martedì 20 maggio 2025

CORPO AL CONFINE 2025

 Locandina dello spettacolo 

Questa edizione di Corpo al confine, rassegna sperimentale di danza contemporanea che Compagnia Bellanda ha organizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e con il partenariato del Comune di Monfalcone e del Consorzio Culturale del Monfalconese, ha portato in Friuli-Venezia Giulia numerose compagnie provenienti da tutta Italia, permettendomi così di fare il punto sulla situazione della danza contemporanea italiana. La rassegna era incentrata su assoli e duetti anche perché si svolgeva in luoghi non convenzionali che andavano dalla bella Villa Vicentini Miniussi di Ronchi dei Legionari, alle sale del Mu.Ca, il museo della cantieristica navale di Monfalcone, al parterre del Musina Garden Center di Cormons, tutti in provincia di Gorizia.

Tra le tante coreografie preentate, ho molto amato UCSO una carezza sugli occhi di Salvatore Sciancalepore, che ha il grande pregio di saper raccontare chiaramente, senza bisogno di alludere ma restando leggibile a chiunque senza essere banale o scontato: in scena, assieme a lui, Samuele Arisci, in un duetto emozionante fino allo spogliarsi mentalmente e fisicamente dalle tante maschere che spesso siamo portati, o costretti, a indossare. Una sorpresa anche il solo di Virginia Spallarossa intitolato Fuga per Gaia Lo Cascio dove questa minuta danzatrice dalle linee dirompenti, prende la scena iniziando sottotono ma capace di dominarla, ammaliandoci per sensualità, sicurezza e spavalderia. Anche Backing di Fernando Pasquini per la Compagnia Naturalis Labor di Vicenza, racconta di una relazione, in questo caso tra due donne, che siano innamorate o soltanto amiche importa poco, importa invece il crescendo emotivo e fisico che riescono a creare tra di loro facendoci pensare al sostegno reciproco e a cosa succede se questo viene a mancare. fresco, arioso come la nuvola di nylon che portano in scena i danzatori, è Scighera di Matteo Bittante dedicato alla nebbia che affligge spesso la pianura padana e di come questa muta, si decompone e si mostra per ciò che è o non è, rivelando corpi, strane creature o nascondendole.


Infine, tutti i danzatori di Compagnia Bellanda - Claudia Latini, Giovanni Leonarduzzi, Arianna Silvestri, Ludovica Ballarin e Vito Colangelo - impegnati in ogni sorta di ruolo in scena e fuori per la riuscita di questo interessante evento, portatori del movimento fluido e rotondo che Giovanni Leonarduzzi ha saputo infondere in tutti loro ma anche capaci di sviluppare dinamiche e declinazioni personali e creative in autonomia, che hanno presentato diversi brani dal repertorio della compagnia, adattati site specific per le varie ambientazioni previste. Coreografie che andavano da La dolce vita per la coppia Latini/Leonarduzzi, a Never failed me di Claudia Latini per Arianna Silvestri e Ludovica Ballarin, da Katastasis di e con Vito Colangelo ad Argine.Sull'orlo di sé di e con Arianna Silvestri, alcune già compiute e pronte per la scena, altre presentate in forma di studio, ma tutte importanti per sottolineare e confermare la valenza di questa compagine regionale che ha davanti successi assicurati.


Il pubblico ha gremito gli spazi, mandando in out molti degli eventi previsti, dimostrando l'apprezzamento con applausi calorosi che spesso sono sfociati in dichiarazioni o domande nel corso di brevi scambi di opinioni tra pubblico e artisti presenti, con l'intento di accogliere e sciogliere quesiti e dubbi aperti dalle performances. Alla prossima edizione!

domenica 18 maggio 2025

RIGOLETTO venerdì 16 maggio 2025

 Locandina dello spettacolo 

Accidenti! Questa stagione della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste rischia di essere un vero bingo! Ma per prudenza, aspetterò Candide...

