domenica 27 aprile 2014

SIX EPIGRAPHES/EN BLANC ET NOIR/ LE SACRE DU PRINTEMPS 22/4/2014

Oh bene! Sono proprio contento di poter fare pace con le coreografie di Edward Clug!
Ho amato il suo "Tango", odiato "Radio&Juliet", trovato inutile "Songs for the mating session" e meraviglioso il suo "Sacre": ora con "Six èpigraphes antiques - En blanc et noir" posso dire di avere visto un'altra sua serata completamente soddisfacente.
Il trittico che la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste ospita nell'ambito della stagione 2014 è di ottima fattura. La sala del Verdi di Trieste sembra poco adatta a spettacoli di questo genere: invece....eccezion fatta per la visuale dalla platea che taglia completamente le gambe ai danzatori!


Sia "Six épigraphes antiques" del 1914 che "En blanc et noir" del 1915, sono composizioni di Claude Debussy per pianoforte e ben si prestano allo stile asciutto e personalissimo di Clug. Belle idee coreografiche, prese insolite, formazioni originali, fanno di questo pezzo un bel manifesto della sua danza: piacevole, godibile e piena di fantasia. Nonostante l'abusato look "minimalista con calzino nero" sono rimasto affascinato dalla composizione coreografica nel vero senso della parola: pienamente aderente alla musica, raffinata e per nulla didascalica. Peccato che la musica non fosse eseguita dal vivo come per il "Sacre" che l'Orchestra del Lirico triestino suona consapevolmente guidata dalla bacchetta del croato Mladen Tarbuk, attento alla danza sul palcoscenico tanto quanto all'orchestra.
I danzatori del Teatro Nazionale Croato di Zagabria sono eccellenti, sia fisicamente che tecnicamente. Servono il coreografo Clug con dedizione e professionalità, evidenziando la totale digestione del suo vocabolario ed un'ottima duttilità che li porta ad essere danzatori sia classici che contemporanei.

Per quanto riguarda il secondo titolo in programma, vi ripropongo la recensione che avevo scritto in occasione di un'unica recita al Teatro Sloveno di Trieste nel marzo del 2013: nonostante ci siano danzatori diversi il mio giudizio non è cambiato.


Ma quando il sipario si apre per il secondo tempo dello spettacolo, restiamo inchiodati sulle poltrone perché succede una magia: abbiamo di fronte a noi un opera artistica di alto livello.
Tremavo all'idea dell'ennesima "Sagra della primavera": già tante letture, alcune stravolgenti l'originale, altre più classiche, ma soprattutto una serie di versioni capolavoro. Da quella di Bejart a quella di Pina Bausch, da quella di Angelin Preljocaj a quella originale di Nijinskj, tutte hanno lasciato un ricordo indelebile e sono contraddistinte da una cifra unica, che riduce sempre più la possibilità di trovare nuove strade.
La Sagra, come il Bolero di Maurice Ravel, come i titoli firmati dal compositore russo per George Balanchine, hanno ormai un corrispondente visivo talmente forte che è difficile scalzare nella nostra memoria questi rimandi, questi ricordi indelebili e bellissimi.
Ma Edward Clug ce la fa e trova una sua chiave di lettura: parte da Nijinskj, passa attraverso la Bausch e approda nel suo personalissimo linguaggio coreografico, fatto di innumerevoli movimenti.
Recupera il tema del primitivo e del sacrificio di una vergine che deve danzare fino alla morte in onore della divinità della primavera, affinché questa aumenti la fertilità della terra.
E lo fa presentandoci le donne con i pomelli rossi e le lunghe trecce, gli uomini con basette e baffi, a sottolineare l'iconografia tipicamente russa.


E' una danza musicalissima quella di Clug: abbiamo l'impressione di vedere gli strumenti musicali infusi, trasposti nei corpi dei danzatori, tanto gli accenti, le biscrome, sono cesellate e perfettamente aderenti alla splendida orchestrazione di Stravinsky. Se avete qualche minuto, scorrete il video che trovate in fondo alla recensione e potrete capire meglio quanto vi dico, nonostante sia un video della prima e ora lo spettacolo è molto più rodato e digerito dai danzatori.
Questi danzatori della compagnia di Zagabria rispondono perfettamente ai dettami del loro demiurgo e danzano benissimo, con un unisono invidiabile, come se fossero un solo corpo: bravi! Vitale e accattivante l'Eletta di Edina Plicanic.


