Ivan Stefanutti crea uno spettacolo di indiscutibile bellezza! I costumi sono di ricchezza e fantasia che solo le foto mi aiuteranno a raccontarvi; l'impianto scenico è fisso ma l'incredibile disegno delle luci ad opera di Emanuele Agliati riesce a renderlo sempre diverso e tutt'altro che noioso; la regia è pregna di gesti, movimento e fantasia e, per fortuna, scevra di tutti quei noiosi riferimenti massonici, cari solo agli appartenenti alla setta. Nella versione di Stefanutti non ci sono momenti noiosi, in cui non succeda qualcosa, che sia la discesa di un elemento scenico o l'illuminazione di un dettaglio scenico che ci aiuta a sognare e a trascorrere la lunga durata di quest'opera (come ho già scritto diverse volte, non sono un appassionato della musica di Mozart).
In tanta bellezza per gli occhi, speravo di accontentare ugualmente le orecchie ma le ho dovute sforzare un po' perché, ad eccezione di Pamina, tutte le voci mi sono sembrate ben educate e adatte ai rispettivi personaggi ma piccole: chissà se è stata percepita la stessa sensazione in altre sezioni del teatro. La Pamina di Darija Augustan sbaraglia e vince su tutti per chiarezza di fraseggio, bellezza di timbro, volume e presenza scenica: veramente un'artista a tutto tondo! Spero di sentirla nuovamente in altre opere. A seguire ho molto apprezzato il Papageno di Vincenzo Nizzardo, in un ruolo pregno di canto e recitazione e nel quale si è saputo positivamente distinguere. Paolo Nevi come Tamino, Alessio Cacciamani come Sarastro e Marcello Nardis come Monostatos mi sono sembrati giusti per il ruolo richiesto ma, come accennavo prima, con poco volume che portava anche ad un fraseggio poco chiaro. La Regina della Notte è un ruolo tecnicamente impervio e affronta due tra le arie più conosciute in assoluto, per cui i paragoni sono inevitabili: l'interpretazione di Letizia Bertoldi rientra nella categoria "senza infamia e senza lode", dove tutto è cantato correttamente ma manca quel qualcosa che rende un'interpretazione incisiva e fuoriclasse. Un plauso speciale alla Papagena di Chiara Maria Fiorani che rivela buon volume e buone capacità attoriali. Molto piacevoli le tre Dame (Francesca Bruni, Eleonora Filipponi e Antonella Colaianni) e i tre Geni (Caterina Trevisan, Francesca Clemente e Marina Lombardi) nonché tutti gli altri comprimari che trovate in locandina.
Sala piena, pubblico festante e generosamente plaudente.