2016

RIGOLETTO 29 novembre 2016

Locandina dello spettacolo

Bello, bello, bello questo “Rigoletto” che la Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste ci regala come apertura della Stagione Lirica e di Balletto 2016/2017.
Sono un Verdiano ma come opera non mi ha mai fatto un gran simpatia: troppi calzoni a sbuffo, gobbe posticce e un ambientazione storica che da sempre mi deprime...invece questa edizione rimodernata e spostata avanti nel tempo, mi ha catturato, coinvolto e fatto ricredere anche scenicamente. Dopo un inizio che mi era parso fuori luogo vedendo uscire in proscenio due bambinetti che poi ho capito essere i figli del Duca di Mantova, la regia di Jean-Louis Grinda - qui a Trieste ripresa da Vanessa d'Ayral de Sérignac - mi ha irrimediabilmente catturato.

Grinda ha costruito uno spettacolo moderno e intelligente, tinteggiato di fosco come il libretto di Francesco Maria Piave richiede, sottolineato dal bellissimo, imponente, plumbeo impianto scenografico ad opera di Rudy Sabounghi, autore anche dei costumi ugualmente adeguati e suggestivi (inclusi quelli per la poco seducente, invero fortemente comica, scena dell'orgia). Splendide le luci di Laurent Castaingt che sottolineavano e aderivano perfettamente al dipanarsi della vicenda. In particolare ho trovato il II atto di grande potenza visiva e narrativa: bravi tutti, veramente!
Per la prima volta ho fatto caso a quante "frasi" tratte da quest'opera ("cortigiani vil razza dannata" "vendetta, tremenda vendetta" "la donna è mobile") sono diventate modi di dire per noi italiani, chiaro segno di quando un frutto della creatività umana entra direttamente nel mito, attraverso un vasto consenso popolare.

Venendo alla parte musicale, sono felice di poter scrivere del secondo cast, visto che il primo ha sempre una maggiore copertura mediatica, anche perché ho sentito cantare un Rigoletto strepitoso: Stefano Meo ha tutte le carte in regola sia vocalmente che scenicamente e costruisce un personaggio che regala brividi! Ugualmente vibrante al suo fianco la Gilda di Lina Johnson che inizia delicata e diafana con voce angelica per poi passare al dramma puro e scabroso del terzo atto. Meno convincente mi è parso Davide Giusti nei panni del Duca di Mantova: aitante e simpatico ma con una voce che mi risultava ingolata e costretta. Vibrante lo Sparafucile di Giorgio Giuseppini e strepitosa la Maddalena di Antonella Colaianni. Vocalmente instabile la Giovanna di Sharon Pierfederici, bene il Monterone di Franco Lufi e il Conte di Ceprano di Giuliano Pelizon; incomprensibile il Marullo di Fumiyuki Kato e adeguati gli altri comprimari.

Vento nuovo e pieno di energia nel settore maschile del Coro del Teatro Verdi: sarà grazie alla nuova Direttrice Francesca Tosi, ma sembravano nuovamente una massa imponente e con voci giovani e forti...bene!
Lo stesso dicasi per l'Orchestra triestina che suona il "suo" Verdi sempre con tenacia e convinzione, guidata dalla bacchetta esperta e sicura del veterano Fabrizio Maria Carminati, al quale vorrei soltanto rimproverare di aver tenuto i volumi un po' troppo alti non avendo davanti agli occhi dei cantanti particolarmente potenti.
Nel complesso come dicevo, uno spettacolo bello, ben amalgamato, dal forte impatto visivo e molto scorrevole. Il folto pubblico sa sottolineato la propria approvazione, applaudendo copiosamente tutti gli interpreti. Un paio di fischi hanno salutato l'ingresso in scena del tenore, segno di un ritorno di competenza del pubblico triestino che invece, per anni, ha applaudito chiunque senza distinzione di merito? Speriamo!

domenica 20 novembre 2016

BOLERO 19 novembre 2016

Locandina dello spettacolo

Masa Kolar conferma di essere una coreografa molto, molto interessante.
Dopo averla scoperta a Rijeka nel suo Triad ero molto curioso di vedere questa sua nuova fatica per la compagnia nazionale del balletto di Zagabria e...sono stato premiato.

