mercoledì 12 novembre 2014

BALLET BLACK 11 novembre 2014


Locandina dello spettacolo

Fresco e piacevole inizio di stagione quello che ci propone il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nella sua casa del Politeama Rossetti di Trieste. Per l'inaugurazione del cartellone dedicato alla danza, abbiamo avuto il piacere di assistere ad un trittico ad opera del Ballet Black.
Questa compagnia inglese nasce dalla ferrea volontà di Cassa Pancho, una laureata della Royal Academy of Dance di Londra, che ha voluto idealmente proseguire il progetto creato da Alvin Ailey: una compagnia di neri (in questo caso aperta anche agli asiatici), con un repertorio ideato appositamente per le loro capacità atletiche ed interpretative. Fondato nel 2001 è appena approdato in Italia, tant'è che il suo titolo più celebrato A Dream Within a Midsummer Night's Dream ha debuttato in prima nazionale proprio stasera, a Trieste. Quindi, sempre "lode e gloria" alla dirigenza del teatro per averci portarto queste "chicche" sotto casa. A noi pubblico non resta che andare a teatro...giusto? Ma ci andate a teatro? Altrimenti non lamentatevi poi se li trasformano in supermercati o se tutto finisce ad Udine...

 Ma andiamo per ordine.

Lo spettacolo inizia con un trio di una noia e di una vuota banalità sorprendente. Una sequela di passi senza un vero perché. E neanche tanto originali. Brillano gli interpreti: tre danzatori dai fisici molto diversi, ma accomunati dallo stesso talento per il senso del movimento (i neri hanno il ritmo nel sangue! Non potevo non dirla...;-) Sulla musica di Paul Hindemith con costumi piuttosto mediocri di Rebecca Hayes, splendide luci non sappiamo ad opera di chi. Coreografia di Martin Lawrance.


Video "Two of a kind"
Per fortuna il brano che segue è invece un piccolo, prezioso gioiello: si intitola Two of a kind e ce lo regala Christopher Marney, un coreografo. Oltre ad utilizzare la tecnica della danza classica in modo originale e personale, è dotato di grande musicalità e di freschezza compositiva, con un bell'uso dei disegni coreografici, dei canoni, dei duetti e degli assoli. Veramente delizioso e, di nuovo, molto ben danzato. In scena due coppie (terrificanti i costumi gialli per le due donne), raggiunte solo per il finale, da altre due.

Ma il piccolo capolavoro prezioso di questa serata è A dream within A Midsummer Night's dream: capace di essere letto e capito anche da chi non conosce l'assurdo intreccio scespiriano. Inizia con una sequenza di pura tecnica accademica (ricorda un Balanchine primissima maniera) che viene stroncata dall'ingresso di un dissacrante Puck, in perfetta tenuta da Boyscout, con accessori tribali e varie altre diavolerie. La danza puramente classica sparisce per lasciare spazio ad altre forme espressive dei danzatori (anche vocali) che vengono portati in un bosco oscuro e resi vittime del volere del piccolo folletto. Tra cambi di costume vari, orecchie da asino, sniffate di cocaina, porporine magiche passaggi attraverso teli magici, ecco dipanato tutto il plot ideato dal Bardo dell'Avon. Godibilissimo e, come sopra, danzato con eleganza e rigore, nonostante il totale non-sense. Cito qui gli splendidi danzatori, visto che non ci è dato sapere chi interpretava quale ruolo: Cira Robinson, Damien Johnson, Joseph Alves, Sayaka Ichikawa, Isabela Coracy, Jakob Wie, Kanika Carr e Christopher Renfurm. Costumi gradevoli di Jean-Marc Puissant e coreografia, ma più che di coreografia parlerei di drammaturgia coreografica, di Arthur Pita, autore di ironia rara e di grande leggerezza, che si è servito di un collage musicale che univa Georg Fiedrich Handel a Cole Porter, Moisés Vivanco a Hart&Rodgers.




Platea abbastanza piena, pubblico attento e divertito.

Nessun commento:

Posta un commento