Locandina dello spettacolo
Difficile scrivere di questo spettacolo.
Innanzitutto vorrei ringraziare la direzione del Festival di Lubiana per aver programmato questa produzione di Turandot del Teatro Nazionale dell'Opera Cinese di Pechino che, altrimenti, chissà se avrei mai visto.
Detto ciò torno alle perplessità di cui sopra.
Dal punto di vista musicale è stata una bella, bellissima serata, ma la messa in scena è stata veramente scadente.
Una regia infantile, scollegata dal testo, priva di idee se non di pessimo gusto. Come l'ascensione al cielo di Liù: la poverina viene caricata dentro una specie di montacarichi per vivande con luce al neon; oppure la scenetta idilliaca della casa nello Honan con il suo laghetto blù per la quale un fondale retroilluminato svela qualche scenetta folkloristica con due donne ed un uomo, kitsch, inutile e orribilmente televisivo; o ancora le parti danzate di una inutilità e di una nonqualità inenarrabile.
Peccato.
Mi aspettavo di più dalla caparbietà e dalla capacità del popolo cinese di copiare i prodotti europei. E' vero che Turandot è a sua volta una scimmiottatura del loro mondo, della loro cultura, ma mi aspettavo un risultato, un frutto di questa introiezione, oppure una rivisitazione secondo il gusto autoctono. E invece una robetta, copiata male e senza gusto.
Peccato.
Musicalmente ho trovato l'Orchestra preparata e con un bel suono, che riusciva a riempire l'immensa Gallusova Dvorana dello Cankarjev Dom di Lubiana, piena in ognuno dei suoi 1400 posti. Anche la conduzione del Maestro Yu Feng è stata all'altezza della situazione, anche se talvolta un po' trattenuta e rallentata. E' riuscito bene anche nella gestione del palcoscenico in armonia con le voce, riuscendo a far arrivare tutti i mezzi fiati e gli smorzati, soprattutto quelli - bellissimi - di Liù.
Venendo ai cantanti il Calaf di Li Shuang è stato pienamente soddisfacente, all'altezza di tanti altri grandi nomi occidentali: raggiunge con facilità e buona tecnica il registro acuto con cui riesce a stravincere e a farsi amare dalla platea slovena; segue, in ordine di gradimento la Turandot di Wang Wei, potente comme il faut, scenicamente credibile, discreta pronuncia italiana; alterna la prestazione di Yao Hong come Liù: inizia bene con Signore, ascolta! ma convince meno nel Tu che di gel sei cinta...peccato perchè riesce a smorzare gli acuti con bellissima tecnica e lasciava sperare in meglio. Ottimi Ping, Pong e Pang, soprattutto il Ping di Geng Zhe, con bella e fluida voce baritonale.
Per nulla convincenti Timur e Altoum con voci insicure e fastidiosamente vibranti. Bene il Mandarin di Zhang Peng.
Scenografie con impianto tradizionale e qualche tocco di modernità a mio avviso malamente integrato, luci di dubbio gusto, costumi belli, curati in totale contrasto con il resto dello spettacolo.
Pubblico entusiasta.