martedì 26 dicembre 2023

IL FLAUTO MAGICO venerdì 15 dicembre 2023

Locandina dello spettacolo 

Ivan Stefanutti crea uno spettacolo di indiscutibile bellezza! I costumi sono di ricchezza e fantasia che solo le foto mi aiuteranno a raccontarvi; l'impianto scenico è fisso ma l'incredibile disegno delle luci ad opera di Emanuele Agliati riesce a renderlo sempre diverso e tutt'altro che noioso; la regia è pregna di gesti, movimento e fantasia e, per fortuna, scevra di tutti quei noiosi riferimenti massonici, cari solo agli appartenenti alla setta. Nella versione di Stefanutti non ci sono momenti noiosi, in cui non succeda qualcosa, che sia la discesa di un elemento scenico o l'illuminazione di un dettaglio scenico che ci aiuta a sognare e a trascorrere la lunga durata di quest'opera (come ho già scritto diverse volte, non sono un appassionato della musica di Mozart).

In tanta bellezza per gli occhi, speravo di accontentare ugualmente le orecchie ma le ho dovute sforzare un po' perché, ad eccezione di Pamina, tutte le voci mi sono sembrate ben educate e adatte ai rispettivi personaggi ma piccole: chissà se è stata percepita la stessa sensazione in altre sezioni del teatro. La Pamina di Darija Augustan sbaraglia e vince su tutti per chiarezza di fraseggio, bellezza di timbro, volume e presenza scenica: veramente un'artista a tutto tondo! Spero di sentirla nuovamente in altre opere. A seguire ho molto apprezzato il Papageno di Vincenzo Nizzardo, in un ruolo pregno di canto e recitazione e nel quale si è saputo positivamente distinguere. Paolo Nevi come Tamino, Alessio Cacciamani come Sarastro e Marcello Nardis come Monostatos mi sono sembrati giusti per il ruolo richiesto ma, come accennavo prima, con poco volume che portava anche ad un fraseggio poco chiaro. La Regina della Notte è un ruolo tecnicamente impervio e affronta due tra le arie più conosciute in assoluto, per cui i paragoni sono inevitabili: l'interpretazione di Letizia Bertoldi rientra nella categoria "senza infamia e senza lode", dove tutto è cantato correttamente ma manca quel qualcosa che rende un'interpretazione incisiva e fuoriclasse. Un plauso speciale alla Papagena di Chiara Maria Fiorani che rivela buon volume e buone capacità attoriali. Molto piacevoli le tre Dame (Francesca Bruni, Eleonora Filipponi e Antonella Colaianni) e i tre Geni (Caterina Trevisan, Francesca Clemente e Marina Lombardi) nonché tutti gli altri comprimari che trovate in locandina.



Il Coro diretto da Paolo Longo riesce, come da un po' di tempo, a sembrare più voluminoso di quanto lo sia numericamente parlando, e interpreta con dignità e dedizione i momenti mimici e coreografici assegnati loro dal regista. Anche l'Orchestra della Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste trionfa in questa produzione, suonando Mozart con competenza e correttezza. Non posso non citare il prezioso ed esperto Primo Flauto, Giorgio di Giorgi, che tanto ruolo ha in questa opera e che si conferma un musicista di gran pregio. La direzione d'orchestra di Beatrice Venezi mi è sembrata nulla più che adeguata anche se scatena ridde di applausi al momento della comparsa in scena ma non vorrei risultare scorretto o sessista nell'aggiungere altro.

Sala piena, pubblico festante e generosamente plaudente.




martedì 12 dicembre 2023

LO SCHIACCIANOCI martedì 12 dicembre 2024

 Locandina dello spettacolo 

Avrei voluto non scrivere di questo spettacolo perché mi ha lasciato piuttosto perplesso ma di fronte alla presenza di Iana Salenko e di Dinu Tamazlacaru non si può tacere, così parlerò solo delle cose che mi sono piaciute.

