Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
(Bertolt Brecht)
...e continuano a prendersela con gli omosessuali
...con tutti coloro che non si uniformano
...con quelli che sono diversi
...con quelli a cui non riescono ad ingabbiare il pensiero
...con quelli che credono ancora in un ideale
non li mettono nei campi di concentramento, li mettono nella solitudine, li fanno sentire talmente diversi che non possono più vivere...
(Anna Galeotti)
Già, Anna: non esiste prigione peggiore della solitudine per un'animale sociale come l'uomo.
Così come ha capito il monopolista delle telecomunicazioni italiane: arriva in ogni caso a fare compagnia agli anziani, alle casalinghe, a chi è solo, continuando a isolarli nella vuotezza dei suoi messaggi e se li compra.
Così come fa da millenni la Chiesa, isolando quelli che considera peccatori, negandogli lo status di appartenenza al gregge. Ma loro sanno comunicare meno bene e i clienti li stanno solo perdendo, facendo finta di essere i detentori della nuova morale. Proprio loro che di pulito ormai hanno solo le vesti.
Così come fanno anche i miei genitori verso chi è diverso da loro (neri, asiatici, est-europei) convinti che siano arrivati in Italia solo per il desiderio di prendere i nostri posti di lavoro (quei lavori che molti italiani non vogliono più fare da anni), di portare malattie e corruzione (quando noi siamo stati i primi ad appestare il mondo intero di mafia) e non di essere spesso sfuggiti a dittature, persecuzioni e fame. E li isolano perché si fa prima piuttosto che ascoltarli e capire che sono solo poveri come noi. E soli.
Eppure di questa diversità dobbiamo continuare a farne un vessillo, per dimostrare una DIVERSA qualità, una DIVERSA sensibilità, una DIVERSA volontà. Sarà il nostro essere diversi a salvarci Anna, così come è stato per tutti gli oppositori dei regimi. O del nulla, del qualunquismo, del marcio che oggi ci circonda.
E sentiamoci pure soli in certi momenti, tanto lo sappiamo che non è così. Perché appena vacilliamo troviamo un'altra anima bella che riaccende il nostro fuoco.
Come la tua.
Ti abbraccio
Benvenuti nel mio blog! Per sapere chi sono visitate www.corradocanulli.it In questi post vi racconterò la mia personale, personalissima opinione degli spettacoli che andrò a vedere a Trieste & dintorni! Aspetto i vostri commenti, ma non siate spietati come me! ;-)
martedì 29 gennaio 2013
lunedì 28 gennaio 2013
Sono in vacanza 27 gennaio 2013
Sono in vacanza.
E mi partono i pensieri, finalmente liberi e non schiacciati dalle scadenze lavorative quotidiane.
E trovo bellissimo che, specialmente i primi giorni, la mia mente giochi a flipper con le cose rimaste in sospeso e quelle che iniziano a farsi spazio quando i neuroni non sono ingabbiati.
Mi piace, mi fa sentire vivo, libero, creativo, capace di andare oltre gli schemi ripetitivi e conosciuti con i quali ho organizzato il mio quotidiano.
Spero sempre che questa sensazione di libertà, di vagare, di spazio, non mi abbandoni mai, anzi che mi pervada sempre di più!
Nella sequela di fare/correre/vedere/rispondere/essere/obbedire/sembrare di cui siamo sempre più schiavi, vittime e carnefici, spero si riescano a creare squarci sempre più ampi di autonoma libertà, di pensiero incontaminato: perché la vita deve poter continuare a essere sogno, progetto, fantasia, speranza...e non solo scadenze, doveri, obblighi, correre....correre....correre....corro a leggere, va! ;-)
domenica 27 gennaio 2013
L'idea della vacanza 27 gennaio 2013
E si, oltre alle recensioni, ci metterò anche qualcosa di più personale in questo blog.
Facebook è un'amplificatore, ma chi esce da lì per seguire un link, ha una curiosità e un interesse diverso per me e per il mio pensiero da quello della "portineria" feissbucchiana.
Facebook è un'amplificatore, ma chi esce da lì per seguire un link, ha una curiosità e un interesse diverso per me e per il mio pensiero da quello della "portineria" feissbucchiana.
