domenica 28 dicembre 2014

GISELLE 28 dicembre 2014

Locandina dello spettacolo

Ma guarda un po'. Chi avrebbe mai immaginato di incontrare una splendida Giselle in seno ad una compagnia di giro?!? Ed invece è stata proprio così. Come già detto e ripetuto, purtroppo, non sarò in grado di dirvi il suo nome, ma posso assicurarvi che è stata deliziosa.
Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ospita da diversi anni il Balletto di Mosca "La Classique" nella Sala Assicurazioni Generali del politeama Rossetti di Trieste, è così ha fatto anche quest'anno offrendoci uno Schiaccianoci (che ho già recensito lo scorso anno) e questa deliziosa Giselle, basata sull'originale di Coralli e Perrot, sulla musica romaticamente immortale di Adolphe Adam.

L'aspetto che mi ha maggiormente colpito è stato il revisionismo drammaturgico applicato dal Maestro Elik Melikov che ha saputo risolvere brillantemente alcune delle incongruenze di questo balletto di repertorio così come viene rappresentato nei maggiori teatri mondiali. Ad esempio: chi ha mai capito perché la corte di nobili al seguito di Bathilde si disperde nel bosco per una pennichella dopo averla lasciato nella minuscola casetta di due contadinelle? O perché Giselle stramazza al suolo per una brutta notizia dopo aver saltato e girato per trenta minuti di seguito? Lascio da parte il mio solito sarcasmo, ma i punti salienti sono proprio questi.
Melikov si concentra molto attentamente sulla
costruzione della sua versione, senza dare per scontato nulla e senza ripetere pedissequamente la mimica che spesso viene tramandata. Si pone delle domande e, come già detto, offre anche delle risposte, proponendo una visione diversa ma interessante. Il fulcro della sua operazione ruota giustamente intorno a Giselle, che dimostra una salute cagionevole da subito e lo si capisce già dai turbamenti che le salgono nel momento in cui incontra Albrecht. Durante il Valzer delle vignaiole ha un primo mancamento (presente anche in altre versioni) ma qui viene sottolineato ed evidenziato mentre molte altre ballerine credo lo accennino, quasi a voler celare una debolezza del personaggio.Ogni volta che succede qualche imprevisto questa Giselle si adombra, si perde nei propri pensieri, nei propri dubbi e aspetta sempre che sia qualcun'altro a trovare una soluzione che sia la mamma, Albrecht o Hilarion. La nostra Carla Fracci ha molto lavorato sul personaggio per chiaroscurarlo e renderlo credibile a tutto tondo. Ma sono del parere che Melnikov sia riuscito a scendere ancora più a fondo nell'aspetto psicologico e motivazionale.

Questa danzatrice sa essere anche molto altro: è tenera e indifesa, titubante, austera, addolorata e luminosa; ha punte d'acciaio nonostante un collo del piede molto sviluppato e un adagio mozzafiato: meriterebbe di apparire come Guest in teatri e produzione più altisonanti.
Il corpo di ballo è lavorato e molto assieme: sembra di essere tornati ai vecchi, elevatissimi standard sovietici. Le file ed i disegni sono impeccabili, così come le controscene e l'energia profusa.
In merito agli altri solisti Albrecht era elegante e pulito, nobile anche se con un viso poco credibile nel ruolo del seduttore; Myrtha era precisa ma il ballon (l'abilità nel saltare) era ottimo a sinistra e meno consistente a destra e, in generale, era poco severa e affascinante; Hilarion era nella parte. Mentre dedico una nota di merito in più per Bertha, la mamma di Giselle, che era partecipe e ben costruita tanto quanto il personaggio della figlia (anche se ogni tanto sembrava fosse entrata in scena Madonna Capuleti).
Scenografie dipinte e un po' troppo gualcite, costumi nel tipico stile sovietico un po' troppo lucidi e appariscenti, luci funzionali ma pensate,troppo fumo sparato con poca delicatezza ma nel contesto generale una versione veramente gradevole e ben riuscita: bravi!
Peccato che a vederla ci fosse un quarto di platea e forse una delle gallerie piene....peccato per gli artisti e peccato per tanto pubblico che, magari con un prezzo più popolare, avrebbe potuto stivare tutto il teatro.