Il secondo atto continua l'atmosfera sognante della fine del primo e ci fa entrare in un magazzino di automi, vestiti da quelle che saranno poi le danze solistiche dei vari paesi, come da tradizione. Gli stessi venti danzatori saranno poi gli interpreti del riuscitissimo Valzer dei fiori. Tutto l'atto scorre via con un'impostazione prettamente danzata, fatta di coreografie di Luciano Cannito, piacevoli, fresche e di ottimo livello, tra cui spiccano sicuramente i due solisti della danza araba, Giorgia Picca e Valentino Neri, per bellezza e sinuosità e Juri Mastrangeli per la tecnica adamantina e la semplicità e la sicurezza con cui affronta qualsiasi difficoltà tecnica. Del primo atto merita citare la grande     presenza scenica di un veterano come Manuel Parruccini che però presta corpo ad un personaggio poco chiaro e incisivo.


Ma quando entrano in scena Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru per il passo a due del primo atto, l'aria diventa rarefatta e il tempo si dilata, assistendo all'esibizione di due artisti di indiscutibile livello tecnico, capacità di controllo, presenza scenica e infinito charme. Le linee della Salenko sono da manuale di tecnica della danza classica e Tamazlacaru la gestisce nel duetto come se si trattasse di un'estensione del suo stesso corpo. La stessa magia si ripete nel passo a due del secondo atto e non possiamo che ringraziare Cannito e Fabrizio Fiore per aver messo in piedi quest'operazione ed averci offerto questo regalo preziosissimo, così come la direzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia per aver scelto di portare a Trieste questo spettacolo.


Teatro pienissimo e pubblico consapevole della qualità dei due primi ballerini cui ha tributato giustamente ovazioni da stadio





martedì 28 novembre 2023

BALLADE 25 novembre 2023

Locandina dello spettacolo 

Ecco, la MM Contemporary Dance Company, andrebbe fatta circuitare con obbligo di Legge in tutti i teatri italiani con almeno una replica per stagione, perché questa è danza di tale qualità che deve essere diffusa e vista da tutta la popolazione! Ancora di più se in scena c'è un capolavoro assoluto come Elegia di Michele Morelli. 

Alcune coreografie sono più intense di altre, alcune sono più ballate, altre ancora sono più o meno riuscite ma quando si è di fronte ad un'opera di altissimo livello ne è conscio anche lo spettatore meno esperto e, infatti, l'altra sera al Teatro Comunale di Cormòns, non volava una mosca durante la replica di Elegia. Enrico ci ha presentato un lavoro pensato dopo la pandemia che rapisce per la bellezza del tutto, dal connubio musicale tra alcune pagine di Frederick Chopin e altre elettroniche di Giuseppe Villarosa che si fondono magicamente una nell'altra ai costumi semplicissimi, quasi invisibili e invece così presenti e preziosi (le nervature dei body!!) disegnati da Nuvia Valestri, dal disegno luci di Carlo Cerri elegante e modernissimo, al soffiato/strusciato della voce di Isidora Balberini che sussurra poesie di Mariangela Balbieri. E la coreografia. Avrò bisogno di rivederla almeno un paio di altre volte per poterne parlare perché i miei occhi, i miei sensi erano rapiti ed estasiati da tanta bellezza: danzatori magnifici, passi costantemente nuovi, fluidità e forza, dolcezza e rigore, slancio e abbandono...no, veramente faccio fatica a sintetizzare. Un immagine su tutte: Nicola Stasi, splendido, solleva da terra Emiliana Campo, afferrandola dal bacino, e continua a raccoglierla, scollandola dal pavimento come fosse un tessuto bagnato...inusuale la presa e sensazionale l'effetto! Ma, davvero, posso solo sminuire attraverso le mie parole e vi supplico: andate a vedere questo gioiello, rincorretelo ovunque verrà ancora replicato...Un piccolo estratto anche se non gli rende assolutamente giustizia! Bravo Enrico e grazie, che meraviglia che ci hai regalato!