Masa ha scelto di portare in scena il celeberrimo Bolero di Maurice Ravel e lo ha fatto partendo ragionando su come ogni individuo sia una parte, una componente del ritmo comune con cui viviamo, ci muoviamo, amiamo e così via. Riesce a farlo utilizzando un suo personale e fantasioso linguaggio coreografico, rotondo e fluido ma anche forte e fatto di molti grand plié à la seconde e di piccole sequenze di grande musicalità.

E' stata coraggiosa perché, dopo la versione di Maurice Bejart che è scolpita nella memoria visiva di noi ballettofili, è sempre un rischio avventurarsi su questa musica ma ha fatto bene perché ci consegna una lettura completamente diversa, intrigante e suggestiva. Così come Viseslav Labos fa per la parte musicale, elaborando e campionando passaggi del Bolero, allungandolo senza snaturarlo o danneggiarlo, restituendolo alla contemporaneità con stile e sapienza.
Nella sua semplicità è molto suggestiva anche la scenografia, composta com'è da fili supportanti delle piccole sfere dorate che dalla graticcia scendono a lambire il palco, riflettendo le luci di scena e delimitando gli spazi che i danzatori creano spostando questa sorta di tende dorate. Minimali e adeguati anche i costumi, così come il bel disegno luci che sottolinea  questa riuscita creazione.

Gli audaci, versatili, appassionati e forti danzatori dell'ensemble croato, assecondano bene la coreografa arrivando a sembrare completamente integrati nel suo stile, come se non danzassero altri, invece che essere principalmente dei danzatori classici.
Perdonerete l'orgoglio nazional-popolare, ma non posso fare a meno di citare un mio ex allievo ora solista della compagnia Andrea Schifano, fluido e potente com'era fin da bambino; Duilio Ingraffia, a lungo nelle fila del Balletto di Milano, ed ora interprete di spicco di questa serata, nonostante sia un semplice membro del copro di ballo; Guilherme Gameiro Alves che spicca per presenza e carattere; Atina Tanovic, dalle lunghe linee e con una bella qualità di movimento.

Detesto dover scrivere recensioni negative, per cui mi limiterò a ricordare che la serata era aperta da un'altra coreografia di una inutilità scioccante, retta dalla bravura dei danzatori che avevano tutta l'aria di non sapere cosa fare, se non improvvisare passi e sequenze a caso, senza che questo creasse alcuna reazione negli spettatori, ad eccezione della noia.

La sala del bellissimo Teatro Nazionale Croato era strapiena e il pubblico ha saputo perfettamente riconoscere la qualità del secondo brano, rispetto al primo, al punto da poterlo misurare con il famoso applausometro...

venerdì 18 novembre 2016

CABARET 17 novembre 2016

Locandina dello spettacolo

È stata una serata emozionante sotto diversi punti di vista.
Emozionanti gli straordinari protagonisti dello spettacolo ed emozionante anche per il messaggio sotteso che è quanto di più attuale, anche dalle nostre parti.

Sentiamo parlare di Cabaret e subito pensiamo di trovarci di fronte ad una copia  più o meno fedele della Sally Bowles immortalata dall'arte di Liza Minnelli; attendiamo di respirare l'aria fumosa e decadente della Berlino anni '20; ci aspettiamo uno spettacolo fatto di bellissime canzoni e divertimento e invece usciamo dalla sala con lo stomaco contratto. Tutto ciò succede grazie ad un semplice, futile musical che ha debuttato ieri sera nella grande Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di Trieste. Con il plusvalore di tutta la classe e la bravura di Giampiero Ingrassia e di Giulia Ottonello. Sublimi, veramente!