giovedì 24 gennaio 2013
L'OLANDESE VOLANTE (IL VASCELLO FANTASMA) 19 gennaio 2013
"L'OLANDESE
VOLANTE"
Opera romantica su libretto di Richard Wagner
Musica di Richard Wagner
Daland PETER MARTINCIC
Opera romantica su libretto di Richard Wagner
Musica di Richard Wagner
Daland PETER MARTINCIC
Senta
REBEKA RADOVAN
Erik BRANKO ROBINSAK
Mary SONJA MILENKOVIC
Il timoniere di Daland ANDREJ DEBEVEC
L’Olandese ROBERT VRCON
Erik BRANKO ROBINSAK
Mary SONJA MILENKOVIC
Il timoniere di Daland ANDREJ DEBEVEC
L’Olandese ROBERT VRCON
Orchestra
e coro del Teatro Nazionale Sloveno di Opera e Balletto, Orchestra
Sinfonica della Radiotelevisione Slovena e Coro da Camera
Sloveno
Direttore ALEKSANDAR MARKOVIC
Maestro del coro ZELJKA ULCNIK REMIC e MARTINA BATIC
Regia MATIAZ BERGER
Direttore ALEKSANDAR MARKOVIC
Maestro del coro ZELJKA ULCNIK REMIC e MARTINA BATIC
Regia MATIAZ BERGER
Coregrafia
MAGDALENA REITER
Scene MARKO JAPELJ
Scene MARKO JAPELJ
Costumi
ALAN HRANITELJ
Luci SIMON ZIZEK e ZORAN NAJDENOV
Luci SIMON ZIZEK e ZORAN NAJDENOV
Videoproiezioni
GASPER BREZOVAR
Cankarjev
Dom, Gallusova Dvorana, Lubiana, 19 gennaio 2013
Ecco
l'ennesima dimostrazione di come non c'é bisogno di miliardi per
allestire un'opera. Anzi, non una semplice opera: addirittura
"L'olandese volante" di Richard Wagner!
Basta un tulle, della sabbia sul palco, 4 videoproiettori, un po' di attrezzeria e 3 ore di spettacolo volano come niente fosse. Beh, quasi. I primi 100 minuti filati di musica sono una quantità alla quale non siamo più abituati...ma le suggestioni visive che la regia di Matiaz ci propone sono tali da distrarci, trasportarci, ammaliarci. Le immagini sono di mari burrascosi con navi che rischiano gli abissi, ideali femminini, paesaggi invernali e sciatori: dettagli di tutto ciò che diventano immagini a grandezza reale, prima sul tulle in proscenio e poi sui lati della quintatura "alla tedesca" bianca. La quintatura alla tedesca si ottiene mettendo davanti alle quinte laterali dei fondali con il risultato di chiuderle e di ottenere così che il palcoscenico si trasformi in una specie di scatola o camera.
Basta un tulle, della sabbia sul palco, 4 videoproiettori, un po' di attrezzeria e 3 ore di spettacolo volano come niente fosse. Beh, quasi. I primi 100 minuti filati di musica sono una quantità alla quale non siamo più abituati...ma le suggestioni visive che la regia di Matiaz ci propone sono tali da distrarci, trasportarci, ammaliarci. Le immagini sono di mari burrascosi con navi che rischiano gli abissi, ideali femminini, paesaggi invernali e sciatori: dettagli di tutto ciò che diventano immagini a grandezza reale, prima sul tulle in proscenio e poi sui lati della quintatura "alla tedesca" bianca. La quintatura alla tedesca si ottiene mettendo davanti alle quinte laterali dei fondali con il risultato di chiuderle e di ottenere così che il palcoscenico si trasformi in una specie di scatola o camera.
Fino
al grandioso finale che inghiottisce Senta e l'Olandese nell'inferno
del sottopalco mobile, altro che farli salire al paradiso....
La
regia di Matjaz Berger è lineare, elegante, Toglie piuttosto che
aggiungere, ma lo fa con perfetta consapevolezza, lasciando grande
spazio al potere immaginifico del pubblico di tradurre i suoi stimoli
visivi in immagini interiori. Eppure non trascura nessun dettaglio,
aiutato dalle Magistrali (si, con la M maiuscola) luci disegnate da
Simon Zizek e Zoran Najdenov: bellissime! Concorrono le suggestive
videoproiezioni di Gasper Brezovar: indimenticabile il momento in cui
Sanja Neskovic Persin, la Senta danzante, sembra fuoco puro dietro al
tulle dove vediamo proiettata una piccola colata lavica. Tutto il
team artistico ha lavorato perseguendo un risultato comune di uguale
levatura, incluse le asciutte scenografie di Marko Japelj e i costumi
essenziali di Alan Hranitelj.
La
musica di Wagner é da vivere, é un'ondata di emozioni che non ci si
può troppo soffermare ad analizzare o a "capire". Bisogna
conoscerla. Io pur apprezzandola la frequento poco e sentirla cantata
in tedesco con i sopratitoli in sloveno non mi é stato di grande
aiuto :)
Ma ho avuto la fortuna di assistere ad un'allestimento intelligente, per nulla didascalico che ha lasciato la nostra fantasia libera di viaggiare; con orchestra e coro potenti, veramente ben preparati e allenati ai volumi e alle potenze richieste dalle partiture del maestro tedesco.
Ma ho avuto la fortuna di assistere ad un'allestimento intelligente, per nulla didascalico che ha lasciato la nostra fantasia libera di viaggiare; con orchestra e coro potenti, veramente ben preparati e allenati ai volumi e alle potenze richieste dalle partiture del maestro tedesco.