Mauro Bigonzetti in Ballade, che chiude il dittico, racconta l'atmosfera dei suoi anni '80 che poi sono anche i miei e quelli di Silvia Califano che ne disegna i gradevoli costumi citandoli dal suo stesso vissuto. Sono gli anni in cui Pier Vittorio Tondelli fa sentire noi gay non più soli ma degni di far parte anche della letteratura contemporanea italiana, contestualizzandoci in una società fatta di abusi di droga, di libertà sessuale e di infinite possibilità, grazie anche ad una classe politica che legittimava tutto, fino a fare esplodere il debito pubblico italiano... Bigonzetti è uno dei coreografi italiani più conosciuti anche all'estero e ben ha fatto Michele Merola a prendere questa coreografia nel repertorio della compagnia. La composizione scorre via piacevole, con il mestiere che Mauro spadroneggia, la sua vis umoristica e la leggerezza che lo contraddistingue.  



Tutto ciò è abitato e vissuto da dieci danzatori straordinari, alcuni proveniente dalla splendida fucina che Michele ed Enrico hanno ideato e continuano ad animare che si chiama Agorà Coaching Project. Doveroso, un obbligo e un piacere citare tutti gli strepitosi danzatori della MM Contemporary Dance Company Emiliana Campo, Lorenzo Fiorito, Mario Genovese, Matilde Gherardi, Fabiana Lonardo, Alice Ruspaggiari, Rossana Samele, Nicola Stasi, Giuseppe Villarosa e Leonardo Zannella. Un ultimo plauso va a Michele Merola, titolare della compagnia che, contrariamente a tanti altri coreografi, cerca di non fare della sua una compagnia solo d'autore ma cede il palco a colleghi fidati e stimati: bravo Michele, talentuoso e generoso, merce rara nell'edonismo contemporaneo.


lunedì 20 novembre 2023

IO MARIA, LEI CALLAS domenica 19 novembre 2023

 Locandina dello spettacolo 

Nel centenario della nascita di Maria Callas, il teatro La Fenice di Venezia sostiene il Festival Venezia in Danza 2023 che presenta una produzione di Točnadanza firmata da Michela Barasciutti, sua direttrice artistica. Nella prestigiosa cornice del Teatro Malibran di Venezia, siamo pronti ad assistere ad un omaggio alla divina, a colei che dichiarava: "Ci sono due persone in me: mi piacerebbe essere Maria, ma devo vivere all’altezza delle aspettative della Callas".

Già all'accensione del primo proiettore (anche per la cura dedicata al disegno delle luci) è riconoscibile la sua personalissima cifra stilistica, fatta di movimenti rarefatti ed eleganti, di suggestioni e di equilibri calibrati, accompagnati dalla colonna sonora preparata, come spesso, da Stefano Costantini.

La narrazione è incentrata su tre aspetti del grande soprano greco: la Maria donna poco amata ma molto amante, la Callas molto amata /odiata e infine Maria Callas, l'insieme delle due personalità, capace di raccontare ed evocare qualunque sentimento attraverso la potenza del suo canto. In scena raffigurano i tre aspetti della Callas, altrettante danzatrici (Sara Cavalieri, Roberta De Rosa ed Erika Melli) affiancate dai tre uomini chiave della Maria donna e cioè Giovanni Battista Meneghini, Aristotele Onassis e Pierpaolo Pasolini (Marco Mantovani, Mirko Paparusso e Giulio Petrucci, anche assistente alla coreografia). Tutti loro hanno assorbito talmente tanto lo stile della Barasciutti da sembrare, in alcuni momenti, lei stessa in scena, soave e lirica come la ricordo. 

Un'ora è volata via tra ricordi in slowmotion, frammenti di vita e di sentimenti, attimi magici e indimenticabili così che Maria è tornata a vivere per noi che tanto la abbiamo amata e di cui tanto sentiamo la nostalgia e la mancanza