E poi il coup de theatre: ad aiutare la fertilità giunge l'acqua... Se Pina Bausch aveva sottolineato la corporeità, l'appartenenza del Sacre al suolo, al mondo, alla crosta terrestre, riempendo il palco di terriccio, Clug lo inonda di acqua e trasforma la coreografia in un susseguirsi di scivolamenti, di instabilità, di allontanamenti e rientri nel gruppo fino al bellissimo finale, dove il corpo esanime dell'Eletta, viene lanciato a pelo d'acqua nell'angolo di fondo del palco. La luce si spegne e partono applausi liberatori e convinti.


Il pubblico del Verdi, come sempre, disdegna la danza e stavolta dobbiamo ringraziarli: una gentilissima Maschera ci ha concesso di spostarci a fondo sala nelle file libere, riuscendo così a vedere anche i piedi dei danzatori

sabato 19 aprile 2014

THE BEST OF MUSICAL 18/4/14

Locandina dello spettacolo

Un viaggio attraverso le storie, il fascino e soprattutto la musica.
Ecco, a parte la prima parte, per il resto mai frase di presentazione poteva essere più azzeccata.
Chiara Noschese cura il progetto narrativo e la regia anche se di narrazione, a parte il credibile cammeo iniziale di Martina Colombari, non c'è traccia.
Questa è stata la prima sorpresa: mi aspettavo di vedere sfruttata soltanto la bellezza di Martina Colombari. Invece nelle poche battute che dice ho l'impressione che stia diventando una brava attrice...ma, non avendo la televisione, non posso dire molto altro. In ogni caso, nel corso dello spettacolo, balla senza differenza rispetto ai più titolati colleghi tersicorei. Quindi se la sua presenza voleva essere un richiamo per il grande pubblico, tanto di cappello perché è presente, senza invadere un campo che non è il suo.

Tornando allo spettacolo - che sarebbe meglio definire "concerto coreografato" - tutto fila liscio, con grande maestria e dispiego di mezzi.
Proiezioni e luci bellissime di Maurizio Fabretti, costumi elegantissimi di Emporio Armani (a parte uno che faceva sembrare incinta colei che lo indossava), coreografie scoppiettanti, adeguate e strepitose ad opera di Eleonora Lombardo, e su tutte una direzione musicale inappuntabile ad opera di Simone Manfredini e un sound design eccellente di Armando Vertullo.

Prima riflessione: eh si, nel musical, i soldi fanno la differenza.
Seconda riflessione: quanti bravissimi protagonisti nostrani sono nati e cresciuti a partire dal "A chorus line" della Compagnia della Rancia?
Terza riflessione: riusciranno ad avere un adeguato futuro in questo irriconoscente paese?

Ma che bravi.
Che bravi!
CHE BRAVI!                                                            La Taverni in azione


Tutti gli artisti in scena sono delle macchine vocali sulle quali primeggia Francesca Taverni: vocalmente capace di tutto, ma anche ottima ballerina e con grande presenza scenica, indimenticabile in "The winner takes it all". Brava!
Seguono a ruota tutte le star italiane delle quattro principali produzioni che Stage Italia ha messo in scena negli ultimi anni: Loretta Grace, Arianna, Marina Maniglio, Lucia Blanco, Elisa Lombardi e Chiara Materasso per il versante femminile; Michel Altieri, Michele Carfora, Timothy Martin, Gabrio Gentilini, Massimiliano Pironti e Giacomo Angelini in quello maschile. Se all'inizio dei nostri performer potevamo dire che erano bravi cantanti o attori o ballerini, ora dobbiamo riconoscere a tutti loro un'abilità a tutto tondo: sono tutti eccellenti...almeniìo in quello che ci hanno fatto vedere!
Volendo regalare qualche stella di benemerito direi che sono rimasto colpito dalla verve "danzereccia" di Gabrio Gentilini e di Massimiliano Pironti; dalle voci potenti di Loretta Grace e Timothy Martin,, in particolare in "Disco inferno" tratto da "La febbre dl sabato sera"; dalla navigata esperienza di Michel Altieri e  Michele Carfora, ad esempio nel "I have a dream" tratto da "Mamma Mia" degli Abba che apre il secondo tempo; ancora la Taverni e la Grace in un "Dancing queen" quasi a cappella di rara bellezza.

Completano la serata 8 danzatori di grande qualità, che integrano, supportano, arricchiscono le varie scene musicali tratte oltre che da Mamma mia e La febbre del sabato sera, anche da Sister act e da La bella e la bestia. Veramente una bella serata all'insegna della qualità musicale, all'insegna del divertimento, della leggerezza e della simpatia!

