Se è vero che tutti abbiamo delle preferenze, devo ammettere che "Chicago" è indubbiamente uno dei miei musical preferiti, che sia la versione cinematografica di Rob Marshall o quella teatrale di Bob Fosse: la musica di John Kander, il libretto di Fred Ebb e l'età d'oro del jazz mi piacciono e mi divertono particolarmente.
La storia può essere riassunta nel bisogno di diventare protagoniste a qualunque costo di alcune ragazze, in questo caso principalmente Velma Kelly e Roxie Hart, disposte a tutto pur di apparire almeno per una volta, sulla prima pagina di un quotidiano. E non importa quale sia la ragione: va bene anche per aver compiuto un omicidio. Nel nostro contemporaneo fatto di social e apparire, questo tema è di un'attualità sconcertante anche se ribalta il dramma che stiamo vivendo legato quasi solo ai femminicidi. Completano la storia avvocati spregiudicati, cronisti poco attendibili e spettatori morbosi.
Inizio col dire che lo spettacolo in generale mi è piaciuto molto, anche se poi scriverò delle cose che potrebbero far pensare il contrario.
Chiara Noschese ha portato in scena la sequenza originale del musical teatrale, unendola visivamente alla versione cinematografica: se quella teatrale di Bob Fosse è molto "spartana", totalmente in bianco e nero, e chiede allo spettatore la capacità di immaginare e ricollocare con la fantasia quanto sta succedendo in scena, questa è un felice connubio tra le due. È aiutata oltremodo dagli strepitosi, coloratissimi, magnifici costumi disegnati da Ivan Stefanutti, incorniciati nella semplice ma ricca scenografia di Lele Moreschi, illuminati entrambi in maniera ineccepibile dal fantasmagorico disegno luci di Francesco Vignati. Chiara è una veterana del teatro musicale italiano e in effetti la sua regia non mostra il fianco a nessuna critica tanto è puntuale, ricca di dettagli, e curata sulla singola costruzione dei personaggi , quanto nell'equilibrio delle masse e dei pesi scenici: brava!
Non ho amato la traduzione e l'adattamento in versi italiani che mi è sembrata molto datata nonché poco funzionale. In merito alle coreografia, mi ha disturbato in diversi momenti l'uso limitato delle braccia dei ballerini, costretti a non usarle dai gomiti in poi o a tenere spesso le mani chiuse a pugno o in piccoli gesti non fondamentali o coerenti alla situazione.
Venendo al cast posso dire che, a parte una eccezione, è superlativo. A partire dalla Mama Morton interpretato dalla stessa Chiara Noschese, con voce e presenza da regalare, alla splendida Roxie Hart interpretata da una deliziosa Giulia Sol. Nel comparto maschile la gara tra Brian Boccuni, beffardo e potente nel ruolo dell'avvocato Billy Flynn, Cristian Ruiz, che scolpisce un Amos Hart da brivido con tanto di applausi a scena aperta, e Luca Giacomelli Ferrarini, una Miss Mary Sunshine che potrebbe interpretare diversi ruoli da soprano nei nostri teatri d'opera sorprendendo critici e pubblico, è aperta e non saprei proprio a chi dare lo scettro.
L'ensemble trasuda energia, presenza e capacità in ogni singola scena o controscena che sia e li cito tutti con piacere: Federica Basso, Camilla Esposito, Anna Foria, Lorissa Mullishi, Vittoria Sardo, Carolina Sisto, Camilla Tappi, Pietro Mattarelli, Giovanni Abbracciavento, Mattia Fazioli, Alfonso Maria Mottola, Kevin Peci, Andrea Spata, Raffaele Rudilosso, Veronica Barchielli e Ilario Castagnola.
Non chiedetemi nulla di Velma Kelly, vi prego.
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