sabato 11 novembre 2023

MANON LESCAUT 10 novembre 2023

 Locandina dello spettacolo 

Come siamo diversi e quanto sono diversi i gusti di ognuno di noi...ne ho lette di tutti i colori, quasi tutti insoddisfacenti, su questa produzione di Manon di Giacomo Puccini ma a me lo spettacolo è piaciuto moltissimo! Devo però fare una precisazione: è la prima volta che sentivo e vedevo quest'opera, quindi non avevo alcun modello pregresso di riferimento. Conosco invece bene l'omonimo balletto che riunisce aspetti sia della lettura di Massenet che di quella di Puccini. Ultimo degli ultimi che dovrebbe permettersi di parlare e giudicare (ma tanto lo faccio lo stesso ;-) ho trovato la costruzione dell'opera pucciniana poco chiara, con salti spazio temporali troppo corposi, la parte della lezione di ballo totalmente inutile e situazioni emozionali molto, troppo disparate da un atto all'altro, come se mancasse qualche pagina del romanzo originale di François-Antoine Prévost. Con questa premessa la visione del regista Guy Montavon mi è risultata chiara, congrua e logica, visto che rilegge l'opera spostandola in un immaginario contemporaneo, dove dai tavolini di un chiosco all'aperto del primo atto, passiamo ad un lussuoso salotto, poi in un surreale tribunale e infine in due camere contigue, come lo scantinato in cui alcuni pervertiti costringono le proprie vittime: una dove è rinchiuso Des Grieux e l'altra dove agonizzerà Manon. Nulla mi è sembrato gratuito o non ragionato, anche se frutto di una rilettura ardita e fantasiosa ma cosa chiediamo ad un'artista se non di rileggere, inventare e volare alto?!?

Per cui il mio bravo a Guy Montavon che realizza una regia interessante e uno splendido disegno luci, ai costumi di Kristopher Kempf, che può liberare la creatività soprattutto nella scena del tribunale (ex banchina del porto di Le Havre) dove agghinda gli amici di Geronte/Karl Lagerfeld come un'accolita modaiola in bianco e nero, e alle scene di Hank Irwin Kittel che riesce a creare spazi e volumi originali ma suggestivi con scenografie costruite di grande impatto. 


L'Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste suona Puccini così bene e così naturalmente che dovrebbe pensare a cambiare il proprio nome: ineccepibile, veramente, bravi! Forse è anche grazie al gesto della Direttrice Gianna Fratta che si compie questa perfetta alchimia: a volte una donna è capace di trovare il modo di risolvere sottigliezze che sfuggono più facilmente a noi uomini...i miei più vivi complimenti per una produzione veramente esaltante da un punto di vista musicale. Lode e gloria infine a Paolo Longo che ha di fronte a sé un coro in gran spolvero che rinvigorisce e acquista forza stagione dopo stagione: i volumi acustici di tutte le masse e dei solisti facevano a gara per superarsi ma che piacere essere invasi e pervasi quando la musica è suonata bene!


Venendo ai protagonisti la Manon Lescaut di Lana Kos è notevole sul piano vocale, quanto in quello interpretativo: giovane frivola poi annoiata padrona di casa, quindi processata, condannata e sottoposta al supplizio dell'arsura...è stata credibile in ogni passaggio e in ogni singola nota, ma che brava! Spero di vederla presto in qualche altro titolo. 




Roberto Aronica è stato un Cavaliere Renato des Grieux di gran pregio musicale e artistico, migliorando scena dopo scena rispetto a qualche imprecisione iniziale (poco mi è piaciuto nell'ultima scena dove, forse per richiesta registica, l'ho trovato troppo freddo rispetto a quanto stava succedendo aldilà del muro). Il Lescaut di Fernando Cisneros è stato di buon livello e Matteo Peirone un affascinante Geronte di Ravoir, con qualche appannamento vocale ma una presenza scenica inappuntabile. Bene tutti i comprimari dall'Edmondo di Paolo Nevi al musico di Magdalena Urbanowicz, da Nicola Pamio come Lampionaio e maestro di ballo e all’Oste di Giuseppe Esposito. 

Teatro poco pieno ma pubblico plaudente e competente.



giovedì 9 novembre 2023

CHICAGO giovedì 9 novembre 2023

Locandina dello spettacolo 

Se è vero che tutti abbiamo delle preferenze, devo ammettere che "Chicago" è indubbiamente uno dei miei musical preferiti, che sia la versione cinematografica di Rob Marshall o quella teatrale di Bob Fosse: la musica di John Kander, il libretto di Fred Ebb e l'età d'oro del jazz mi piacciono e mi divertono particolarmente. 