Il pubblico riempiva solo mezza sala, ma nel finale ha applaudito e partecipato come fosse all sold out! Bravi triestini: la qualità sapete ancora riconoscerla


ENRON 16/04/2014

Locandina dello spettacolo

L'idea è decisamente interessante. Soprattutto in virtù del fatto che siamo ancora totalmente immersi in questa situazione. Parliamo della crisi che ha coinvolto, stravolto e annientato il capitalismo e con lui la speranza che la ricchezza fosse alla portata di tutti, purché dotati di dedizione al rischio, investendo in finanza o speculando senza scrupoli.
Questo è quello che ha fatto per quasi quindici anni la mente malata di Jeffrey Skilling, amministratore delegato del colosso texano Enron, all'epoca monopolista energetico in molti stati americani, convinto che la stessa potesse essere scambiato come le azioni in Borsa. Tutte le geniali intuizioni di Skilling e della sua creatura vengono spiegate al popolo con grande chiarezza e buona didattica, tant'è che uscendo dalla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di Trieste, ho avuto finalmente la sensazione di aver capito come funziona la finanza. Invece no, E' durato poco: già mentre scrivo questi pensieri, sono assalito da numerosi dubbi...non credo che sarà mai materia comprensibile per il mio cervellino!

Quindi l'operazione teatrale tratta dal testo, bello ma bisognoso di qualche taglio, di Lucy Prebble è molto interessante: scritto nel 2009 dopo 4 anni di intense ricerche, ha fatto tutto il percorso di escalation dai palcoscenici Off di Londra per approdare a Broadway.
Vive grazie alla super scenografia in rete metallica ideata da Federica Parolini, sviluppata su due piani
orizzontali a ricreare l'interno e l'esterno super moderno di una tipica sede bancaria o assicurativa, tutta finestre e modernità. E' arricchita dai costumi di Silvia Aymonino che sottolineano, suggeriscono, esplicitano la vicenda e i luoghi in cui si svolge, e dalla geniale regia di Leo Muscato, anche traduttore del testo, coadiuvato dalla scrittura fisica di Michela Lucenti. Molto interessanti i video di Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii e spettacolare il disegno luci di Luca Bronzo.

Il regista le prova tutte per cercare di alleggerire un testo che tutto è fuorché leggero: introduce animali fantastici - i Raptors - balletti piuttosto scadenti, situazioni surreali, contributi fonici e video a iosa, tutto pur di rendere il testo e la storia scorrevole e tollerabile.
Ma gli riesce solo in parte: tutti gli spettatori seduti sulla mia fila sono scomparsi durante l'intervallo e il signore seduto alle mie spalle, uscendo, ha esclamato: "mama mia, no ne podevo più..."
In effetti ogni tanto la testa cede e lo spettacolo avrebbe avuto bisogno di generose sforbiciate qua e la. Nonostante l'impegno ammirevole profuso da tutti gli interpreti, non decolla, anzi spesso si trascina.
Il cast è poco omogeneo. Talvolta sembra di essere di fronte ad una compagnia poco più che amatoriale, dalla quale dobbiamo tirare fuori Alessandro Averone, interprete di Skilling, che mostra invece capacità e professionalità di tutto pregio.

Lo spettacolo che chiude la stagione di prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, ha richiamato poco pubblico, così poco che mi ha fatto fare le solite riflessioni sulla necessità di personaggi di richiamo e sul fatto che solo certi titoli riescano a riempire la Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti...mah!?!
Possibile che non esistano spettatori curiosi di vedere opere nuove?
Possibile che siamo ancora fermi all'Otello e al Lago dei Cigni?

In qualche modo questi manager sono i Macbeth del mondo aziendale globale. E le conseguenze delle loro azioni, ora come un tempo, ricadono e distruggono il destino di migliaia di individui. Sono il perfetto materiale della tragedia tradizionale.
Lucy Prebble

giovedì 10 aprile 2014

SLAVA'S SNOWSHOW 9/3/214

Locandina dello spettacolo

Eh si: è impossibile non ritornare bambini assistendo ad uno spettacolo di Slava....ritrovi l'innocenza dello sguardo, lo stupore dell'attesa, la gioia della sorpresa.

A parte il bambino alle mie spalle che per tutto lo spettacolo ha pronunciato frasi tipo "Impiccati!" quando il clown entra con un cappio o "'mazite!" quando era trafitto dalle frecce o infine "Morimo tutti!" quando siamo stati avvolti da qualcosa che non vi racconto per dovere di suspence, per il resto siamo tornati tutti bambini: naso in su a sognare, immaginare, sperare. Ah no, il ragazzo vicino da me aveva molto da fare con il suo cellulare la cui luminosità dello schermo rischiarava fino ai Dardanelli....ma cosa vengono a fare a teatro?