In
questa occasione l'Orchestra del Teatro Nazionale Sloveno di Opera e
Balletto di Lubiana è stata affiancata dall'Orchestra Sinfonica
della Radiotelevisione Slovena: Wagner non badava a spese... Mi è
sembrata un'operazione molto intelligente e, da un punto di vista
prettamente musicale, ho trovato grande coesione in tutti i settori,
fiati inclusi che, in genere, sono a mio avviso la parte più a
rischio.
Uguale
considerazione per il Coro diretto da Zeljka Ulcnik Remic e Martina
Batic che, anche in questo caso, integra l'organico del complesso
lubianese con quello del Coro da Camera Sloveno.
La direzione orchestrale di Aleksandar Markovic (incantevole nel suo smoking orientale bianco) mi é sembrata molto attenta e "comme il faut", esattamente come me l'aspettavo: ricca di colori, di fortissimi come di pianissimi. Molto più attento a gestire l'orchestra invece che le voci che, in effetti, mi sono sembrate ben legate con il golfo mistico
La direzione orchestrale di Aleksandar Markovic (incantevole nel suo smoking orientale bianco) mi é sembrata molto attenta e "comme il faut", esattamente come me l'aspettavo: ricca di colori, di fortissimi come di pianissimi. Molto più attento a gestire l'orchestra invece che le voci che, in effetti, mi sono sembrate ben legate con il golfo mistico
I
cantanti, quasi tutti sloveni e scritturati a stagione come usa
all'estero, mi sono sembrati perfettamente adeguati: dalla
cristallina Senta di Rebeka Radovan, al potente e preciso Daland di
Peter Martincic; dalla notevole Maria di Sonja Milenkovic all'esperto
Eric di Branko Robinsac, all'adeguato timoniere di Daland
interpretato da Andrej
Debevec.
Unico neo l'Olandese di Robert Vrcon che mi è sembrato avere spesso
problemi di intonazione e di volume, forse a causa di qualche malanno
di stagione.
Molto
gradevole anche le controfigure di Senta e dell'Olandese, danzate da
Sanja Neskovic Persin e Juki Seki: precisi, eleganti e molto
concentrati nel loro ruolo, così come il gruppo di danzatrici che
interviene nel primo atto coreografati, con stile minimalistico ma
d'effetto, da Magdalena Reiter.
Insomma,
veramente un bellissimo spettacolo che rende la maestosità di
Wagner, senza appesantirla di inutili sottolineature, ma anzi
spogliandolo dell'inutile per rivelarne la totale bellezza. Sala
(enorme!) quasi piena e pubblico entusiasta.
mercoledì 23 gennaio 2013
Devo ringraziarvi....tutti. E tanto! In una solo settimana questo blog ha ricevuto 450 lettori...grazie!!
Sottolineo che scrivo (e sottoscrivo) solo quello che penso: non mi paga nessuno e non devo niente a nessuno, se non ringraziare qualche ufficio stampa
Questo è quello che penso anche se imparerò, prima o poi, che non è necessario dire sempre la verità
A voi la libertà di leggermi o no....
Sottolineo che scrivo (e sottoscrivo) solo quello che penso: non mi paga nessuno e non devo niente a nessuno, se non ringraziare qualche ufficio stampa
Questo è quello che penso anche se imparerò, prima o poi, che non è necessario dire sempre la verità
A voi la libertà di leggermi o no....
lunedì 21 gennaio 2013
COPPELIA 16 gennaio 2013
"COPPELIA"
Balletto
in un atto liberamente ispirato all'omonimo balletto di repertorio
Coreografia
Fabrizio
Monteverde
Musica Leo Delibes
Coppelius NICOLA SIMONETTI
Coppelia DEBORA DI BIAGIFranz MARTIN ANGIULISwanilda TATIANA MARTINEZ
Musica Leo Delibes
Coppelius NICOLA SIMONETTI
Coppelia DEBORA DI BIAGIFranz MARTIN ANGIULISwanilda TATIANA MARTINEZ
Compagnia
Junior Balletto di Toscana
Costumi originali di Santi Rinciari
Luci Andrea Narese
Cervignano, 16 gennaio 2013 Teatro Pasolini, Stagione teatrale 2012/2013
Costumi originali di Santi Rinciari
Luci Andrea Narese
Cervignano, 16 gennaio 2013 Teatro Pasolini, Stagione teatrale 2012/2013
Serata
a doppio esito: da un lato una compagnia di giovani agguerriti e
strepitosi; dall'altra uno spettacolo incompleto, acefalo. Peccato:
poteva essere una bellissima serata!
Ringraziamo
in ogni caso il Circuito Danza Friuli Venezia Giulia, emanazione di
a.Artisti Associati di Gorizia, per aver portato in regione così
tanti spettacoli di danza, decentrandone le rappresentazioni su tutto
il territorio, consentendo a tanti appassionati dell'arte di
Tersicore di assistere ad uno spettacolo di qualità a pochi passi da
casa.