La storia può essere riassunta nel bisogno di diventare protagoniste a qualunque costo di alcune ragazze, in questo caso principalmente Velma Kelly e Roxie Hart, disposte a tutto pur di apparire almeno per una volta, sulla prima pagina di un quotidiano. E non importa quale sia la ragione: va bene anche per aver compiuto un omicidio. Nel nostro contemporaneo fatto di social e apparire, questo tema è di un'attualità sconcertante anche se ribalta il dramma che stiamo vivendo legato quasi solo ai femminicidi. Completano la storia avvocati spregiudicati, cronisti poco attendibili e spettatori morbosi.

Inizio col dire che lo spettacolo in generale mi è piaciuto molto, anche se poi scriverò delle cose che potrebbero far pensare il contrario.

Chiara Noschese ha portato in scena la sequenza originale del musical teatrale, unendola visivamente alla versione cinematografica: se quella teatrale di Bob Fosse è molto "spartana", totalmente in bianco e nero, e chiede allo spettatore la capacità di immaginare e ricollocare con la fantasia quanto sta succedendo in scena, questa è un felice connubio tra le due. È aiutata oltremodo dagli strepitosi, coloratissimi, magnifici costumi disegnati da Ivan Stefanutti, incorniciati nella semplice ma ricca scenografia di Lele Moreschi, illuminati entrambi in maniera ineccepibile dal fantasmagorico disegno luci di Francesco Vignati. Chiara è una veterana del teatro musicale italiano e in effetti la sua regia non mostra il fianco a nessuna critica tanto è puntuale, ricca di dettagli, e curata sulla singola costruzione dei personaggi , quanto nell'equilibrio delle masse e dei pesi scenici: brava!


Non ho amato la traduzione e l'adattamento in versi italiani che mi è sembrata molto datata nonché poco funzionale. In merito alle coreografia, mi ha disturbato in diversi momenti l'uso limitato delle braccia dei ballerini, costretti a non usarle dai gomiti in poi o a tenere spesso le mani chiuse a pugno o in piccoli gesti non fondamentali o coerenti alla situazione.

Venendo al cast posso dire che, a parte una eccezione, è superlativo. A partire dalla Mama Morton interpretato dalla stessa Chiara Noschese, con voce e presenza da regalare, alla splendida Roxie Hart interpretata da una deliziosa Giulia Sol. Nel comparto maschile la gara tra Brian Boccuni, beffardo e potente nel ruolo dell'avvocato Billy Flynn, Cristian Ruiz, che scolpisce un Amos Hart da brivido con tanto di applausi a scena aperta, e Luca Giacomelli Ferrarini, una Miss Mary Sunshine che potrebbe interpretare diversi ruoli da soprano nei nostri teatri d'opera sorprendendo critici e pubblico, è aperta e non saprei proprio a chi dare lo scettro. 



L'ensemble trasuda energia, presenza e capacità in ogni singola scena o controscena che sia e li cito tutti con piacere: Federica Basso, Camilla Esposito, Anna Foria, Lorissa Mullishi, Vittoria Sardo, Carolina Sisto, Camilla Tappi, Pietro Mattarelli, Giovanni Abbracciavento, Mattia Fazioli, Alfonso Maria Mottola, Kevin Peci, Andrea Spata, Raffaele Rudilosso, Veronica Barchielli e Ilario Castagnola.

Non chiedetemi nulla di Velma Kelly, vi prego.

lunedì 23 ottobre 2023

ORA E MAI PIÙ sabato 21 ottobre 2023

 Locandina dello spettacolo 

Sei anni fa scoprivo Jeroen Verbruggen, coreografo di Inni Orfici per il Balletto della SNG di Lubiana, e me ne innamoravo perdutamente...attendevo con ansia il debutto di questo nuovo dittico dove, assieme ad ADAM&EVE di Maša Kolar, avrei scoperto il suo 4NEVER e, nonostante le mie alte aspettative, sono stato tutt'altro che deluso! Ma andiamo per ordine, anche perché mi è piaciuto molto anche il pezzo di Maša.

