venerdì 23 gennaio 2015

JESUS CHRIST SUPERSTAR 21 gennaio 2015

Locandina dello spettacolo

Quanto mi piace ricredermi! Sono partito non prevenuto...di più! Gli anni '70 non mi hanno fatto impazzire neanche mentre li vivevo; Jesus Christ Superstar mi è sempre piaciuto poco; le regie di Massimo Romeo Piparo idem.

E invece.

E invece è stato un bellissimo spettacolo. No, non illudetevi, qualcosa da dire ce l'ho comunque.

L'impianto scenografico, le proiezioni, l'uso dello spazio e la pedana girevole hanno reso questo spettacolo un piccolo/grande kolossal italiano. I miei primi complimenti vanno quindi a Teresa Caruso che firma le scene, ai costumi di Cecilia Betona e, SOPRATTUTTO, alle incredibili, magiche, potenti, geniali ed irresistibili luci di Umile Vainieri. Gradevoli le coreografie di Roberto Croce, eseguite con energia e generosità da un ottimo ensemble.
Lo spettacolo è ben oliato e rodato ed ha un buon cast su cui svetta inarrivabile la Maria Maddalena di Simona Distefano, splendido timbro, bei colori, grande e solida tecnica. Lo stesso direi del Pilato di Emiliano Geppetti e del Simone/Pietro di Claudio Compagno...veramente bravi! Molto bene anche l'Hannas di Paride Acacia, il Caifa di Francesco Mastroianni e l'Erode di Salvador Axel Torrisi.

I dubbi me li scatenano i ruoli principali.
Ted Neely è intoccabile. Non mi permetto di criticare questo mostro sacro che canta questo ruolo da 40 anni...ma vedere questo signore minuto di 70 - troppo minuto per la sua stessa tunica - mi ha impedito di riconoscere la figura di un uomo di 33 anni, dritto, pronto a tutto, sapiente, pieno di energia. Anche la sua recitazione, le sue controscene, mi sono sembrate frutto di una maturità, di un pensiero anziano che non corrispondono al mio immaginario di questa figura epica.
Anche il Giuda di Feysal Bonciani (forse non in serata) mi ha lasciato insoddisfatto. Non dal punto di vista interpretativo o scenico, ma nel canto, con qualche problema di registro.

Fatemi parlare della fonica, supporto tecnico fondamentale per un musical: si può risparmiare su scene e costumi, ma non su microfoni, mixer e amplificazione. Magari è colpa dell'esser tornato da Broadway 4 giorni fa...francamente questo spettacolo ha un supporto tecnico, a mio modesto parere, imbarazzante. Inneschi, fruscii, suoni saturi e altre cose che tecnicamente non so descrivere ma che trovavo fastidiose.
Si vede che questa non è la prima versione registica di Jesus che Piparo propone al pubblico: il suo stile era poco riconoscibile. Le scene corali sono ben organizzate, i cambi funzionano e il fatto che la musica sostenga lo spettacolo senza soluzione di continuità, evita i calando degli intermezzi recitati tipici del nostro. A parte qualche inutile sottolineatura (le fotografie delle maggiori sciagure create dall'uomo associate alle 39 frustate a Cristo; la proiezione della Sindone nel finale; Pantalone, Balanzone, Colombina, Pulcinella, Arlecchino e...Pinocchio (!) nella canzone di Erode...chissà poi perché...se ha mantenuto gli hippies nel numero iniziale non vedo che senso ha questa carnevalata...ma va beh, io sono ignorante) lo spettacolo vive, come dicevo all'inizio, di grande ritmo.



Lo ripeto, mi è piaciuto. Figurarsi cosa avrei scritto se non mi fosse piaciuto...

Teatro stracolmo, pubblico in delirio.


domenica 4 gennaio 2015

LA FAMIGLIA ADDAMS 03/01/2015

Locandina dello spettacolo

Parto molto ben disposto: adoravo La famiglia Addams quando venivano trasmessi i telefilm in bianco e nero, così come ho amato il film con Angelica Houston...sono un fan ed un appassionato anche del cartoon...e poi assomiglio anche allo Zio Fester!! D'altro canto, conoscendo bene la storia, le ambientazioni e i personaggi ideati da Charles Addams ero atterrito all'idea di vedere due personaggi televisivi - per me che non ho la televisione - nei ruoli principali...mi sono dovuto totalmente ricredere!