Sulle
note del programma di sala il coreografo, Fabrizio Monteverde,
dichiara che "da
molto tempo aveva voglia di fare un balletto vero e proprio. Ovvero
coreografare secondo la gloriosa struttura della coreografia
classica; con danze moderne sviluppate secondo le geometrie classiche
con file e incroci".
Ecco, ci domandiamo, tanto per cominciare, dove sia finita questa sua
buona e lodevole intenzione. Lo spettacolo che ci propone è
estremamente slegato: procede per quadri senza veramente raccontare
una storia, ma solo suggerendola. Troviamo, è vero, la sua personale
e apprezzabile cifra stilistica, i fantasiosi port
de bras,
le prese macchinose. Ma è troppo poco, anche per una storia semplice
come quella del balletto di repertorio al quale dice di ispirarsi
liberamente. La danza manca di respiro (ancor di più sul piccolo e
poco adatto palco per la danza del Teatro Pasolini di Cervignano) e,
soprattutto, proprio dei disegni tipici degli ensemble
del repertorio ballettistico ottocentesco: file che diventano cerchi,
righe che si incrociano a
pettine,
e così via. Mancano queste geometrie che rispecchiano la costruzione
musicale così banalmente prevedibile, ma anche così confortante
nella sua "semplicità". Tutte le danze di assieme di
Monteverde si sviluppano con movimento a blocco: i singoli o le
coppie si posizionano in un determinato punto del palco e si muovono
all'unisono, senza mai variare i disegni. Dopo un po' questi
"blocchi" diventano ripetitivi e pesanti. La costruzione
dei personaggi è poco approfondita e l'unica nota caratteristica che
li accomuna è il gran baciarsi tra di loro che trasforma noi
spettatori in voyeurs
involontari.
Non
giova allo spettacolo la mancanza di una qualche forma di
scenografia: dalle abusate videoproiezioni ai fondali dipinti,
qualunque cosa avrebbe aiutato a creare suggestioni al posto del
fondale nero drappeggiato. Idem per le luci che, immaginiamo,
sacrificate e riadattate come capita negli spettacoli di giro: in
qualche teatro si trova tutto, in altri meno....peccato che ci
rimetta lo spettacolo e, poi, lo spettatore.
Tutto
ciò, però, è stato danzato egregiamente. Perché questi allievi
(anche se molti di loro sono tutt'altro che allievi sia per
preparazione che per età) sono dei danzatori eccellenti: hanno dalla
loro il legato, l'energia, la voglia di fare, la preparazione
tecnica, la bellezza. Sono guidati con mano sicura dall'infallibile
Cristina Bozzolini, a suo tempo Prima Ballerina di MaggioDanza a
Firenze, poi artefice del primo e indimenticabile Balletto di
Toscana, poi del Balletto di Roma, poi di questa compagnia, infine
Direttrice dell'Aterballetto di Reggio Emilia, gloria e eccellenza
della danza italiana. La Bozzolini ha designato un'altra Prima
Ballerina di MaggioDanza, recentemente pensionata, al ruolo di Maitre
de Ballet,
ossia la figura professionale che si occupa di insegnare, correggere
e supervisionare tutti i ruoli, dai solisti al corpo di ballo, il cui
rigore professionale abbiamo ritrovato infuso e profuso in questi
giovani: stiamo parlando di Sabrina Vitangeli, fresca di nomina, ma
che possiamo già riconoscere perfettamente idonea e validissima. I
momenti di assieme sono unisoni e curatissimi, pur nella gestualità
complessa e velocissima che Monteverde chiede ai suoi danzatori.
Tornando
ai ragazzi e alle ragazze, dobbiamo sottolineare la bravura e la
presenza scenica del Coppelius di Nicola Simonetti: forte,
accattivante, sicuro. Bravo! A seguire il Franz di Martin Angiuli
anche lui tecnicamente saldo e scenicamente ineccepibile. Nel
comparto femminile notiamo una "dinoccolata
smidollatezza"
che ben si addice alla bambola Coppelia, interpretata da Debora Di
Biagi, incantevole per la sua capacità di contraction&release
che pervade l'automa che interpreta, ma che apprezziamo meno nella
Swanilda di Tatiana Martinez. Deliziosa all'ingresso (non si riesce a
staccare gli occhi dalla sua incantevole mimica facciale nel pezzo in
cui danza con le altre amiche), dalle linee prodigiose con arabesque
e seconde interminabili, la troviamo troppo "fragile e spezzata"
a livello di busto in alcuni passaggi, forse anche non aiutata dallo
sproporzionato costume a vita altissima.
Insomma,
peccato per questa occasione incompleta: sala non molto affollata, ma
pubblico attento e generosamente plaudente.
sabato 19 gennaio 2013
BALLET REVOLUCION 18 gennaio 2013
BALLET REVOLUCION
Trieste, Politeama Rossetti, 18 gennaio 2013Coreografie di: Aaron Cash, Roclan Gonzales Chavez
Costumi: Jorge GonzalezMusiche: Shakira, Ricky Martin, J Lo, Enrique Iglesias, Beyoncé,... suonate dal vivo dalla “Ballet Revolucion Live-Band”
Regia: Mark Brady
Splendidi! Mi riferisco ai danzatori di questo incredibile gruppo "Ballet revolucion" in scena al Politeama Rossetti di Trieste in prima nazionale.