ADAM&EVE, su una interessante partitura musicale di Višeslav Laboš, parte in un modo e finisce in tutt'altro e questo è, a mio modesto parere, un gran punto di forza costringendo anche noi spettatori ad una brusca ma accattivante virata. Il plot è incentrato sul disagio della coppia di protagonisti, forse legato al malessere o al consumo di sostanze o ad una miscela di entrambi, che li porta uno dopo l'altro al suicidio o alla ricerca di un luogo altro dove stare meglio...forse. Questa perlomeno la mia lettura. L'inizio è caratterizzato da un'ambientazione prettamente "disco" dove i costumi di Juraj Zigman sono dominanti, divertenti e fondamentali per restituire ambientazione e colore. La coreografia di Maša Kolar è molto ben costruita, interessante sia nella composizione corale, che dal punto di vista del linguaggio che risulta piuttosto originale, ancor di più nel toccante passo a due che chiude la composizione e vede i protagonisti alle prese con una luce indagatoria che, sul finire del duetto, li schiaccia giudicante. Il punto di vista registico è chiaro, così come i piani scenici che risultano evidenziati dall'impianto scenografico ideato da Jasmina Holbuse 


Nei ruoli protagonistici troviamo due splendidi danzatori: Anna Zardi, minuta ma super intensa. e Michele Pastorini, una "pantera" da cui non si riesce a staccare lo sguardo, entrambi dotati di una incantevole qualità di movimento e di grande presenza scenica, anche se tutto il resto della compagnia non è da meno. Belle le luci di Saša Fistrić e suggestivo il video di Daniel “Stavro” Girizd che aggiunge profondità e dettagli al viaggio dei due.



Il secondo tempo si apre nella sala di un ipotetico museo dove campeggiano due capitelli in attesa di opere da esporre e un corposo clangore musicale. Inizia così 4NEVER ideato da Jeroen Verbrugger, su un collage musicale che vede brani di Gabriel Prokofjev, Tynadre Gruyer, Matthew David Gagnon, Johann Pachelbell e degli Alphaville, e che racconta l'avvicendarsi delle stagioni secondo la sua personalissima e scoppiettante creatività. Jeroen condivide con noi la sua sfrenata fantasia che vede entrare in scena bandiere di pellicola d'alluminio, vasi di piante, uomini in lunghi pastrani e una donna a seno nudo, molti uomini a servizio di una sola donna e cinque donne in contraltare con un solo uomo, il fortunato Thomas Krähenbühl, in un tripudio di immagini, suggestioni e voli pindarici.


Ma ai miei occhi resta nuovamente indimenticabile Anna Zardi, la "donna senza piedi" (e che piedi, invece, possiede la danzatrice riferendo ad una qualità specifica del danzatore, quella di avere "un bel collo del piede") che vola tra le braccia dei suoi colleghi maschi in una lunga sequenza durante la quale non posa quasi mai i piedi per terra e che mi ricorda immediatamente quella creata per Rita Pollacchi durante Inni Orfici per la SNG di Lubiana, che ben farebbe a rimettere in scena questa produzione: Anna vola alta, passando da un danzatore all'altro, a seno nudo ma presto adornata da vari ritagli luminescenti che, dal pavimento, aderiscono al suo corpo, creando un costume in costante mutamento, illudendoci che, finalmente, un umano è riuscito a volare... 

I costumi di Ana Savić-Gecan sono molto eleganti ma forse hanno troppo volume per una coreografia così bella e ricca di dettagli, mentre le luci di Saša Fistrić si confermamo di grande qualità.

Una nota speciale la merita il complesso della HNK di Rijeka che stagione dopo stagione e spettacolo dopo spettacolo, grazie alla guida attenta e generosa di Maša Kolar, da piccola e insignificante compagnia di provincia inizia a girare il mondo, portando alto il nome di Rijeka e del suo teatro, esempio degno di grandi e blasonate compagnie di ben più grandi città: brava Maša!

