martedì 17 ottobre 2017

KSENIJA/CARMINA BURANA 10 ottobre 2017

locandina dello spettacolo


L'idea di accoppiare questi due titoli sembra piuttosto sconclusionata ma, in verità, è un'idea felice del regista e scenografo Manfred Schweigkofler che poi riesce a renderli coesi come mai mi sarei aspettato

L'opera in un atto Ksenija è stata molto rappresentata e famosa in Slovenia fino alla Seconda Guerra Mondiale, come altre composizioni di Viktor Parma poi oscurato dal regime Yugoslavo con l'accusa di essere un reazionario. E' appena nel 2002 che un'opera di questo compositore, che fu anche direttore artistico dell'Opera di Maribor, torna ad essere rappresentata in Slovenia.
La storia narra la trieste vicenda di Ksenija, una ragazza che morirà involontariamente nel duello tra i due suoi spasimanti. La musica di Parma è a metà strada tra il verismo italiano e l'operetta e riesce a scorrere piacevole, grazie anche alla breve durata, non priva anche di romantico trasporto.
Ma l'aspetto più interessante è il ponte che il regista riesce a fare tra Ksenija e i Carmina Burana, presentati in forma scenica, utilizzando gli stessi interpreti e con gli stessi costumi a dimostrare come la fortuna è il motore di gran parte della nostra vita. Gli ambienti dove si svolgono le vicende sono entrambi conventuali, i personaggi ugualmente cavallereschi e quello che è il finale naturale dell'opera viene completamente ribaltato nel finale dei Carmina Burana dove
Ksenija si salva e vediamo morire al suo posto il cattivo.
La scenografia di Ksenija è composta da una cinquantina di "pali/betulle" che scendono verticali dal graticcio ma restano mobili, oscillanti. Sapientemente illuminati dal disegno luci di Andrej Hajdinjak riescono a rendere perfettamente sia il convento che il bosco che vogliono rappresentare; un po' meno riuscito il gradone sul fondo che costringe soprattutto le cantanti a discese pericolose e goffe. I costumi di Mateja Benedetti sono ispirati e perfettamente adeguati alla vicenda.
Fantasiose, piene di richiami contemporanei e con buona fantasia di linguaggio e disegni le coreografie di Lukas Zuschlag, danzatore solista della compagnia slovena, con alle spalle altre esperienze nella coreografia.

Venendo agli interpreti la Ksenija di Martina Zadro è di buona levatura, con una voce potente che sparisce nei bassi, soprattutto nell'In Trutina dei Carmina di Orff; il suo sfortunato innamorato Aleksij è interpretato dal potente Branko Robinsak mentre il Cavaliere, l'antagonista della vicenda, era portato in vita da Joze Vidic, notevole anche e soprattutto nei Carmina Burana per vocalità ed espressività scenica. Nuska Drascek Rojko è stata una Tatjana di tutto rispetto e il riscatto rispetto alla delusione di non poter ascoltare un controtenore nel numero dell'Oca arrostita 
Ho trovato poco incisivi, per non dire del tutto inutili, le parti recitate da Brane Grubar che,
quantomeno a noi spettatori non di lingua slovena, non aggiungevano nulla alla vicenda.
Georgeta Capraroiu rappresentava dignitosamente l'arte di Tersicore nel ruolo della Fortuna che permeava tutta la composizione di Carl Orff.
Buona la prestazione del Coro e dell'Orchestra della SNG di Lubiana diretti con equilibrio e stile da Marko Gaspersic.
Un po' meno convincente la prova dei danzatori alcuni con fisici e proporzioni non ottimali per il palco e altri con evidente poca esperienza

Nel complesso un'operazione riuscita, teatro pieno e pubblico plaudente



mercoledì 11 ottobre 2017

MACBETH sabato 7 ottobre 2017

Locandina dello spettacolo

Dei tre spettacoli coreografati da Masa Kolar che ho visto finora, questo è quello che mi è piaciuto di meno e mi dispiace doverne scrivere così al suo debutto come Direttrice della compagnia di danza del Teatro Nazionale Croato Ivan Zaijc di Fiume.

Questo Macbeth è un'operazione perfetta sulla carta, avendo una trama che funziona da secoli, un'eccellente coreografa e una compagnia in ottima forma.
Eppure non decolla, nonostante i bravissimi danzatori, la bella coreografia, gli eleganti costumi...la musica è noiosa e dopo poco tutto si colora di grigio. Che non è il nero cupo delle streghe del Macbeth. E' solo grigio.

Masa Kolar fa un buon lavoro, costruisce una drammaturgia, sicuramente supportata da Maja Marjancic, che ha una buona alternanza di scene, registicamente parlando, usa i danzatori al meglio, sottolineando di ognuno i pregi e nascondendo i difetti, riesce a raccontare la storia e a rendere leggibili sfumature di lessico difficili da rendere in danza ma lo spettacolo resta noioso. E mi dispiace molto.

E mi dispiace soprattutto per il fatto che le sue prove mi hanno finora sempre convinto e speravo di poter continuare così.

I bei costumi di Petra Dancevic Pavecic sono aiutati dal buon disegno luci di Dalibor Fugosic, qua e là forse un po' troppo tetro; d'effetto e interessante la struttura scenica girevole ideata da Jasmina Holbus, che molto guadagna anche dall'illuminazione.
Venendo ai danzatori ho trovato sempre più maturo e interessante Ali Tabbouch, un Macbeth affascinante e potente; stesso dicasi per la Lady Macbeth di Ksenija Duran Kutrova; belle e unisone le Streghe interpretate da Nina Lilek, Marta Voinea Cavrak e Laura Orlic...almeno spero di aver capito il senso nell'ordine dei loro nomi pubblicati sul sito, visto che il programma di sala, come al solito, non specifica meglio chi danza quale ruolo...

Spero che si sia trattato solo della troppa tensione dovuta ad un debutto così importante e che le prossime prove possano essere il necessario e auspicabile riscatto per una coreografa così sensibile e raffinata

Teatro pieno, pubblico applaudente ma senza particolari slanci