Fantastici, pieni di energia, sensuali, precisi, musicali da sembrare musica loro stessi, vere "macchine da guerra"! Supportati da un impianto illuminotecnico eccellente, capace di seguire, sottolineare, evidenziare le azioni dei singoli, nonché dei gruppi. Non essendoci persone dietro ogni riflettore per muoverli e seguire gli interpreti (in questo caso sarebbero dei segui persona) vuol dire che i danzatori sono talmente precisi da eseguire le coreografie, specialmente dei loro soli, esattamente e sempre nello stesso punto del palco. Certo, la possibilità di una minima correzione esiste, ma dubito sia stata utilizzata. Ciò delinea una professionalità ed una quantità di prove notevoli per raggiungere questi livelli di precisione.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere una band di altissimo livello "live on stage": un suonatore di bonghi che ha delle mani che sembrano una cascata di acqua sulla pelle tesa degli strumenti; voci, sia quella femminile che si occupa del melodico, che quella maschile che svisa nel rap, di gran bellezza e professionalità; un trombettista che potrebbe insegnare la tecnica ad alcuni professori d'orchestra nostrani...insomma, veramente bravi!
Tutto bene, quindi, per quanto riguarda gli artisti e gli interpreti. Il problema è lo staff creativo.
La musica. Mi aspettavo la celebrazione del latino/americano/caraibico...invece ho trovato una serie di cover non proprio riuscitissime di 3/4 brani accattivanti e, per il resto, musica che potremmo definire "x". Un vero peccato non aver dato materiale migliore a quei meravigliosi esecutori.
Lo stesso dobbiamo dire delle coreografie. Non seguono neanche i dettami basici che dovrebbero caratterizzare una coreografia convenzionale: un tema iniziale che viene ripreso uguale nel finale e un apice al centro del brano; oppure una narrazione tale da non aver bisogno di questi trucchetti del mestiere. No, qui siamo di fronte a dei "passettari", musicalissimi e dal vocabolario molto esteso, ma pur sempre passettari. E se i primi 15 minuti filano via estasiati dal vedere simili meravigliosi danzatori, l'occhio smaliziato dopo un po' non ne può più di vedere inanellare solo passi e sequenze. Neanche una lezione di tecnica di danza è così confusa e senza uno schema: sembra iniziare un assolo, ma dopo poco entra un gruppo, che poi diventa un terzetto, per finire con una posa ad effetto e due ammiccamenti. Non c'è costruzione coreografica, non ci sono coreografie: ci sono invece gag trite e ritrite, mossette e faccine superate...che peccato! Con danzatori così bravi!!
Sul programma di sala leggiamo che i due coreografi sono stati danzatori professionisti e questo ci conferma ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che essere bravi interpreti non significa saper coreografare o insegnare.
I costumi sono la sagra del feticcio sensuale, per lo più di cattivo gusto e fattura, acquistati molto probabilmente in un qualunque grande magazzino.
Ma torniamo ai danzatori: mai finiremo di ringraziare Alicia Alonso per essersi insediata all'Havana, dopo una prestigiosa carriera internazionale, e di aver lì costituito una scuola che è diventata una delle più grandi al mondo. Anche questi ragazzi hanno delle basi tecniche solidissime. Il settore maschile è molto più interessante, sia da un punto di vista tecnico che da quello fisico, di quello femminile: le danzatrici danno l'impressione di aver ripiegato su questa compagnia in quanto non idonee fisicamente (non tecnicamente!) per il Ballet Nacional de Cuba. I danztaori danno tutt'altra impressione: gambe chilometriche, fisici scolpiti, salti e giri prodigiosi, temperamento macho e carisma...wow! Bello sarebbe vederli danzare il repertorio di Alvin Ailey o dei coreografi dei Paesi Bassi (Kylian, Van Manen) oppure Ek, Duato, o "Troy game" di Robert North...sarebbero eccellenti! Speriamo che la direzione (se ne esiste una) se ne avveda e li mandi ancora in giro per il mondo, a tenere alto il nome della danza cubana in un repertorio leggero e spensierato, ma consono.