La storia racconta della faticosa vita di due giovani nella Berlino degli anni '30, prossima a sostenere il nazismo, una città indolente più brava nel lamentarsi che nel prendere una posizione: Sally e Cliff si innamorano improbabilmente, con il cuore e la testa pieni di sogni, di idee, di speranza ma poco altro di concreto. Sally resterà incinta e deciderà di abortire, senza condividere la decisione con Cliff che non vedrà altra soluzione che abbandonarla all'ecatombe in arrivo...
Questo storico spettacolo del 1966, ispirato ai Racconti Berlinesi di Christopher Isherwood e alla commedia I'm a Camera di John Van Druten, ha debuttato a Broadway con libretto di Joe Masteroff, musiche di John Kander e liriche di Fred Ebb, ottenendo immediatamente un enorme successo. La Compagnia della Rancia lo rimette in scena per la terza volta con la regia di Saverio Marconi e i testi tradotti da Michele Renzullo in una versione tanto scabra quanto toccante. Il semplice ma efficace impianto scenico di Gabriele Moreschi, svela tutti i dietro le quinte, portando lo spettatore a sentirsi attore e motore della vicenda; i costumi di Carla Accoramboni ci trascinano perfettamente nell'epoca, mentre le splendide luci di Valerio Tiberi sottolineano il tutto "alla vecchia", senza bisogno di decine di teste mobili...
Raffinata la direzione musicale di Riccardo Di Paola, supervisionato da Marco Iacomelli, che arrangiano le canzoni e armonizzano canto e controcanto sontuosamente. Ironiche e fantasiose le coreografie di Gillian Bruce, con un cenno particolare al numero con le corde.


Tornando al cast Giampiero Ingrassia sfodera grande maestria nel canto e nell'interpretazione istrionica del ruolo del Maestro di Cerimonia; Giulia Ottonello è una portentosa, civettuola, accattivante e commovente Sally Bowles che ci porta fino all'apice con la canzone che da il titolo al musical, chiudendola con una sorta di scena della pazzia degna del balletto Giselle; Alessandro Di Giulio è stato un Cliff leggermente opaco; bravi e toccanti Altea Russo e Michele Renzullo; strepitosa Valentina Gullace nel ruolo di una prostituta ninfomane e bravissimi anche Andrea Verzicco, Ilaria Suss, Nadia Scherani, Marta Belloni, Marco Rigamonti e Matteo Tugnoli che meritano di essere citati al pari dei protagonisti principali.

Sala piena solo a metà, pubblico plaudente: si replica fino a domenica 20 novembre

giovedì 3 novembre 2016

ROMEO E GIULIETTA 2 novembre 2016

Locandina dello spettacolo

Fantastico. E fantastici!
La compagnia della SNG di Lubiana cresce e migliora ad ogni spettacolo: ne sono felicissimo!

Ero titubante per questa nuova produzione, perché Youri Vamos non è uno dei miei coreografi preferiti ma mi sono dovuto ricredere completamente! E' riuscito nell'intento di creare una SUA versione di questo grande classico sulla meravigliosa musica di Serghej Prokofiev, senza poter essere riconducibile ad altre versioni, con un linguaggio coreografico personalissimo e con una drammaturgia curatissima e molto interessante. E' un lavoro che ha già 17 anni, ma Sanja Neskovic Persin ha fatto benissimo ad includerlo nel repertorio della compagnia che dirige, perché è perfetto per i suoi danzatori, sempre in bilico tra classico e contemporaneo, generosi e di grande personalità.

In più godere della musica di Prokofiev suonata dall'Orchestra della SNG - seppur con qualche imprecisione e, causa la piccola fossa d'orchestra alcune percussioni erano dislocate nei due palchi di proscenio, con poca coesione di suono - guidata dalla bacchetta sapiente di Marko Gaspersic, ha reso il tutto ancora più emozionante!

