Resto sempre stupito di fronte alla capacità dei Bellanda (Lia Claudia Latini e Giovanni Gava Lenarduzzi) di creare movimento, sequenze, coreografie, talmente uniche e particolari da non essere riconducibili a nessun'altro stile o tecnica, precisamente riconoscibile.
Stavolta mi trovavo di fronte ad un loro titolo a serata intera e mi chiedevo cosa ne avrebbero fatto, spaventato dal fatto che la loro circolarità di movimento potesse soltanto avvilupparsi su sé stessa, senza riuscire veramente a raccontare qualcosa. Ovviamente, e fortunatamente, mi sbagliavo.
Non solo raccontava molto attraverso il movimento ma lo faceva anche grazie a degli interessanti contributi video (ad opera di Francisco Montes e Brendan Canarie) e alla gradita presenza di Daniele Tenze, scienziato e danz'attore, che ha fatto sfoggio di alcuni dei suoi bellissimi talenti, fungendo da collante tra le varie sezioni, recitando, danzando, cantando accompagnandosi con la chitarra elettrica: bravissimo! L'ispirazione per questa creazione prende spunto dal “Discorso di Aristofane” contenuto nel “Simposio” di Platone, e vuole esplorare il continuo desiderio di ricongiungimento che anima i corpi. La serata è suddivisa in quattro sezioni distinte: l’origine, l’incontro, la scoperta, il dono.
Effettivamente come recita il comunicato stampa la loro è "una danza sensuale - fatta di prese morbide ma anche di un comporsi e scomporsi dei corpi in modo incredibilmente naturale" che è proprio ciò che cerco di raccontare quando parlo della circolarità delle loro coreografie. Ancora "il nostro è un viaggio all’interno della relazione di coppia e dentro noi stessi e la nostra consapevolezza finalizzato alla ricerca consapevole della nostra identità" spiegano Claudia e Giovanni. Giovanni si infila sotto un telo di stagnola dorata, una coperta isotermica come quelle che si vedono usare nelle operazioni di soccorso, per stabilizzare la temperatura corporea dei feriti. Ma in questo caso produce suono, riflette luce e crea uno strano essere che da mostro diventa vittima di una delle personificazioni di Daniele. Da lì in poi è un continuo susseguirsi di momenti recitati alternati a momenti di danza, dove la danza è tanta, generosa, innovativa e piena di pathos. Nonostante tutto ciò, e come sempre, nemo propheta in patria quindi anche per i nostri due è più facile vincere una vetrina di danza contemporanea a Taiwan o una residenza artistica ad Hannover, piuttosto che circuitare le loro produzioni in Italia ma sono sicuro che a breve raggiungeranno il successo e la fama che meritano che li riempiranno di commissioni per le migliori compagnie contemporanee di danza.