Sala bella piena, pubblico in visibilio, plaudente con cognizione di causa ogni difficoltà tecnica che i nostri sciorinano.
venerdì 18 gennaio 2013
IL CORSARO 11 gennaio 2013
"IL CORSARO"
Trieste,
Stagione lirica e di balletto 2013Melodramma
tragico in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Musica di Giuseppe Verdi
Corrado,
Capitano dei Corsari LUCIANO GANCI
Medora, giovane amante di Corrado, MIHAELA MARCU
Gulnara, schiava prediletta di Sedi PAOLETTA MARROCU
Seid, pascià di Corone ALBERTO GAZALE
Giovanni, Corsaro MICHAIL RYSSOV
L'eunuco ROMINA BOSCOLO
Uno schiavo ALESSANDRO DE ANGELIS
Orchestra e Coro del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste
Direttore, regista e ideatore luci Gianluigi Gelmetti
Maestro del coro Paolo Vero
Regista collaboratore Eleonora Paterniti
Direttore assistente Paolo J. Carboni
Medora, giovane amante di Corrado, MIHAELA MARCU
Gulnara, schiava prediletta di Sedi PAOLETTA MARROCU
Seid, pascià di Corone ALBERTO GAZALE
Giovanni, Corsaro MICHAIL RYSSOV
L'eunuco ROMINA BOSCOLO
Uno schiavo ALESSANDRO DE ANGELIS
Orchestra e Coro del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste
Direttore, regista e ideatore luci Gianluigi Gelmetti
Maestro del coro Paolo Vero
Regista collaboratore Eleonora Paterniti
Direttore assistente Paolo J. Carboni
Scene
Pier
Paolo Bisleri
Dipinti
Franco
Fortunato
Costumi
Giuseppe
Palella
Coproduzione della Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste con l'Opera di Monte-Carlo
Coproduzione della Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste con l'Opera di Monte-Carlo
Ottima
inaugurazione di stagione con questo allestimento che la Fondazione
Teatro lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste produce assieme
all'Operà di Monte-Carlo: il nome di Trieste e del suo teatro lirico
iniziano a girare per l'Europa con produzioni che, finalmente,
possiamo definire in linea con quanto prodotto nel resto d'Europa.
Ogni tanto Trieste sembra svegliarsi dal suo tipico torpore da bella
addormentata
mitteleuropea e dimostra di poter fare. Di poter fare molto e bene.
Speriamo che i tagli ministeriali e il generale stato di crisi non
penalizzi troppo questo teatro che è riuscito a riassestare il
proprio bilancio e a dimostrare serietà e buona volontà,
sicuramente grazie all'ex Commisario, ora Sovrintendente Orazi e alle
maestranze tutte.
Un
bel segnale di austerità, al passo con i tempi e in linea con quanto
appena detto, è stato entrare in teatro e non trovarlo con gli
addobbi floreali tipici dello spettacolo inaugurale: non me ne
vorranno i fiorai, ma credo che sarà stato un bel risparmio e la
sala era bellissima, come sempre.
La
stessa sala che ha visto debuttare questo "Il Corsaro" di
Giuseppe Verdi il 25 ottobre 1848, giorno della prima assoluta:
alcuni degli spettatori devono esser ancora gli stessi a giudicare
dai colpi di tosse, dalla banale piaggeria da esperti d'antan con cui
commentano l'opera: "E' proprio la solita opera di Verdi:
chiassosa e piena di zum-pa-pà". Sorprendono solamente, come al
solito, al momento della chiusura del sipario quando, con scatto da
allenati centometristi, corrono verso il guardaroba per eviatre la
fila! Ma cosa vengono a fare a teatro? Per fortuna spira un vento
nuovo: il Verdi ha stipulato una convenzione con l'Ufficio Scolastico
regionale che, in effetti, ha popolato il teatro di tanto giovani,
speriamo, interessati all'opera e a diventarne il futuro pubblico.
Venendo
allo spettacolo, non capisco come mai quest'opera non goda di
maggiore successo: è verdiana ma senza i famosi "zum-pa-pà"
simil-bandistici; ha delle arie molto belle e uno splendido
concertato....boh? Retaggi storici o insuperabili cattiva fama?
Il
Maestro Gemetti ne ha proposto una versione a mio avviso molto
interessante: ricca (a volte troppo) di stimoli e di simboli, evita i
trabocchetti delle finte battaglie in scena, dei velieri in arrivo e
la avvicina alla nostra sensibilità, senza troppe scimitarre di
latta. Al posto dell'incendio, della battaglia ci propone immagini di
guerra, di sofferenza dei giorni nostri, forse per ricordarci che
dobbiamo ancora crescere, evolverci per superare le inutili
battaglie, per umiliare gli altri da noi. All'apertura dello
spettacolo, dopo averci presentato un'elegante fanciulla in bianco
(forse il fato, il destino) che ci accompagnerà per tutto lo
spettacolo, introduce uomini-bomba, poliziotti del futuro, personaggi
in burqa, terroristi, sgozzamenti e lapidazioni....non così truce
come ve lo racconto e non tutto assieme, ma non si può fare a meno
di notare come la storia non cambi mai, come i sorprusi siano sempre
gli stessi; come Oriente e Occidente restino sempre due realtà
invise e incomprese, l'una all'altra. Citando le parole dello stesso
Gelmetti: "Il
vero, assoluto protagonista dell'opera è il rapporto tra Oriente ed
Occidente e il loro contrasto "perenne, atroce, inesorabile"
come urla Corrado. E' la collusione, lo scontro tra il mondo
musulmano - la mezzaluna - e quello giudaico-cristiano - la croce e
la stella di David. Nel mezzo di questi mondi, troviamo due uomini e
due donne che si spartiscono affetti, odi, vendette. Sarebbe una
grave limitazione declinare tutto in forza dei valori politici e
sociali che animano Verdi e che troppo spesso, a mio avviso, si
riducono a una lettura ingigantita da una lente risorgimentale
italiana."
