Non c'è niente da fare: Maša Kolar come Direttrice non sbaglia un colpo! E anche questa nuova produzione, che chiude una stagione molto felice nella storia del Ballet CNT Rijeka, centra il colpo, posizionandosi come uno spettacolo dai molteplici livelli di lettura.
Forse è il sapere che il coreografo Nadav Zelner è israeliano che influisce sul mio pensiero ma credo sia indiscutibile che questi 55 minuti di spettacolo possono essere goduti come solo movimento ma anche cercando paralleli con la storia che ci avvolge e coinvolge in questo periodo: guerre, esodi, migrazioni, sofferenza, emarginazione.
Il titolo completo della produzione è "Grand Finale: la tartaruga e la cabina telefonica" e sono in effetti entrambe delle vere protagoniste. Tutti i danzatori indossano un carapace che forse è uno zaino, forse una casa portatile dove conservare quello che serve nel pratico e alla memoria, anche se alla fine si rivela essere soltanto un piumino da indossare, per ripararsi. Invece solo alcuni di loro entreranno nella vera cabina telefonica piazzata in proscenio, a sinistra, dove comunicheranno a turno con amici e parenti lontani raccontando di gioie e dolori, di novità e di nostalgie, riuscendo a giungere ai nostri cuori anche se parlano lingue diverse dalla nostra e i soprattitoli sono solo in croato...
Il linguaggio coreografico di Zelner è molto interessante e personale, tant'è che è quasi impossibile classificarlo in uno stile preciso, visto che non è propriamente contemporaneo né hip hop, ma ha indubbiamente la forza e la capacità di arrivare dove vuole, raccontando storie e scuotendo gli animi.
È uno spettacolo difficile da raccontare per le molteplici immagini e suggestioni, per la velocità a cui viaggia e perché va vissuto personalmente, individualmente.
I danzatori - magnifici tutti! - sono stati Thomas Krähenbühl, Federico Rubisse, Valentin Chou, Ali Tabbouch (questi due protagonisti di due bellissimi assoli, cucitigli addosso con perizia sartoriale), Alejandro Polo, Álvaro Olmedo, Laura Orlić, Mio Sumiyama, Janne Boere, Noa Gabriel Siluvangi, Soyoka Iwata e Maria Matarranz de las Heras (strepitosa nel suo momento nella cabina telefonica!).
Molto belli i costumi di Maori Zabar dalle eleganti cromie, strepitoso il disegno luci di Dalibor Fugošić che illuminava un suggestivo impianto scenografico urbano di Eran Atzmon.
Teatro pieno, pubblico esultante con ridda di applausi e la sensazione che Fiume/Rijeka sia una capitale nordica piuttosto che una cittadina della provincia croata...
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