Vamos sposta la vicenda degli innamorati di Verona in una qualunque cittadina del sud Italia, dominata da un boss invisibile che appare sempre e solo a bordo di un auto, a ricordare chi è che comanda. E' lui che, seguendo il plot Shakespeariano, riporta la pace come il Principe di Verona fa nella versione originale, costringendo le due famiglie mafiose a sottostare al suo volere. L'aspetto più interessante è che di questo boss si vede solo un braccio che esce dal finestrino del posto di guida, ma è più che sufficiente per incutere rispetto e a far capire le sue volontà. Il resto della storia è inutile raccontarlo perché combacia perfettamente con la conosciutissima vicenda, a parte la morte di Mercuzio per un colpo di pistola e Giulietta che si taglia le vene, invece di trafiggersi l'addome. Il merito principale di Youri Vamos è sicuramente quello di aver spostato i personaggi dal mito, per portarli in mezzo a noi, facendoci vivere il dramma d'amore come se fosse accaduto ad uno di noi: veramente toccante.

Di gran figura la semplice scenografia di Michael Scott che firma anche i costumi, assolutamente adeguati. Belle le luci di Klaus Garditz e Jasmin Sehic. Chapeau alla qualità e all'assieme della compagnia, credo dovuto alla cura di Claudia Sovre, oltre che allo stuolo di assistenti alla coreografia.

Venendo agli interpreti, la performance di Petar Dorcevski nel ruolo di Romeo è stata al contempo magistrale e toccante. La maturità artistica che sta raggiungendo, unita ad un saldo bagaglio tecnico, ne ha fatto un interprete profondo, coinvolgente e commovente: grazie Petar!
Meno matura ma carica di tutto l'entusiasmo e l'ardore di una quindicenne, la Giulietta di Giorgia Valiati necessita ancora di curare il lavoro dei piedi, per poter essere una prima ballerina a tutti gli effetti e controllare la mimica a volte troppo marcata. Ma è stata una Giulietta fresca e vibrante come poche altre ho visto!
Divertente e commovente anche il Mercuzio di Richel Wieles, così come giustamente beffardo e spietato anche il Tebaldo di Yuki Seki, accompagnato dagli aitanti Kenta Yamamoto e Luca Ziher. Molto bene anche Owen Lane, un Benvolio che riesce a farsi notare anche nel piccolo assolo sotto finale. Splendidi Regina Krizaj e Tomaz Horvat come coppia Capuleti e pieni di verve i quattro ragazzacci tra cui si "nascondevano" due ballerine della compagnia usuali a primi ruoli...

Platea non pienissima ma pubblico felice e festante: ci sono ancora moltissime recite 3/5/6/15/17/18 novembre e il 4 dicembre! Fate una gita nella sempre bella Lubiana e chiudete la giornata con questo bellissimo spettacolo! Aspetto i vostri pareri...





lunedì 31 ottobre 2016

DOGMA& SAH-MAT 25 ottobre 2016

Locandina dello spettacolo

La bellissima sala del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume era un po' troppo vuota per i miei gusti...che peccato perché questa piccola compagine di danzatori si è data con tutta l'anima per il pubblico della propria città che, invece, non è stato molto riconoscente...

E' proprio vero che oramai si stanano le persone da casa solo se vengono programmati i soliti quattro titoloni o qualche coreografo alla moda o qualche superstar ospite. Ed è un peccato perché, anche se nessuno dei due pezzi era un capolavoro, la serata è filata piacevolmente e il livello era di tutto rispetto.

La prima coreografia in programma di questo dittico offerto dalla Compagnia del Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc era anche il debutto del nuovo direttore del corpo di ballo fiumano, Balazs Baranyai. A parte l'inutile video fondale che poco apportava a un brano astratto e che, se non strettamente correlato alla narrazione, inizia a stufarmi, Dogma mostrava una sua coerenza stilistica, anche se non brillava per inventiva coreografica. Mi ha riportato indietro nel tempo, al periodo punk, dove ci si vestiva di nero, la maglietta strappata, le calze rotte e i tempi di azione rallentati dagli abusi di varie sostanze: ecco, l'impressione generale è un po' questa. Anche per quanto riguarda il movimento è mancata la dinamica, un'accelerazione, un momento culminante di una coreografia di buon mestiere ma poco coinvolgente. Spiccavano per tecnica e magnetismo Svebor Zguric, Daniele Romeo e Ali Tabbouch ad agire sulle bellissime partiture di Arvo Part con Tabula Rasa e Joby Talbot con il quartetto per archi n° 2.


