Locandina dello spettacolo
La prima cosa che salta all'occhio di questa produzione del Balletto di Roma è quanto siano splendidi i suoi danzatori! Belli, bravi, giovani, motivati, unisoni, una vera gioia per i nostri occhi.
Peccato che, come inizia a capitare troppo frequentemente, si debbano misurare con una creazione decisamente inferiore alle loro capacità.
Questo
Contemporary Tango prodotto con generosa volontà dalla compagnia romana, delude principalmente per la pochezza dell'impianto drammaturgico. Questa la presentazione dello spettacolo (di un programma di sala neanche l'ombra): "l'opera attraverso l'uso del linguaggio contemporaneo vuole raccontare un ballo: il tango sociale che sempre più sembra diffondersi nel nostro pianeta". Tutto e niente. In verità sembra nascondere solo la volontà di farne un'operazione alla moda.
Il sipario si apre su un bell'impianto scenografico, lontano anni luce dalla classica e abusata inquadratura tutta nera, tipica di tanta danza, illuminata dal bel disegno luci ad opera di Emanuele Di Maria. E siamo ancora felici e speranzosi.
A breve entra in scena la solita donna delle pulizie che posiziona una decina di sedie: in quante altre produzioni poi si è svelata come una vamp, una serial killer e altro ancora? Subito dopo entrano i danzatori da una quinta dietro alla fila di sedie, rendendo l'ingresso decentrato e poco logico. Ci riprendiamo quando si accomodano sulle sedie per togliersi le scarpe da strada e indossare quelle da ballo, come effettivamente succede in qualsiasi milonga, anche se qui giustamente restano a piedi nudi.
Analizzando questo incipit viene da domandarsi: cosa ha apportato alla narrazione questa pulitrice, che posiziona svogliatamente le sedie del lato sinistro per poi attraversare la scena di corsa visibilmente in ansia per posizionare quelle sull'altro e finire sulla nota che chiude il primo brano? A cosa serve mettere le sedie quasi a sbarramento della quinta di accesso che simula la porta di ingresso a questa milonga e avere un ingresso defilato e del tutto irreale? Perché poco dopo essere entrati, i danzatori devono spogliarsi e restare tutti in mutande? Forse perché entriamo nella zona o onirica dello spettacolo dove i sogni possono diventare realtà? Chi avrebbe mai sospettato che un uomo e una donna si incontrano in una sala da ballo e poi sognano di trovarsi in mutande?!? Ci sentiamo quasi offesi: siamo trattati proprio come stupidi... Oppure perché due uomini ad un certo punto debbano tirarsi su i pantaloni ed infilarsi delle scarpe da donna di paillettes rosse che devono essere state rubate alla produzione di Priscilla...per essere politically correct? Per alludere alla tradizione che vedeva gli uomini ballare tra di loro? Certo non con le scarpe da donna con il tacco...e potrei continuare a lungo, tante sono le ingenuità e le banalità in cui si perde la coreografa.
Oppure il senso, il significato, è molto più profondo o introverso e allora prego la produzione di preparare un programma di sala che illustri il pensiero artistico. Io non l'ho proprio trovato.
Lo stile coregrafico non brilla per originalità, né per urgenza compositiva: molti passi, pochissime prese, qualche accenno alla
salida basica del tango e poco altro. Qualche passo a due riesce a creare una qualche
atmosfera e gli assoli di Kledi Kadiu sono cuciti sulle sue capacità e sulla sua bella danza felpata.
Non avevo mai visto lavori di Milena Zullo e sono rimasto male, visto che il suo nome è sulla piazza da parecchi anni...forse è rimasta vittima di un'operazione che non ha sentito sua...certo che lo spettacolo è lungo un'ora di noia pura.
Come accennavo prima, lo salvano degli splendidi danzatori, curati e amalgamati dalle cure del Maitre de Ballet Piero Rocchetti, bravissimo a giudicare da quanto visto in scena, dai costumi di Giuseppina Maurizi e
dalle splendide melodie composta da Astor Piazzolla in primis. Alle sue bellissime creazioni si aggiungono quelle di Lucio Demare, Osvaldo Pugliese e Angel Villoldo: un tappeto musicale meraviglioso che abbiamo quasi detestato per la violenza con cui la regia audio ce l'ha sparato nelle orecchie! Un vero peccato...
Kledi, impeccabile tecnicamente, emerge dal gruppo senza tuttavia staccarsene troppo, affiancato da tanti altri bravi danzatori che avremmo voluto citare, ma di cui non possiamo sapere i nomi. Diciamo solo che la sua partner e l'altro danzatore che con loro si esibiscono un passo a tre, sono stati eccellenti: spiace non poterne citare i nomi.
Che peccato...detesto assistere e dovrebbe scrivere di spettacoli incompleti: a mio avviso sono dei veri
attentati al già fragile pubblico del teatro di danza.
Sala piena al Teatro Sloveno di Trieste, pubblico partecipe. Il Circuito Danza del Friuli Venezia Giulia, emanato dal Ministero per i Beni Ambientali e Culturali e gestito dalla a.Artisti Asscoiati di Gorizia, prosegue nella sua opera di diffusione della danza in tutta la regione: da Trieste a Sacile, da Tolmezzo al mare e di questo non possiamo che essergliene grati!