La versione italiana di questo ghostbuster di Broadway, scritto da Marshall Brickman e Rick Elice, sulle partiture di Andrew Lippa, è divertente, molto piacevole nonostante le sue 3 ore di durata. Sono 3 ore spese bene, passate a ridere, battere il tempo e schioccare le dita...a condizione che vi piacciano gli Addams!

Lo spettacolo è perfetto per il mio gusto: apprezzo lo stile dell'humour, la qualità delle coreografie e la bellezza dell'allestimento. Ecco, per cambiare, vorrei partire proprio da questo.

Quando si apre il sipario, i protagonisti sono tutti schierati ma di schiena. Appena si girano il colpo d'occhio offerto dagli splendidi costumi disegnati da Antonio Marras è strepitoso: Swarovski ovunque, tagli sartoriali impeccabili, fantasia e classe al tempo stesso. I singoli costumi creati per i fantasmi degli antenati sono fantasia e cultura allo stato puro. Lo stesso dicasi per l'impianto scenico ideato da Guido Fiorato, nel quale primeggiano scheletri, lapidi, ossa varie e tombe di famiglia: belle, spettrali ma eleganti al tempo stesso. Ultima doverosa citazione per le bellissime luci di Marco Filibeck, degne di un concerto rock, inspessite e sottolineate dal fumo, che rende le atmosfere ancora più magiche e fantastiche.


Un inciso a parte lo meritano le bellissime coreografie di Giovanni Di Cicco. Finalmente un coreografo che non prende sottogamba il musical e che non si limita a mettere assieme soltanto un po' di passi. Di Cicco è riuscito ad inserire perfettamente la danza contemporanea nel musical, senza che l'una o l'altro stridessero in questo matrimonio sperimentale. I danzatori sono di buona scuola ed hanno perfetta consapevolezza del loro corpo e di quello che sa esprimere. Si vede che anche il regista ha molto apprezzato perché, per animare un po' gli assoli di canto, spesso fa entrare singoli danzatori in controscena.

Venendo alla regia di Giorgio Gallione vorrei ringraziarlo per aver portato la cultura del teatro di prosa, maturata in anni di direzione artistica del Teatro dell'Archivolto di Genova, senza prosopopea, bensì arricchendo l'operazione di eleganza e buona recitazione, generalmente assente nelle produzioni nostrane. Lo spettacolo è curato fin nei dettagli, compresi i fuori sipario necessari ai cambi di scena, e le piccole trovate per mettere in scena, ad esempio, anche il cugino Itt. Il testo che Stefano Benni gli ha tradotto e adattato è scorrevole e arguto, come la sua regia. Bravo!

Venendo al cast, non essendo uso agli spettacoli televisivi, non sapevo cosa aspettarmi da Geppi Cucciari nel ruolo di Morticia: è stata molto diversa dall'immagine tradizionale che ricordavi, ma ugualmente fatale e deus ex machina dell'intera vicenda, nonché manovratrice del povero Gomez, al secolo Elio, irresistibile, perfetto affabulatore di folle e, ovviamente, ottimo cantante.  Molto bene anche gli interpreti degli altri ruoli: la Mercoledì di Giulia Odetto, dalla voce perfetta per i musical; suo fratello Pugsley interpretato egregiamente dal giovanissimo Emanuele Ghizzinardi; la fantastica Nonna Addams (anche se non si sa di chi è la nonna...) che vive grazie alla simpatica verve di Sergio Mancinelli; la bella voce da soprano leggero di Clara Maselli nel ruolo di Alice Beineke, futura suocera di Mercoledì. Un plauso particolare alle grandi doti attoriali di Pierpaolo Lopatriello nel ruolo dello Zio Fester.  Bene anche Andrea Spina, Paolo Avanzini e il quasi muto Lurch di Filippo Musenga che alla fine dello spettacolo ci regala la sospresa di avere una voce...anche ben impostata!