Sala gremita, gran spolvero da premiere e pubblico a lungo esultante e plaudente: seguono diverse repliche.




lunedì 16 ottobre 2023

VISAVÍ Gorizia Dance Festival 10/15 ottobre 2023

Locandina dello spettacolo 

È una occasione rara, e come tutte le cose rare, è  quindi preziosa, quella che ci regala Walter Mramor, direttore artistico della ArtistiAssociati, consegnando a Gorizia un piccolo ma perfetto festival di danza contemporanea, denominato Visavi, così chiamato anche perché condivide alcuni degli eventi con la parte di Gorizia che è diventata slovena, Nova Gorica, in un vicinato fatto di scambi e buone relazioni. Il punto di forza del festival è il cartellone vario e composto da tante prime regionali, una organizzazione certosina dei vari appuntamenti che si incastrano alla perfezione e la fortuna che tutto questo accada a poco chilometri da casa!

Ho iniziato a seguire il festival dalla terza serata e non potevo avere un inizio più fortunato, avendo assistito come primo spettacolo al Gran Bolero della compagnia En Knap di Lubiana che, citando uno spettatore del festival, ci ha regalato probabilmente una delle letture più belle del Bolero di Ravel. Certo, resta insuperabile la versione di Maurice Bejart con il tavolo rosso, il o la protagonista al centro del tavolo e intorno una serie di uomini accattivanti e ammaliati, pronti ad conquistare e a godere della forza e della bellezza dell'essere al centro del tavolo. Ma questa è un'operazione molto diversa che ha un punto di grande, grandissimo pregio nell'elaborazione musicale compiuta da Josè  Pablo Polo che modella, allunga, reimmagina la partitura di Ravel (la durata della partitura originale è di 17 minuti circa) trasformandola in una composizione che dura tre volte tanto. Su questa nuova partitura il coreografo spagnolo Jesus Rubio Gamo accende la miccia ad un materiale sempre in crescendo, e totalmente esplosivo, che ha immaginato per i dodici danzatori in scena: sei provenienti dalla compagnia En Knap e sei in arrivo dalla Zagreb dance company. Se all'inizio la coreografia sembra essere solo un perfetto e oliatissimo esercizio di stile di camminate e formazioni geometriche, man mano prende la forma e la forza di un rito di seduzione e conquista, tipico del genere umano. L'energia che si sprigiona in scena è infinita e continua a farci vibrare ancora a lungo dopo la fine della performance.




Il mio secondo giorno di festival inizia con coreofonie #le sacre della compagnia EgriBiancoDanza di Torino. I due autori dello spettacolo, il coreografo Raphael bianco e il musicista Gianluca Verlingieri, introducono una performance site specific che altrimenti risulterebbe depauperata dei suoi profondi e interessantissimi contenuti. Una telecamera registra la quantità di pubblico presente, che intercetta al loro ingresso, per restituire una scaletta musicale ad hoc, diversa ad ogni replica, tra i 10 brani rielaborati elettronicamente dal musicista rispetto all'originale di Stravinskij. In un piccolo spiazzo all'aperto circondato di verzura e cespugli (il giardino degli Incontri del Borgo Castello di Gorizia) vediamo l'Eletta, interpretata da una intensa Chiara D'Angelo, cercare di schivare le avances indesiderate di tre baldi giovani. La casualità dettata dalle tracce musicale ha fatto in modo che in questa replica l'eletta si salvasse ma, nel futuro, tutto dipenderà dalla composizione del pubblico/popolo che, esattamente come nella vita, decide il destino per i membri della propria comunità...
Il festival di sposta a Gradisca d'Isonzo dove nel cortile di palazzo Torriani assistiamo a Four un intervento in situ della compagnia Arearea di Udine. Per l'occasione alcuni pezzi della galleria cittadina Spacapan sono stati trasferiti a creare una sorta di museo open air. Utilizzando la splendida struttura architettonica del palazzo e le due opere scultoree esposte, la coreografa Marta Bevilacqua crea un brano dal perfetto equilibrio formale, tra bianco e nero, tra staticità e movimento, agita da armonia e bellezza di chiara ispirazione neoclassicista dove ben figurano i quattro giovani interpreti, a loro volta opere d'arte viventi.
Subito dopo nello spazio anticonvenzionale della Sala Bergamas va in scena il frutto di una ricerca sul movimento,  interessata ad esplorare la connessione tra il ritmo respiratorio e lo stato emotivo. Lo spazio viene prontamente invaso da diversi tipi di microfoni che serviranno a amplificare i suoni prodotti in vario modo dai corpi dei danzatori, che sono i freschi e deliziosi Caiti Carpenter e Liam Francis, anche coreografo, supportati da Chloe Mason alla gestione dei suoni. Nora, questo il titolo dello spettacolo, è sicuramente molto cresciuto durante la residenza creativa denominata Artefici, al cui circuito ArtistiAssociati aderisce, che aiuta molti giovani creativi a sviluppare le proprie idee e il proprio originale linguaggio espressivo.
Per la serie "questo è il bello della diretta" di baudiana memoria, lo spettacolo clou del festival che prevedeva la presenza della Kibbuz dance company, è stato cancellato a causa della recente crisi israeliano palestinese. Ma le arti magiche di Walter Mramor hanno immediatamente trovato una soluzione, ospitando al Teatro Verdi di Gorizia, una prova aperta al pubblico del dittico che debutterà sabato prossimo al Teatro Ivan Zaič di Fiume. Le due coreografie, la prima ispirata al mito di Adamo ed Eva ad opera di Maša Kolar mentre la seconda è di Jeroen Verbruggen, sono pronte per andare in scena ma vengono mostrate con i crismi di una prova in sala, quindi ancora senza costumi, scene e luci. Per entrambi i brani, si percepisce che questi saranno apporti fondamentali per definire luoghi e ambientazioni e rendere più chiaro e leggibile il senso delle due creazioni. In ogni caso il livello della compagnia del Teatro nazionale Croato Ivan Zaič cresce mese dopo mese mese e noi, pubblico in sala, restiamo estasiati dalla qualità del movimento, dall'energia profusa e dalla ricchezza del vocabolario coreografico utilizzato da entrambi i creatori.



