CARMEN
Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy,
dalla novella omonima di Prosper Mérimée
Prima rappresentazione Parigi, Opéra-Comique, 3 marzo 1875
Musica di Georges Bizet
Carmen Luciana d’Intino
Don José Andrea CarèEscamillo Lucio GalloMicaëla Serena GamberoniFrasquita Yukiko AragakiMoralès e Il Dancaïre Nicolò CerianiMercédès Cristina DamianIl Remendado Gianluca SorrentinoZuniga Federico BenettiE' uno spettacolo che sta facendo molto parlare di se e, di questi tempi, è già bene!
Fa parlare alcuni che amano la Spagna folcloristica e speravano di ritrovarla sul palco del Verdi con i finti archi della Plaza de Toros di Siviglia, le gonne a falda, con le balze (guarda caso dallo spagnolo falda si traduce gonna); fa parlare altri che criticano a priori le produzioni locali senza averle viste.
Secondo me è un ottimo spettacolo e ha il pregio di suggerire invece che essere didascalico.
Prendendo ad esempio l'Habanera che Carmen canta nel primo atto o quadro, l'interpretazione risulta molto convenzionale: non che sia un difetto, anzi! Abituati a Carmen a piedi nudi, ammiccanti a manetta, con ameno una spallina caduta, talvolta quasi danzatrici di lap dance, ritornare ad una tradizionale Carmen che indossa le sue morigerate scarpette nere con il tacco, che è sicura di sé senza dover per forza sembrare una meretrice, è inaspettato, ma ci ha piacevolmente rassicurato, senza precluderci il piacere di sentirci in Spagna o di farci rapire dai bellissimi suoni emessi da questa sirena/zingara.
La regia di Carlos Saura, ripresa con passione da Elisabetta Brusa, è molto accurata e piena di dettagli: dal veritiero cambio della guardia ai giochi dei bambini, dall'uscita delle sigaraie attese dai propri mariti e fidanzati alle controscene delle comparse e del coro. In più, come nel teatro delle ombre, Saura gioca e racconta molto con questo mezzo: la lite tra Carmen e Manuelita nel primo atto, il nascondiglio di Micaela nel terzo e la tensione di José nel quarto, sono suggerite da silohuette stagliate dietro ai fondali retroilluminati....bella idea! Bellissime le luci disegnate da Jose’ Louis Lòpez Linares. L'allestimento scenografico di Laura Martinez è minimalista e lascia protagonista la bellezza della musica: si basa solo su grandi pannelli semi trasparenti, illuminati posteriormente e di varie altezze che movimentano il palcoscenico, suggerendo i locali della manifattura, l'osteria di Lilas Pastia, l'esterno dell'arena e anche le montagne, forse la scena più suggestiva. Ecco come fare lirica senza spendere fortune e lasciando lo spettatore libero di volare con la fantasia, ma concentrato sulle caratteristiche principali di un'opera: la musica e il canto.
I costumi di Pedro Moreno sono rispettosi della tradizione, ma spostati avanti nel tempo: echi di novecento e del Franchismo aleggiano tra le gonne delle donne e i costumi dei militari. Scarna, tristarella e molto convenzionale la coreografia che apre il secondo atto ad opera di Goyo Montero.
Dal punto di vista musicale Donato Renzetti decide di guidare una Carmen vocalmente di altissimo livello (Escamillo a parte) con il pregio di non sottolineare troppo gli arabeschi spagnoleggianti, rendendola però poco colorata, poco mediterranea, sobria e poco incalzante. Interpreta l'Ouverture enfatizzando i fiati, sacrificando gli archi e rendendola leggermente troppo staccata e "marciata", privandola di quella commistione di sonorità spagnole e temi di amore. Alcuni tempi sono troppo lenti e i cantanti accelerano, scappandogli di mano.
L'Orchestra suona bene quest'opera di Bizet ed è inappuntabile anche la sezione dei fiati.
Il Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste è come sempre una garanzia sia musicalmente che scenicamente: un plauso a loro e al Maestro Paolo Vero per la grande resa.
Luciana D'Intino é un vero mezzosoprano, con una voce sicura e importante. Tecnicamente ineccepibile in tutto quello che ha cantato, come fosse il frutto di una registrazione discografica, cede purtroppo sul versante interpretativo. Carmen non è il suo personaggio, algida e severa come appare nei primi due atti anche se un miracolo avviene tra le montagne dove subentra il dramma e lei centra il personaggio: il suo assolo nel "terzetto delle carte" è forse il momento più alto dello spettacolo. Il rapporto tra la D'Intino e Renzetti in buca crea un momento speciale che tutto il pubblico del Teatro Verdi percepisce.
Nel comparto femminile Serena Gamberoni è una Micaela sublime: bellissimo timbro sopranile, interpretazione fresca e perfettamente aderente al personaggio, intensa specialmente nei momenti più drammatici, canta splendidamente sia la sua bellissima aria Je dis che rien ne m'épouvante sia il duetto Parle-moi de ma mère.
Il Don José di Andrea Carè è ugualmente fresco, saldo e strepitoso: voce di grande volume con acuti generosi e sicuri, è anche un buon attore nel mostrare il tormento che precede l'uccisione di Carmen, così come nelle costruzione del suo personaggio con le titubanze che lo trasformano da soldato ad assassino. Bravo!
Molto perplessi lascia, invece, l'Escamillo di Lucio Gallo, tecnicamente poco sicuro e con emissioni spesso sforzate, vibrate e soverchiate dall'orchestra.
Spicca all'orecchio la Frasquita di Yukiko Aragaki, agevolissima negli acuti sopranili, ma ben si difende anche la Mercédès di Cristina Damian.
Molto bene Nicolò Ceriani nel doppio ruolo di Dancaire (ammalato alla seconda replica) e di Moralés; bene Gianluca Sorrentino come Remendado e molto valido l'apporto di Federico Benetti come Zuniga
Deliziosi I Piccoli Cantori della Città di Trieste, diretti da Cristina Semeraro.
Teatro stracolmo, ma pubblico poco incline all'applauso che invece sarebbe stato meritato per questo bellissimo secondo spettacolo della Stagione lirica 2013!
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