In merito a questo Rigoletto, posso dire che è stato di ineccepibile qualità musicale per l'eccellente direzione di Daniel Oren. Il Maestro israeliano è davvero uno dei pochi Direttori d'orchestra che riesce a restituire a Verdi i pianissimi, le delicatezze sonore, le geniali capacità di orchestrazione che, generalmente, vengono lette e riprodotte solo come momenti di sfogo per l'orchestra che sembra istigata a suonare il più forte possibile. Oren, a parte l'affetto e il supporto incondizionato per i cantanti, restituisce al Cigno di Busseto l'eleganza, la leggerezza, la poesia che gli sono raramente riconosciute.  

Lo spettacolo riutilizza buona parte di una scenografia già vista su questo palcoscenico ma viene riletta, ammorbidita e arricchita anche grazie ai fondali fatti in video proiezioni ai quali il Verdi sembra essersi convertito totalmente in questa stagione: un'operazione sicuramente votata al risparmio ma che nulla ha da invidiare a costosissimi allestimenti e produzioni ex-novo. Belli i costumi che immagino anche loro di repertorio, visto che non appaiono i nomi dei creatori. La regia di Vivien Hewitt parte ricca di speranze per le prime sei scene del primo atto per poi proseguire nell'ovvio più tradizionale: ma c'è da esserne lieti, piuttosto che vedere delle povere comparse svolazzare veli per decine di minuti, come accaduto di recente. 

Amartuvshin Enkhbat è Rigoletto, senza mezzi termini o giri di parole. Aldilà, del potente strumento vocale dal bellissimo colore, l'eleganza, la chiarezza del fraseggio e la sensibilità nel canto sono toccanti e di grandiosa maestria, al punto che non possiamo che immedesimarci nello strazio di un padre così sfortunato. Bellissima prova anche per Sabina Puertolas che disegna una Gilda dolce ma determinata, vocalmente perfetta per il ruolo e tecnicamente salda, così come Gaetano Salas che porta in scena un Duca ben costruito, padroneggiando acuti cristallini e sicuri. Martina Belli è a sua volta una perfetta Maddalena dalla bellezza sconcertante e dalla giusta vocalità. Un po' deboli alcuni comprimari ma eravamo più che appagati dalle prime parti. 

Il Coro del Teatro ha degnamente sostenuto il suo ruolo, sia scenicamente che vocalmente, anche grazie alla guida sicura del Maestro Paolo Longo. L'Orchestra del massimo triestino sembra un'altra quando a dirigerla torna Oren, nonostante abbia suonato veramente bene per tutta la stagione, ora ha qualcosa in più, tocca l'anima. Forse dovuto alla postazione dalla quale ho assistito allo spettacolo (ero nel cosiddetto "palco di Sissi" che gode di posizione incredibile sulla cavea orchestrale) ma vedere la giovane violoncellista suonare (credo Caterina Salizzato) scolpita dal suo Direttore è stato incredibile. E lo stesso dicasi per lo "scultore" il Maestro Oren che, credo, perda o forse guadagni un anno di vita ad ogni recita per la passione, il trasporto e l'amore che dimostra e infonde: è stato commovente vederlo e meriterebbe un posto in palcoscenico perché tutti possano godere di come un uomo si trasfigura di fronte ad una passione. 

La nota stonata ma che tanto piace ad Oren: i bis. Questo addirittura fuori sipario e talmente forzato da sembrare posticcio ma la gioia di poter godere di nuovo delle voci di Enkhbat e della Puertolas supera il fastidio. (Avevo già raccontato di quando, in una indimenticabile Vedova Allegra, sempre in questo teatro con Luciana Serra e Roberto Frontali, il Maestro aveva concordato con Gino Landi e noi danzatori un bis, sorprendendoci poi la sera della prima con un ter non previsto: non vi racconterò la stanchezza e l'improvvisazione di cui dovemmo farci carico e quanto si divertiva ed era felice lui...)

Ovazioni meritatissime dalla sala tutta esaurita per Oren e Enkhbat, ma anche per la Puertolas e per Salas, a sugello di una serata perfetta e indimenticabile.