 Slava's SnowShow è in tournée da circa 7 anni ed ha riscosso successi ovunque. Se ne è parlato è scritto ovunque, quindi non starò a rubarvi tempo inutilmente. Non posso fare altro che unirmi al coro di plausi e approvazioni e dire che riesce a costruire delle atmosfere rare e preziose, toccando momenti di altissima poesia, specialmente quando crea e mantiene certe tensioni con l'immobilità, sciogliendole poi con un minuscolo gesto risolutivo.

Pioggia di bolle di sapone, tormente di neve, invasioni di palloni giganti, ragnatele infinite, naufragi in mari di nebbia, squali improbabili e momenti altamente poetici come quando Slava duetto con il suo stesso braccio inserito in un cappotto appeso: degno di Charlie Chaplin!

Per il resto non c'è altro da raccontare perché dovete viverlo e vederlo, andando a teatro! Nuovamente, uno spettacolo a mio avviso da non perdere.

A proposito, genitori del bambino alle mie spalle, siete sicuri che vostro figlio non abbia bisogno di fare quattro chiacchiere con uno bravo? Ma proprio bravo...


giovedì 3 aprile 2014

RUFUS WAINWRIGHT 29/03/2913

Locandina del concerto

Rufus.
Amo la sua musica da quando l'ho scoperta, per fortuna diversi anni fa, ma era la prima volta che lo sentivo live. E' stata una grande emozione, anzi una sorpresa: a mio avviso è uno dei pochi artisti che in live migliora!

Il concerto di sabato 29 marzo alla Gallusova Dvorana dello Cankariev Dom di Lubiana è stato una vera gioia. Pensavo sarebbe stato accompagnato da qualche musicista, invece fatta salva la partecipazione della sua sorellastra Lucy Wainwright Chase (che gli fa da supporter sia per l'apertura del concerto che in alcuni duetti: divertente quello in cui viene annunciata come Liza Minnelli e appare imparruccata e alticcia), si è presentato solo, soletto, in versione acustica con pianoforte a gran coda e chitarrra, con grande umiltà e generosità.
Vedere quel catafalco di sala con la sola platea abbastanza piena non deve essere stato di grande carica per il nostro, eppure ci ha regalato due ore di concerto in cui non si è risparmiato nulla: da filati interminabili, ad acuti svettanti, ai meravigliosi colori del suo curioso timbro vocale. Nelle incisioni sono rimasto talvolta infastidito dalla voce nasale, metallica di Rufus: dal vivo diventa tutt'altro, tanto è il carisma, la melodia, la bravura, la poesia, l'eleganza del suo cantare.

Ci avvisa che è in tournée per promuovere il suo ultimo cd che è una compilation dei suoi maggiori successi e ne canta molti: da The Gay's Messiah a I don't know what it is, da The Art Teacher a Halleluiah, da Poses a Cigarettes and Chocolate milk...una carrellata bellissima che ci fa capire come la voce di Rufus sia un vero strumento che in sala d'incisione perde appeal. Ricordo che in un suo concerto in omaggio a Judy Garland dal Carnegie Hall si scherniva dicendo "I'm a composer not a singer!". Ecco, credo che questo non sia proprio vero. Rufus è un vero cantante e, credetemi, andate a sentirlo live e in acustico: tutt'altro da quello che abbiamo ascoltato finora...

Presenta due inediti: Argentina dedicata a suo marito e Friendship is the wind. Se la prima è una canzone molto semplice, romantica e che evoca luoghi e paesaggi, la seconda speriamo che venga presto registrata e fissata su qualche supporto perché saremmo felici di riaascoltarla! Friendship is the wind 
Ne approfitta anche per promuovere il Fund Raising per riuscire a realizzare in sala d'incisione la registrazione dell'opera Primadonna che ha scritto nel 2009 e che è stata rappresentata al Palace Theatre di Manchester e alla Brooklyn Academy of Music da parte della New York City Opera. I costi per portare in una sala l'orchestra, il coro e i cantanti sono talmente alti che neanche le major discografiche riescono più a sostenerli, quindi non resta che chiedere aiuto a chi è appassionato di musica e vuole sostenere un'artista di talento Fund Raising Primadonna

Il pubblico accorso al concerto organizzato dalla Dallas d.o.o. ha apprezzato molto il concerto con applausi dal calore mediterraneo e numerose richieste di bis e ter che Rufus ha regalato con affetto e passione. Grazie per la splendida serata e torna presto!