Il secondo brano in programma era molto più pretenzioso, meno chiaro ma sicuramente più strutturato. Finché non ho letto le note sulla pagina web del Teatro, non avevo capito che Sah-Mat si ispirava alla Novella degli Scacchi di Stefan Zweig. Avevo percepito che c'entrava il nazismo, che il protagonista veniva rinchiuso in una camera spoglia, che rubava un libricino ma, nonostante avessi letto il racconto originale e La Variante di Luneburg di Paolo Maurensig, non ero riuscito a riconoscere granché del racconto originario. Certo Raza Hammadi, coreografo di questo secondo brano, non ha scelto una storia delle più semplici, ma è sicuramente riuscito nel difficile compito di ricreare atmosfere, suggestioni e tensioni, aiutato da tre bellissimi Quartetti per Archi di Dmitri Shostakovic. Interessante la suddivisione scenica e le luci ad opera di Nasser Hammadi.


Ho trovato molto interessante la prestazione di Ali Tabbouch nel ruolo protagonistico: bel senso del movimento, specialmente nei momenti in cui interagisce con il tavolo; bene anche Marta Kanazir nel ruolo romantico di Irena; ieratico e inquietante il trio dei soldati composto da Andrei Koteles, Daniele Romeo e Balint Rauscher.

Bene anche il corpo di ballo in entrambe le parti di questo dittico: una compagnia piccola e giovane ma affiatata e grintosa: da rivedere!


sabato 1 ottobre 2016

TRIAD 24 settembre 2016

Locandina dello spettacolo

Dietro questo progetto c'è un pensiero profondo che ha mosso Masa Kolar per convincerla a metterlo in scena, ma io non sono riuscito a coglierlo rapito com'ero dalla sua bravura, dalla fluidità e dallo splendido connubio creato con Tayuka Sumitono, l'altro danzatore in scena. Così belli da rubarmi qualche lacrima.

Trijada parte da Ecate, Demetra e Persefone per parlare di una madre, una donna, una figlia, ma anche del collegamento femminile alla Luna, misteriosa presenza delle nostre notti. La mia percezione mi ha fatto pensare ad uno strano passaggio, ad una formazione fatta di forza e mistero, visto che il make up iniziale di Masa diventa poi quello finale di Tayuka. In ogni caso l'eterno dubbio del "ho capito o no cosa voleva dire?" può essere tranquillamente superato dalla bellezza della danza.

Sul vuoto palcoscenico della HNK di Susak sono state sistemate tre tribune per le sedute degli spettatori che avvolgono la scena, eliminando la classica visione frontale: i due danzatori agiscono su una unica striscia di linoleum da danza che li aiuta nella sezione in cui hanno lavorato maggiormente su una danza scivolata, finalmente libera dalla forza di gravità. I due esplorano tutte le direzioni possibili: in alto, a terra, in coppia o da soli, addirittura sotto il sopracitato linoleum, ma senza mai perdere la loro meravigliosa qualità e un affiatamento prezioso e a dir poco raro. Volano, respirano, giacciono, corrono come se fossero uno e, se vi è già capitato di vedere qualcosa di simile, ciò costituisce già da solo un'emozione. Le tre sezioni in cui è suddiivisa questa piece sono preannunciate dall'intervento del make up artist Dino Baksa, a suo tempo danzatore classico in Germania e in patria, che con giusta e attenta teatralità, trasforma i due personaggi nel percorso di compenetrazione di uno nell'altro.
Il tappeto musicale è composto da brani di Nils Frahm e dai brani improvvisati da una bella e giovane pianista, Josipa Kukor a piedi nudi, che supportavano i momenti di cambio scena e trucco.
Informandomi su Masa Kolar ho scoperto la sua prestigiosa carriera in numerose compagnie internazionali, anche lei obbligata a lasciare il proprio paese per sviluppare una personalità artistica autonoma. Ma, per fortuna dei Croati, è tornata e si è stabilita a Zagabria, dove insegna presso il Centro Croato per la Danza, spargendo il seme di quanto appreso e formando, ne sono sicuro, danzatori interessanti, motivati e intelligenti.
Scena e libretto di Jasmina Holbus, eleganti e minimali costumi di Petra Dancevic, luci di Nuno Salsinha, fotografie di scena di Jelena Jankovic, drammaturgia di Tena Bosnjakovic, suono di Tomica Kralijc e supporto tecnico di Dusko Richtermoc.
Platea piena, tre chiamate alla ribalta per tutta la compagnia e un sentito grazie al Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc per aver organizzato questo meraviglioso appuntamento!

