lunedì 24 giugno 2019

CARMEN 21 giugno 2019

Locandina dello spettacolo

E' una Spagna folcloristica e tradizionale quella che troviamo sul palco del Verdi con i finti archi della Plaza de Toros di Siviglia, le gonne con le balze, Carmen a piedi fintamente nudi, ammiccante a manetta, insomma molto convenzionale e lontana anni luce dalla Carmen di Carlos Saura di 6 anni fa. Nulla di male, ma un po' banalotta, quello si.


Carlo Antonio De Lucia che firma lo spettacolo quasi totalmente, a parte i costumi di Svetlana Kosilova e la collaborazione alle scene di Alessandra Polimeno, legge questa Carmen nel rispetto della tradizione, curando l'interpretazione di tutti, abusando un po' con le corse dei "Piccoli Cantori della Città di Trieste" che non so come riescano poi a trovare il fiato per cantare (come sempre splendidamente diretti da Cristina Semeraro). Sottolinea che anche al giorno d'oggi, più o meno quotidianamente, una donna muore per la gelosia, il bisogno di possesso, di un innamorato che si trasforma in carnefice, in assassino e la stampa ce lo conferma. Allora questa storia ci è più vicina e, anche se la messa in scena è filologicamente coerente con l'epoca della stesura dell'opera da parte di George Bizet, la sentiamo vicina come poche altre. De Lucia segue con grande cura la costruzione dei personaggi, delle controscene delle comparse ma, probabilmente per scarsità di tempo, trascura un po' il coro.


Dal punto di vista musicale il Maestro Oleg Caetani fa fatica ad avviare l'opera ed a tenere le fila dei cantanti e della fossa, poi si riscalda e tiene con più cura un occhio al palco ed uno alla sua orchestra che ha suonato particolarmente bene e con grande coesione.
Ketevan Kemoklidze è un'interessante mezzosoprano, con una voce sicura e importante. Tecnicamente ineccepibile in tutto quello che ha cantato, come fosse il frutto di una registrazione discografica, è credibile anche nel versante interpretativo, nonostante personalmente io preferisca delle Carmen meno meretrici.


Nel comparto femminile Ruth Iniesta, dopo qualche confuso attacco iniziale e un fraseggio poco chiaro, interpreta con freschezza una Micaela intensa, specialmente nei momenti più drammatici, cantando splendidamente sia la sua bellissima aria Je dis che rien ne m'épouvante sia il duetto Parle-moi de ma mère con Don Josè.
Il Don José di Gaston Rivero è ugualmente fresco, saldo e strepitoso: voce di grande volume con acuti generosi e sicuri, è anche un buon attore nel mostrare il tormento che precede l'uccisione di Carmen, così come nelle costruzione del suo personaggio con le titubanze che lo trasformano da soldato ad assassino. Bravo!
Bene anche l'Escamillo di Domenico Balzani, tecnicamente saldo, gran volume di voce e notevole presenza scenica.

Spicca all'orecchio  la Frasquita di Rinako Hara, agevolissima negli acuti, ma ben si difende anche la Mercédès di Federica Carnevale.
Molto bene Clemente Antonio Dailotti e Fulvio Valenti, che assieme alle appena citate ci regano un quintetto musicalmente ineccepibili. Ugualmente prestanti Carlo Torriani e Motoharu Takei che chiudono il comparto maschile.

Restiamo in attesa della conferenza stampa della prossima stagione per sperare in qualche titolo che manca da tempo e in una qualità che almeno ripeta quella riconquistata quest'anno! Buona estate!

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