Teatro stracolmo e, dato che lo spettacolo resta in scena al Politeama Rossetti di Trieste fino all'11 gennaio, vi consiglio caldamente di non perdervelo: anche se non conoscete le vicende della Famiglia Addams vi godrete lo stesso una bella, bellissima serata


ROMEO IN JULIJA 29/12/2014

Locandina dello spettacolo

Ma quanto gesticoliamo noi italiani?!?
Agli occhi di una coreografa croata moltissimo evidentemente, visto che l'inizio di questo Giulietta e Romeo è una gazzarra tra Capuleti e Montecchi in cui gli uomini tirano di spada e le donne gesticolano come le protagoniste di una sceneggiata napoletana...non me l'aspettavo e, francamente, mi faceva parecchio sorridere invece di crearmi tensione. Ma forse è proprio così: facciamo più ridere che paura. Anzi, forse facciamo solo ridere...

Venendo allo spettacolo - bellissimo - ho apprezzato molto il talento coreografico di Valentina Turcu che ha saputo rileggere un grande classico senza farmi rimpiangere le più celebri versioni, come quella di Mac Millan o di John Cranko. L'abilità della Turcu sta nel saper raccontare la vicenda senza indugiare troppo nella mimica; nell'aver ridotto la lunghezza rispetto all'originale di circa un'ora e, per me che conosco la partitura a menadito, nel non farmi accorgere della gran parte dei tagli; nell'utilizzare un linguaggio molto personale, restando nell'ambito della danza classica, riuscendo a rendere la maestosità di uno spettacolo dove le scene corali sono fondamentali. Devo riconoscerle ancora un merito: quello di essere riuscita a creare una drammaturgia esaustiva da un classico che, spesso, risulta intoccabile e irrestringibile. Brava!

La vicenda non ha certo bisogno di essere raccontata. Ma questa versione merita di essere vista per la grande qualità di questa piccola compagnia che danza con le gambe, con la testa e con il cuore. Un ensemble che il direttore Edward Clug è riuscito a trasformare in una compagnia internazionale di ottimo livello, basata a Maribor, una piccola cittadine tra le montagne slovene, quasi al confine con l'Austria. Bravo!

La Giulietta di Catarina de Meneses è fresca e bella come la sua interprete: punte solide e linee ideali, splendido salto, bella apertura, grande interpretazione...complimenti! Al suo fianco un altrettanto bello e potente Anton Bogov che rende il suo Romeo un ragazzo meno spensierato del solito e più uomo: belle anche le sue linee, splendido ballon e buon interprete. In questa versione svetta anche il ruolo di Tebaldo affidato al danzatore olandese Sytze Jan Luske che lo fa risplendere di ardore, di tecnica e di grande forza; lo stesso può dirsi per la mirabolante tecnica di Yuya Ornaki nel ruolo di Mercuzio. Forte ed accattivante anche l'interpretazione di Sergiu Moga come Lord Capuleti mentre ho trovato un po' sopra le righe, sicuramente una scelta coreografica, la Lady Capuleti di Tanja Baronik.

Un'altra lode va sicuramente alla scenografia di Marko Japelj che con una decina di colonne di enormi dimensioni riesce a ricreare i vari ambienti necessari al dipanarsi della vicenda. Molto belli anche i costumi di Leo Kulas dai cromatismi inaspettati ma indovinati e una super lode allo splendido disegno luci di Pascal Merat.
Mancava l'orchestra che avrebbe reso praticamente perfetta questa serata, anche se la registrazione audio dell'Orchestra Sinfonica della SNG di Maribor, condotta egregiamente da Aleksej Baklan, suonava perfettamente.

La colossale Gallusova Dvorana dello Cankarjev Dom era quasi piena, il che è un evento veramente raro per gli spettacoli di danza: applausi scroscianti, con numerose chiamate, meritatissimi.