Trailer dello spettacolo

sabato 17 settembre 2016

UP&DOWN 13 settembre 2016

Locandina dello spettacolo

Il Direttore Artistico del Festival di Lubiana non poteva scegliere spettacolo migliore per accomiatarsi dal suo pubblico e chiudere la 64esima edizione!
L'Eifman Ballet di San Pietroburgo non delude mai: se anche non vi dovessero piacere le coreografie o il modo di raccontare storie di questo grande artista, potreste deliziarvi a vedere anche solo i suoi meravigliosi danzatori all'opera.

E' un titolo semplicistico questo Up & Down che il coreografo dedica ad un romanzo che ho adorato da giovanetto: Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald. Lo avrei preferito riportato come tale, perché ci ho messo un po' a capire cosa volesse dirci con questo spettacolo e che nesso ci fosse tra i due mondi paralleli che vedevo in scena (non leggo mai i programmi di sala prima di vedere gli spettacoli, curioso di capire quanto leggibili siano le intenzioni dei coreografi). Boris Eifman racconta la sua visione del romanzo, alternando momenti concreti ad altri fortemente onirici, che corrispondono ai due "ambienti" che ritroviamo rappresentati: una clinica psichiatrica e i sogni visionari dei protagonisti dello spettacolo. Per raccontare tutto ciò il coreografo crea un collage con brani di Schubert, Gershwin e Alban Berg che sembrano fusi assieme e frutto di uno stesso compositore tanto bene si abbinano, nonostante l'epoca e lo stile diversissimo.
Salta all'occhio, per chi ha già visto altre produzioni di questo artista, lo sviluppo, la credibilità e il sostegno economico di cui gode ora questo ensemble: lo strepitoso allestimento scenografico di Zinovi Margolin, i meravigliosi costumi di Olga Shajsmelashvili e le sensazionali luci di Gleb Flishtinski e di Eifman stesso, denotano una ricchezza, una cura e una maestosità ben lontane dai ristretti mezzi dei primi spettacoli di successo, come Anna Karenina o Red Giselle!

Eifman è uno straordinario narratore,con un debole per le storie drammatiche e per l'introspezione psicologica: i suoi personaggi vibrano, toccano, emozionano, arrivano dritti ai sensi dello spettatore e per questo non possiamo che ringraziarlo. La compagnia che ha costruito in questi anni è di bellezza, bravura e presenza scenica veramente eccellente.
La vicenda racconta di come un brillante psichiatra si innamora della paziente che cerca di salvare, la sposa e, per colpa della brama di successo e denaro, finisce a sua volta tra i pazienti che prima curava. Lo spettacolo è veramente interessante e, a raccontarcelo, troviamo le linee infinite di Sergej Volobujev nel ruolo
protagonistico di Dick Diver, dal viso aguzzo, la mimica efficace ed una straordinaria potenza ed eleganza di movimento; la Nicole Warren di Marija Abasova è tutta corpo, bellezza, pure linee classiche e splendida presenza scenica; suo padreè Oleg Markov, anche lui lungo, misterioso e sospettabile fin dall'inizio; completano il cast dei protagonisti Lilija Liscuk e Igor Subbotin, assolutamente all'altezza del terzetto principale. Ma, come già scrivevo, tutti i danzatori sono ammirevoli ed ineguagliabili per presenza, forza e dedita passione.