sabato 20 dicembre 2014

LO SCHIACCIANOCI 11 dicembre 2014

LOCANDINA DELLO SPETTACOLO

Interessante questa versione de Lo Schiaccianoci con la coreografia e la regia di Mario Piazza per il Balletto di Roma.
Grazie alla piccola ma interessante stagione che il Circuito Danza del Friuli Venezia Giulia propone ogni anno al Teatro Sloveno di Trieste, riusciamo a vedere quelle compagnie italiane di giro che, altrimenti, difficilmente approderebbero nella sale teatrali triestine, che sono o troppo grandi o troppo piccole per la danza.
Schiaccianoci dicevamo e, guarda caso, siamo in pieno periodo natalizio. Ma cosa c'è di male? In fondo aspettiamo questo periodo ogni anno per addobbare le case, preparare qualche pensierino per gli amici e andare a vedere questo balletto a teatro!

Ma torniamo ai fatti. Giovedì 11 dicembre 2014 è approdata anche a Trieste questa produzione storica, in tournée dal 2006, prodotta dal Balletto di Roma di cui è Direttore Artistico Walter Zappolini.
La vicenda segue fedelmente la partitura musicale di Cajkovskj, senza spostare, invertire o introdurre altri brani. La favola invece è trasposta ai tempi attuali e vede due fratelli, Clara e Fritz, intenti a giocare con un videogame. Presto giungono i loro genitori e altri bambini invitati alla loro festa. Assieme a loro giunge Drosselmeier, deus ex machina della vicenda, che porta con sé una marionetta, lo Schiaccianoci appunto, che da amico diventerà durante il sogno, anzi l'incubo di Clara il suo peggior nemico.

Il primo appunto che vorrei muovere a Mario (mi permetto il tu, visto che ci conosciamo da molti anni) è che il libretto, di Riccardo Reim, è difficilmente leggibile dal pubblico che non ha visto almeno 2/3 versioni diverse del classico balletto. Maggior attenzione alla narrazione vera e propria della storia sarebbe necessaria. Difficile capire cosa succede, difficile capire chi è chi, visto che si viene sommersi da fiumi di danza. Questo è il secondo appunto. Appunto, non critica: troppa danza, troppi passi che alla lunga creano un calo di tensione, anche se è danza bella e ben danzata, come alcune bellissime ed originali prese. Tanta danza quindi. E ben venga, per carità! Anche perché i danzatori del Balletto di Roma, sono ancora una volta un ensemble di grande qualità. Sono giovani dai bei fisici selezionati, dalla guizzante dinamica di movimento, dalla tecnica salda e precisa e dall'espressività sentita: bravi. Tutti! Un bravo va sicuramente riconosciuto anche al maitre Piero Rocchetti che tiene le fila (e le file perfettamente unisone!).
Nella solita assenza di informazioni e di un libretto di sala (grazie ad una soffiata) posso dirvi che Fritz era un tecnicamente ed artisticamente brillante Luca Pannacci assieme ad un altrettanto sfavillante Azzurra Schena nel ruolo di Clara; mi è molto piaciuto il perfido ed elegante Drosselmeyer interpretato da Dino Amante; mi sono rimaste impresse anche le lunghe linee di Roberta De Simone e Claudia Vecchi: sembra di veder una sola danzatrice tanto vanno assieme!
André De La Roche si conferma l'artista simpatico di sempre, anche se credo sia arrivato il momento di indossare qualcosa più di una calzamaglia e di non credere che sia così importante toccarsi la fronte con la gamba.

Ho molto apprezzato l'impianto scenografico e i costumi di Giuseppina Maurizi che hanno immediatamente collocato l'operazione ad un ottimo livello per essere uno spettacolo di giro (anche se ho detestato i completini mutanda/canotta grigi dei ragazzi).
L'operazione è sicuramente di successo e la sala stracolma del Teatro Sloveno lo conferma, vista anche la raffica di applausi (tre chiamate) che ha tributato meritatamente alla compagnia romana!