L'allestimento
è estremamente suggestivo, riuscito e bello: grazie alle lineari e
geometriche scenografie di Pie Paolo Bisleri che grazie ad un
emiciclo scorrevole come fondale, ogni tanto svela navi, simboli e il
muro di fondo del teatro a sottolineare la narrazione della vicenda
così come il Maestro Gelemtti l'ha immaginata. E illuminata: sempre
a lui dobbiamo l'ideazione delle luci al cui disegno ha collaborato
Iuraj Saleri. L'aspetto interessante è che, invece di illuminare la
scena secondo i canoni classici, le luci sottolineano gli ambienti,
le sensazioni e diventano più evocative e meno funzionali. Mi spiego
meglio: lo scopo non è quello di illuminare un fondale o creare
quello che in gergo si definisce "piazzato" (luce che
illumini equamente tutto il palcoscenico), ma quella di partecipare
all'azione, illuminando il cammino di un cantante o isolandolo come
nella suggestiva scena della prigione in una torre, del terzo atto.
Molto belli anche i quadri pittorici dipinti da Franco Fortunato. Una
nota a parte meritano i favolosi costumi di Giuseppe Palella:
immaginifici, fantasiosi e azzardati nel suggerire il futuro, senza
dimenticare il passato e la tradizione. Le bellissime cromie da lui
pensate (nel secondo atto ad esempio rosso e viola assieme, spesso
impensabile), evocano tutta la raffinata e viva eleganza di certi
sari indiani o thailandesi. Alcuni coup
de theatre
il Maestro Gelmetti dovrà riconoscerli proprio a Palella:
dall'apertura dello spettacolo con l'ingresso dei "robocop"
all'Harem del secondo, dall'ingresso dell'Eunuco alla scena del
porto, la bellezza dei costumi esalta le scarne scenografie e provoca
lo "oh"
di meraviglia del pubblico.
Venendo
alla musica, l'ho trovata molto ben suonata dall'Orchestra del lirico
triestino guidata dal factotum
Gelmetti: profondo conoscitore di Verdi, opera tagli salvifici e
riesce ad evitare i temuti concertati bandistici di cui sopra o i
volumi troppo fragorosi che spesso le bacchette di alcuni maestri
concertatori impongono, distruggendo le pagine del "Cigno di
Busseto".
Molto
buona anche la prova del coro triestino, guidato anche in questa
stagione dal Maestro Paolo Vero: attenti, misurati e anche stavolta
buoni attori che hanno saputo calarsi nei complicati personaggi a
loro richiesti. Un plauso in particolare al settore femminile per
come ha saputo mettersi in gioco nella scena dell'harem.
Nel
ruolo di Corrado, abbiamo trovato Luciano Ganci in piena forma e,
contrariamente a quanto scritto nella recensione del 17 novembre 2012
in occasione del Trovatore ravennate, pronto da subito a cantare ai
massimi livelli: già nell'aria "Tutto
parea sorridere"
dimostra immediatamente il bel timbro, un volume interessante, un
legato raffinato e una piacevolissima presenza scenica.
Molto
bene anche il Seid di Alberto Gazale, sia dal punto di vista musicale
che da quello scenico: protagonista del bellissimo duetto con Gulnara
nella scena che segue quella della sua aria "Cento
leggiadre vergini"
da prova di essere un interessante baritono, a proprio agio in questo
titolo verdiano. Per continuare nel versante maschile citiamo con
piacere ancora il Giovanni di Michail Ryssov e lo schiavo di
Alessandro De Angelis.
Nel
comparto femminile, siamo rimasti poco convinti dalla prestazione di
Mihaela Marcu come Medora: affascinante nel costume che Palella le
propone, nella bellissima aria di esordio "Non
so le tetre immagini"
ci è sembrata avere un timbro gradevole, ma poco volume e qualche
titubanza tecnica. Molto belli alcuni filati e lento miglioramento
fino ad un buon finale dell'opera.
Ci
è molto piaciuta invece Paolina Marrocu nei panni di Gulnara: se
musicalmente abbiamo avuto delle perplessità soprattutto nella prima
aria, il personaggio da lei costruito ci ha trasportato e ammaliato
per tutta la durata dello spettacolo. Molto, molto bene anche
l'Eunuco di Romina Boscolo.
Siamo
lieti di aver potuto leggere nel libretto di sala le intenzioni del
regista che, altrimenti, avremmo con molta probabilità travisato: un
plauso quindi all'Ufficio Stampa del Teatro per aver finalmente
trasformato questo souvenir
in uno strumento utile, completo e interessante.