La sala massima dello Cankarjev Dom era gremita in ogni ordine e posto e il pubblico presente ha tributato alla compagnia il meritato successo: arrivederci alla 65esima edizione del Festival che sarà sicuramente ancora più bello e più ricco!

domenica 11 settembre 2016

LE CORSAIRE 7 settembre 2016

Locandina dello spettacolo

Resto sempre affascinato dal fatto che uno Stato così piccolo, come la Slovenia con una popolazione di poco più di due milioni di persone, possieda due ottime compagnie stabili di danza...considerando che su sessanta milioni di italiani le compagnie stabili sono 6! Sarà sicuramente un retaggio dell'ex cortina di ferro che almeno in campo culturale ha lasciato un patrimonio inestimabile.
Ho qualche difficoltà quindi a scrivere di questo Le Corsaire perché è un'operazione non del tutto riuscita.

Il Corsaire è uno dei titoli più impegnativi anche per la grandi compagnie, perché prevede un dispiego di solisti e primi ballerini che devono essere dei puristi della danza classica. La SNG di Maribor invece ha un repertorio molto misto, influenzato dalle bellissime coreografie di taglio decisamente contemporaneo del suo direttore Edward Clug. Inoltre, è un balletto dove, specialmente nel primo atto, la musica riesce raramente a decollare e ad andare oltre la lunghezza di una variazione o di un passo a due: il pubblico è costretto ad applaudire continuamente e si nota solo la tecnica visto che la narrazione è piuttosto scarna e di immediata comprensione. Infine, se sulle locandine, nei programmi di sala e sul sito trovo scritto "coreografia di Aivars Leimanis" mi aspetto che sia una nuova rilettura, possibilmente radicale del classico che siamo abituati a vedere e non solo una manipolazione di alcune scene e qualche assolo, sfruttando per il resto la grandezza di Marius Petipa. Per non parlare dell'introduzione di una variazione tratta da La Bayadere che continuo ancora a domandarmi cosa c'entrasse...sembrava di essere tornati nell'800 quando ogni artista inseriva i propri pezzi di bravura in qualunque opera o balletto..

Detto ciò il lavoro fatto dai maestri ripetitori specialmente sul corpo di ballo femminile era stupefacente, avendo amalgamato fisicità e stili all'origine diversi, creando un assieme di altissima qualità. Meno precisa la compagine maschile (ma è un problema diffuso) che invece si distingue in una brillante danza di carattere con le spade.
Scene e costumi sono di qualità e livello e li dobbiamo a Luca Dall'Alpi e Juan Guillermo Nova, così come il disegno luci di Elvis Butkovic.
L'Orchestra della SNG suona senza particolare amore una partitura piuttosto pacchiana ad opera di Adolphe Adam che il direttore Simon Robinson non abbellisce un granché, oltretutto anche poco attento alle necessità dei danzatori.

La Medora di Tetiana Svetlicna è soddisfacente così come il Conrad di Anton Bogov; eccellenti la Gulnare di Asami Nakashima e lo Schiavo di Yuya Omaki; Sergiu Moga inizia ad essere un po' appesantito nei salti e le tre Odalische di Galina Cajka, Tijuana Krizman Hudernik e Hristina Stojceva, come un po' tutti i solisti, mostrano qualche incertezza.

Il problema principale è che si percepisce lo sforzo della compagnia ad affrontare un titolo così impegnativo, a sostenere la tecnica necessaria e a cercare di non farlo vedere al pubblico: spero che nelle prossime recite il rodaggio aiuti ad ottenere un auspicato e meritato successo.

Il pubblico riempiva a metà la gigantesca sala dello Cankarjev Dom che il Festival di Lubiana ha "invaso" così come molti altri spazi teatrali cittadini, creando anche quest'anno un evento fantasmagorico e di ottimo livello che in Italia raramente vediamo