mercoledì 23 marzo 2016

LA SAGRA DELLA PRIMAVERA/BOLERO 19 marzo 2016

Locandina dello spettacolo

E' stata una grande emozione: era da tanto tempo che non mi commuovevo a teatro.
Grazie Michele e grazie agli splendidi danzatori della MM Contemporary Dance Company.

Il dittico composto da La sagra della primavera e Bolero è stato un bellissimo regalo da parte degli Artisti Associati di Gorizia, capitanati da Walter Mramor, a noi appassionati di contemporaneo, regalo che spero vorranno riproporre ancora qui in regione.

Bellissimo perchè Michele Merola ha saputo fare della sua compagnia un'isola felice, una realtà silenziosa ma prestigiosa e di altissimo livello: un gruppo di 5 danzatori fedelissimi (Enrico Morelli, Paolo Lauri, Stefania Figliossi, Giovanni Napoli e Lorenza Vicidomini) lo seguono con passione, ai quali si stanno aggiungendo via via gemme sempre più preziose.
La bravura dei danzatori e l'umiltà di Michele ne fanno una caso unico in Italia. A fronte di tante compagnucole à la page, di direttrici roboanti e di coreografi presuntuosi, la MM si conferma una compagine che si interessa ai fatti, più che alle parole.

Ce lo dimostra in primis Enrico Morelli che ha il coraggio di affrontare un capolavoro intoccabile, come La sagra della primavera di Igor Stravinsky, una dei capolavori musicali e coreografici del Novecento: intoccabile perchè contrassegnato da tanti ricordi visivi che quelle note ricordano dalla versione di Bejart a quella di Edward Clug a Fantasia di Walt Disney.
La dote principale di Enrico è sicuramente la musicalità, la capacità di rendere tutti i colori, i contrappunti e le voci della partitura rappresentandoli coreograficamente, assieme ad una grande abilità nel dosare i pesi scenici nei momenti di assieme, così come nei duetti o nei soli.
L'idea registica è altrettanto interessante, pregna di concetti storici e filosofici che la brochure di sala ci svela, dimostrando anche lo spessore umano del coreografo.
Grazie - veramente grazie - alle splendide luci di Cristina Spelti, il brano inizia lasciandoci a malapena intravvedere un corpo esanime trascinato con una catena da un lato all'altro del palcoscenico, mentre dalla graticcia oscillano dei ganci da macelleria, anche loro appesi a delle catene. Momenti di buio si alternano ad altri di fioca illuminazione e, ad ogni riaccensione, la scena si popola di qualche nuovo danzatore, fino alla prima esplosione orchestrale che da il via al rito. Da lì in avanti è un continuo susseguirsi di una danza fluida ma potente, di assiemi, di duetti, trii e quant'altro la partitura musicale suggerisce e richiede. Fino al momento in cui si delinea chi sarà l'Eletto, il nuovo capro espiatorio.
Questa volta tocca alla danza meravigliosa, forte, matura e personalissima di Giovanni Napoli,
generoso ed immenso in questo ruolo che lo porterà ad essere appeso a sua volta ad una catena. Assieme a lui meritano di essere menzionati tutti gli altri danxatori: Paolo Lauri, Fabiana Lonardo, Alessio Monforte, Miriam Re, Cosmo Sancilio, Gloria Tombini, Chiara Tonutti e Lorenza Vicidomini. Una lode particolare al carisma scenico di Nicola Stasi che cattura lo sguardo dello spettatore e a fatica lo si abbandona.

Dalla fisicità violenta della Sagra si passa alla poesia del Bolero di Maurice Ravel, almeno così mi sembra lo abbia sentito Michele Merola. Scorrendo il programma di sala ho scoperto che la partitura originale era stata rielaborata da Stefano Corrias e mi sono preoccupato. Inutilmente! Per le stesse ragioni riferite in merito alla coregrafia di Morelli, anche il Bolero mi ricorda immediatamente un tavolo rosso su cui un danzatore si esibisce fino allo stremo, circondato da altri danzatori. Invece neanche per un secondo mi è tornata in mente la creazione di Bejart, tanto forte è stata la creatività del trio Merola/Corrias/Spelti.
Anche se Merola cerca distanza dalla sensualità della partitura originale, rifugiandosi dietro il tema dell'incomprensione tra esseri umani, la sua danza, i duetti, i trii, i quartetti che si compongono sono permeati di sensualità, di contatto, di afflato. Ma poco importa la mia lettura. E' di nuovo la danza a rapirci, a portarci in alto. Ed ogni volta che la musica di Ravel incalza e viene frenata dalle interposizioni di Corrias, è lì che ci emozioniamo, mentre ci viene permesso di curiosare in attimi e momenti intimi e personali, sottolineati dalla splendida scenografia mobile che a volte nasconde e a volte rivela le storie dei nostri.
Una bellissima rilettura del capolavoro di Ravel con Enrico Morelli al centro di tanti dei momenti più
intimistici.


Molto belli i costumi di Nuvia Valestri per la Sagra e quelli Alessio Rosati per il Bolero, anche se i pantaloni bianchi del finale di Bolero avevano per i miei gusti il cavallo troppo basso e non aiutano molto i danzatori. Sala piena e pubblico entusiasta.

Due ultime considerazioni più tecniche: i miei complimenti per il progetto Agorà che la MMcompany porta avanti! I risultati si vedono nei tanti giovani che animano la compagnia con nuova energia, consapevolezza del repertorio e per questa danza sempre piena, rotonda, pastosa. Infine un pensiero per la compagine femminile. Nel panorama di danza delle compagnie contemporanea italiane, vedo ormai solo ginnaste o mere esecutrici, surclassate per teatralità e talento dai maschi. Le danzatrici di questa compagnia sono dei felini, cariche di personalità e con linee incredibili....evviva!


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