domenica 30 marzo 2014

LA TRAVIATA 25/3/2014

Locandina dello spettacolo

Se l'opera si fosse intitolata "Giorgio Germont" avrei potuto parlarne come di un grande successo vista la bravura del relativo cantante, ma purtroppo si chiama "La Traviata" e, durante la recita cui ho assistito, le cose non sono andate proprio bene per i due protagonisti.... Parliamo di una produzione andata in scena alla Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste martedì 25 marzo 2014. Sono andato a cercare altre recensioni dello spettacolo per capire se il mio era un abbaglio o meno....credo che per Jessica Nuccio quella di martedì sia stata una brutta serata, mentre per il tenore un problema che si ripete.

Ma parliamo prima dell'allestimento: meraviglioso! Veramente.
Ora capisco perché questa cosiddetta "Traviata degli specchi" continua a girare, immortale! La suggestione che si crea a partire da quando, durante il preludio, assistiamo alla salita di quella specie di coperchio, che poi scopriremo essere rivestito internamente di specchio, apre un mondo dentro di noi e davanti ai nostri occhi.
Si, perché quello che Josef Svoboda è riuscito a creare è veramente magico: attraverso i suoi famosi giochi di luce, l'uso della tecnologia, con scenografie ridotte all'essenziale, ma ricche di tutta la sua poesia interiore, trasporta gli artisti di questa Traviata in luoghi,  suggestioni altrimenti impossibili da realizzare. Come immergerli in un campo di margherite nella prima scena del secondo atto, che scopriamo centimetro dopo centimetro, mentre la casa di campagna di Violetta viene "risucchiata" nell'angolo tra lo specchio e il palcoscenico sui quali vengono srotolati i fondali che vediamo riflessi. Oppure quando vediamo i protagonisti inglobati tra una serie di foto d'epoca...fantastico, veramente!
Meno interessanti i costumi di Giancarlo Colis, spesso ingoffanti e incapaci di suggestionare.
La regia di Henning Brockhaus si salva per la potenza dell'allestimento scenico: siamo talmente presi dalle nostre immagini personali che notiamo meno il poco che il regista ci propone. Quando lo propone. C'è da dire, a sua discolpa, che allestire una Traviata con una settimana, anche se è uno spettacolo già andato in scena, è opera titanica e improba....brutti i tempi moderni di ristrettezze economiche che uccidono la possibilità di sperimentare, provare, osare, anche nei templi della lirica...
Un pensiero: Violetta che entra e si toglie le scarpe per affrontare "E' strano" lasciamolo al ricordo e alla genialità interpretativa della Callas...
Secondo pensiero: una volta "Coreografie di" prevedeva che ci fossero delle coreografie create da qualcuno e non che ci fosse della sola e pura improvvisazione che è facilmente riconoscibile come tale...mi sono perso qualcosa?

Venendo alla musica, è stata una serata difficile.
Jessica Nuccio è stata una Violetta poco credibile: perfetta per l'età reale, ma troppo acerba interpretativamente. Vocalmente ha iniziato male, molto male, anche se è andata migliorando fino ad un buon III atto, in cui la voce piccola e chiara bene si adatta alla moribonda Violetta. Negli altri atti la voluttà era poco visibile, così come la determinazione e la dimistichezza con il palcoscenico.
L'Alfredo di Merunas Vitulskis è stato parimenti: impacciato scenicamente e neutro vocalmente. Ha cantato quasi tutto bene, ma senza anima e con un timbro poco interessante.
Su di loro svettava il Germont padre di Vitaly Bilyy: saldo, antipatico come deve, vocalmente sicuro e con un bel timbro scuro, perfetto per essere bacchettone e moralista come richiede il personaggio.
Ho notato come Gianluigi Gelmetti si impegni maggiormente nei confronti dei cantanti che sfoggiano tecnica e voglia di "giocare" con lui: li sostiene, li aiuta, trattiene l'orchestra e sottolinea i punti di forza. Al contrario, nei momenti in cui tenore e soprano si sono persi addirittura attacchi o frasi, sembra voler correr via, far finta di niente, limitandosi ad uno sguardo di disappunto misto a delusione.
Gestisce benissimo l'Orchestra triestina che, come il Coro, conosce ormai a menadito il capolavoro verdiano. Meno interessante la resa scenica del Coro, forse a causa delle poche prove come detto prima: poco partecipe, molto statico...un tuffo nel passato! Peccato.

Teatro stracolmo; agli applausi qualche dissenso nei confronti dei due già citati e cori di "Bravo" a Bilyy: il pubblico triestino non è sordo! ;-)



Nessun commento:

Posta un commento