Il
pubblico delle prime ha fama di non essere mai molto generoso in
applausi o interessato, ma in questo caso dobbiamo registrare
un'eccezione visto che, a parte i casi sopra evidenziati, è rimasto
incollato alla poltrona e ha applaudito con grande fragore, anche se
il sipario poteva essere fatto scendere almeno una chiamata prima.
Dal loggione piovevano fiori di viscontiana memoria agli interpreti:
francamente appariva fuori luogo e superato, anche se condividiamo il
plauso a questo spettacolo.
Trieste, 11 gennaio 2013
giovedì 17 gennaio 2013
UTE LEMPER 8/1/13
UTE LEMPER – LAST TANGO IN BERLIN
Trieste, Politeama Rossetti, Stagione teatrale 2012/2013From Brecht in Berlin to the bars of Buenos Aires
VANA
GIERIG, Piano
MARCELO
NISINMAN, Bandoneon
Strepitosa.
Unica. Accattivante. Talentata. Divina. Sublime. Indimenticabile.
Inconfondibile.
Credo
che questi aggettivi possano essere sufficienti per raccontare una
serata passata a teatro con Ute Lemper.
Artista
con la A maiuscola, anche se non è a capoverso, stupisce per la
padronanza e la tecnica con cui gestisce lo strumento che la natura
le ha donato e che lei ha sapientemente forgiato e migliorato.
Filati, acuti, pianissimi, note basse e note alte, mezzevoci: tutto
sembra possibile per questo apparato fonante dalle infinite risorse!
A
questo unisce una simile consapevolezza sul versante fisico, sapendo
gestire un corpo dagli arti infiniti con scioltezza, armonia e
maestria che pochi danzatori professionisti, dotati di simili
squilibri, hanno. Ha un viso mobile, fortemente espressivo e intenso
che racconta e amplifica tutto quello che scorre nella sua
interpretazione. Generosa è stata la natura, ma si intravvede forte
la capacità di studiarsi, di migliorarsi, di aspirare al genio.
Grande, grandissima artista
Il
concerto, anzi meglio sarebbe definirlo Recital,
percorre gli autori più rappresentati e amati dalla Lemper: Kurt
Weill, Astor Piazzolla, Jacques Brel, Leo Ferrè...
Uno
dei suoi doni principali è quello di regalarci interpretazioni
sempre nuove, riletture di gusto sopraffino che sebbene snaturino le
canzoni al punto da renderle riconoscibili solo grazie ai testi, lo
fa con tale garbo, con tale ironica raffinatezza che non possiamo non
restarne soggiogati. Altro che le varie riletture, rielaborazioni,
liberamente tratti da, ecc. di tanti musicisti, coreografi, ecc.
La
Lemper e il suo manipolo di fidi musicisti/arrangiatori può
permettersi di giocare con il fuoco, di osare l'inosabile:
probabilmente gli autori stessi sarebbero compiaciuti dei risultati
raggiunti.
La
sua voce riesce a rendere perfettamente la dolcezza di Brel, la
tristezza di Ferrè, la satira di Weill, la passionalità di
Piazzolla, omaggiando infine anche noi, con "Amarcord"
sulla musica di Nino Rota, cantata in italiano.
Nel
corso del Recital
ci regala, tra gli altri, "Ich bin von Kopf bis Fuss",
"Che, tango che", "Milord" (dedicato ad un
piccolo milord di Trieste...con tutta quella bora...fa freddo a
Trieste), "Bilbao song", "Lili Marlene",
"Libertango", "Avec le temp" e un fantasmagorico
medley nel quale ripercorre "Mackie Messer", "Cabaret",
"All that jazz" e molti altri titoli in quello che sembra
un brano con una unica linea compositiva e melodica.
L'altro
aspetto incredibile è il carisma di questa interprete che riesce a
tenere con il fiato sospeso tutto il teatro, a zittire le gole
gracchianti e tossenti degli spettatori triestini, famosi per il loro
continuo e fastidioso intervenire durante le opere e gli spettacoli
di prosa: con lei, nonostante sia pieno inverno, accade la magia. Nei
momenti in cui si avvicina al microfono, in cui sussurra direttamente
nelle nostre orecchie, accade che il pubblico trattiene il fiato e
c'è una tensione palpabile ed emozionante.
E'
un continuo crescendo di finezze musicali, di atmosfere, di viaggi e
di confidenze che Ute ci regala. Non vorremmo lasciarla andare via e
non riusciamo a trattenerci dal fischiettare con lei "Die
Moritat von Mackie Messer" (la ballata di Mackie Messer): ci
invita a farlo, come rifiutare il piacere di farlo assieme a lei, di
viaggiare sulle stesse note, all'unisono....
Il
sogno è finito, gli applausi liberatori scrosciano generosi. Ci
regala come bis "Ne me quitte pas".
La
sala completamente esaurita per rendere omaggio a questa Regina
(bravi Triestini!) le tributa applausi fragorosi ed entusiasti:
successo meritatissimo....si era capito?
Trieste, 8 gennaio 2013
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