Non so quante versioni di Romeo e Giulietta ho visto nella mia vita ma credo di aver abbondantemente superato la trentina. In questa ridda di immagini che riaffiorano collegate alla meravigliosa partitura di Sergej Prokofjev, trovare spazio per una nuova è complicato ma non se mi convince e mi commuove come questa versione che la compagnia del Teatro Nazionale Croato di Fiume ha portato in scena a Lubiana in occasione del secondo festival Notti di Danza.
Di Jiří Bubeníček ho già visto diverse creazioni e ho molto apprezzato lo splendido Zivago che aveva creato per la SNG di Lubiana qualche anno fa, amando in particolare il suo modo di narrare in danza. Ora, mi ha decisamente conquistato in una prova così difficile, dove ogni singola nota della partitura è intrisa di passi ed espressioni che rimandano a tanti coreografi e tanti danzatori. Il rischio con Romeo e Giulietta di Prokofjev, già così fortemente narrativa nelle note, è di sovraccaricare di passi, rendendo inutilmente didascalico il gesto. Ma a Bubeníček riesce facile togliere per far vibrare i suoi danzatori di verità, pathos e bellezza. Così il racconto scorre fluido e accattivante in ogni singolo gesto a evidenziare un epoca storica in cui, per quattro giorni di amore, dovevano scorrere fiumi di sangue, violenza e dolore: "non ce ne sono due che abbiamo goduto la loro felicità peggio di Giulietta e del suo Romeo con lei". Poveri ragazzi, che tenerezza infinita riesce a rinnovare costantemente questa storia che si racconta dal 1596...
Bene ha fatto Masa Kolar, direttrice della compagnia fiumana, a commissionare questo lavoro che porta senza ombra di dubbio una nuova e importante versione coreografica della storia degli innamorati di Verona, caratterizzata da una narrazione comprensibile anche ai profani, coeva dei giorni nostri e molto più vicina al romanzo di Shakespeare di altre versioni cui siamo più avvezzi aggiungendo contenuto e importanza, per esempio, alle figure di Fra' Lorenzo e Paride.
Il linguaggio coreografico è assolutamente personale, e resta sempre godibile e spendibile nel dramma come nel giocoso, fatto di molti gesti e movimenti, di prese e slanci, di cadute e salti, giri e acrobazie ginniche, frutto di una straordinaria carriera come danzatore e come figlio di artisti circensi. Suggestive ma non indispensabili le proiezioni, mentre è stato molto interessante l'utilizzo dello spazio oltre il palcoscenico per ampliare lo spazio d'azione e coinvolgere gli spettatori prima e durante i due atti. Molto interessanti gli elementi scenografici creati da Aleksandra Ana Buković che, a loro volta, suggeriscono senza essere didascalici, rappresentati anche con la corrosione, l'amalgama dei materiali che il tempo trascorso ha lasciato come patina. Non riesco ad avere una opinione precisa dei costumi disegnati da Nadina Bubeníček Cojocaru che sono interessanti da vedere ma non rendono un gran servizio alle proporzioni fisiche dei danzatori e alla loro qualità di movimento.
E che qualità! Questa compagnia ha raggiunto vertici notevoli, un po' come la SNG di Maribor che, pur non essendo le compagnia nazionali principali e non radicate nelle capitali dei rispettivi stati, hanno saputo investire nella connotazione e nell'alta qualità artistica delle proprie compagnie di danza. Qui siamo di fronte a danzatori strepitosi, capaci di comunicare i dettagli che solo la parola sa rendere, con corpi totalmente asserviti alle loro necessità e, molto probabilmente, umanamente ricchi di esperienza visto quella che riescono ad infondere ai propri personaggi. Maria Matarranz de las Heras è una Giulietta curiosa, determinata, molto più matura dei quattordici anni che Shakespeare le attribuisce; così come il Romeo di Michele Pastorini bello e atletico ma anche buono e maturo, capace di rabbia come di rimpianto, cui tutto sembra uscire dal cuore; o come il Mercuzio di Valentin Chou, scherzoso e brillante, adamantino nel movimento; ma devo citare anche la splendida Donna Capuleti, mossa da Marta Voinea Čavrak, o il Paride di Jody Bet, il Fra' Lorenzo di Janne Boere. Ma sono stati bravi tutti e li trovate nella locandina dello spettacolo immaginandoli ugualmente lodati nel mio pensiero.
Non ho molto gradito i vari intermezzi degli attori principalmente perché, non comprendendo il croato e non essendoci soprattitoli, li ho trovati estranianti, finanche fuorvianti, addirittura fastidiosi una volta spenti i due giovani. In cerca di peli nell'uovo, ho trovato il passo a due del balcone (strepitosa l'idea di vederne emergere uno spigolo dal palcoscenico, trasformandolo in un letto o in una rampa di lancio all'occorrenza) troppo veloce, frenetico e passionale considerando che si parla di due ragazzini alle prime armi con il sesso.
La gigantesca Gallusova Dvorana dello Cankarjev Dom era piena solo a metà ma gli applausi e le lodi urlate dal pubblico lo hanno fatto completamente dimenticare.
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