Le seguenti 4 foto sono di Nicola Merlino: tutte le altre sono di Giovanni Chiarot







Nell'ultimo giorno di festival va in scena Il Piccolo re dei fiori, un delizioso spettacolo per bambini coreografato da Valerio Longo e creato assieme a Fabrizio Montecchi, per il Balletto di Roma e Teatro Gioco Vita. Se eri penso agli spettacoli totalmente inadatti che dovevamo interpretare noi per i bambini per i bambini, ringrazio il cielo che nessuno di loro abbia cercato vendetta! Vedere invece una produzione così fiabesca, una romantica e piena di sogno mi aiuta a ben sperare per la formazione di un pubblico più consapevole per il futuro. Valerio Longo ha scelto due interpreti, Marcello Giovani ed Isabella Minosi, che sono ugualmente abili nel danzare i passi così come nella costruzione dei loro personaggi e nella capacità di azionare le varie maschere e sagome che arricchiscono lo spettacolo con un cesellato gioco di luci e ombre.
Il festival chiude veramente con il Visavi Experimental Contest che è andato in scena al teatro nazionale sloveno di Nova Gorica, curato dalla compagnia Bellanda, un format che non conoscevo ma che ho trovato molto piacevole, divertente e creativo. 16 ballerini di diversi stili legati alla scena hip hop o della danza contemporanea, si sfidano a coppie e vengono eliminati da una giuria tecnica. Il tutto si basa sull'improvvisazione legata alla musica gestita dal DJ Aron Shorty oppure al piacevolissimo Organika ensemble che suona e vocalizza dal vivo con strumenti insoliti ma molto interessanti. Durante il contest ne sono volate delle belle (nel senso letterario): passi, trottole, ruote, elementi di break dance e di hip hop, contrazioni e rilassamenti tipici della danza contemporanea e chi più ne ha più ne metta. Crudele, soprattutto per i temi proposti, la scelta di far pescare ai singoli ballerini un tema letterario, un sentimento, una frase veramente difficile da rendere attraverso la danza come terremoto in montagna, la solitudine, fissarti negli occhi e così via. Divertimento e tanti applausi, assieme al coinvolgimento in un voto finale chiesto al pubblico, non potevano chiudere meglio un'edizione brillante e indimenticabile del visavi festival!