martedì 6 dicembre 2022

ONCE - UNA VOLTA NELLA VITA martedì 6 dicembre 2022

Locandina dello spettacolo 

Triestinacci - no, non voi che avete riempito metà del Politeama Rossetti stasera - ma voialtri che continuate ad andare a vedere Rocky Horror Show e vi siete persi una perla rara come questo Once - una volta nella vita, come avete potuto?!? Per la solita timidezza che vi porta ad andare a vedere solo titoli che già conoscete? Ora non vi resta che correre al Teatro Nuovo Giovanni da Udine il 17 dicembre per non perdervelo....accidenti!

Io non avevo mai sentito questo titolo prima; mai visto il film; mai vista la versione originale, sono entrato in sala senza nessuna aspettativa e minuto dopo minuto, nota dopo nota, mi sono sentito travolgere dall'emozioni raccontate, dalla bellezza della musica e della meravigliosa voce di Luca Gaudiano, il ragazzo come viene definito il suo ruolo nel programma di sala.


Entrando in sala le luci erano soffuse e, un quarto d'ora prima dell'inizio, hanno iniziato ad aggirarsi per i corridoi di platea vari cantanti/musicisti che hanno iniziato ad intonare canzoni irlandesi - not my cup of tea, but... - , accompagnandosi con gli strumenti che si portavano appresso (la canzone interpretata magistralmente da Francesca Taverni era da sola sufficiente a giustificare l'essere andati a teatro!), invitando il pubblico che man mano entrava in sala a tenere il ritmo con il battito delle mani. Da lì all'inizio dello spettacolo il passo è stato breve e totalmente fluido, lasciando il palco a Luca Gaudiano che con la prima canzone Leave ci ha regalato un'altra emozione indimenticabile, Quella che segue è Falling Slowly, vincitrice del premio Oscar nel 2006 come miglior canzone. A quel punto la predisposizione d'animo era totalmente conquistata e tutto ha conseguito a rinforzarla: il sound design di Enrico Porcelli è talmente naturale da sembrare inesistente e come tale andrebbe insegnato nei corsi per fonici teatrali; la superlativa direzione musicale di Antonio Torella, che ci regala con Gold un concertato a cappella di bellezza ineguagliabile, dove ogni singola voce è percepibile nella sua armonizzazione ma in verità sembra una voce unica; le coreografie di Gillian Bruce che non hanno un inizio, né una fine, ma che sfociano naturalmente da una situazione registica per trasformarsi in danza, senza roboanti ma avulse sequenze; la regia di Mauro Simone che- non so quanto sia fedele alla versione originale non avendola vista - ma è assolutamente geniale, elegante, vibrante, sensibile, attenta fino a simulare lo sfarfallio della luce notturna di una città con delle torce a led in mano ai cantanti/musicisti seduti. Completano il cast artistico Valerio Tiberi, artefice di un disegno luci elegante e mirabolante per precisione e cromie, le semplici ma efficaci scene di Stefano Antozzi e gli adeguati costumi di Silvia Cerpolini e Fabio Cicolani. Lode e gloria alla Compagnia della Rancia per aver puntato su questa bellissima produzione.




E poi loro, questi undici meravigliosi artisti: musicisti, cantanti, attori e ballerini come non pensavo ne esistessero in Italia. Si, sapevo della già citata Francesca Taverni, che interpretava la mamma della ragazza, una veterana del musical all'italiana, incredibilmente dotata vocalmente e scenicamente, ma non degli altri. A partire dalla coprotagonista Jessica Lorusso per passare a Maurizio Desinan, il papà del ragazzo, dal direttore di banca di Matteo Volpotti al fintopanciuto Billy di Giulio Benvenuti, dalla coppia di ragazzi cechi Andrea Luterotti e Andrea Salvadé fino alla due ragazze Monja Marrone e Miriam Pilla, per concludere con Niccolò Minonzio, Earnan: impossibile non citarli tutti! 


Molto brevemente, la vicenda narra la storia di un musicista di strada che deluso dall'amore e dalla musica, è pronto ad appendere la chitarra al chiodo se non fosse per il magico incontro con una ragazza di origine ceca che riesce a cogliere la profonda bellezze delle inquiete canzoni d'amore che lui compone e canta.


Non posso che ripetere l'invito ad andare a seguire una replica di questo piccolo grandissimo musical ovunque riusciate...




mercoledì 23 novembre 2022

TUTTO SUA MADRE mercoledì 23 novembre 2022

 Locandina dello spettacolo 

È un piccolo gioiello. Beh, piccolo mica tanto: un'ora e venti di monologo senza respiro! È un grande testo teatrale, interpretato da un piccolo attore....no, piccolo solo di statura: la sua interpretazione è grande, grandissima, capace di passare attraverso un'infinità di personaggi grazie soltanto alla voce e alla mimica. Quindi, un grande testo teatrale, per una grande attore sostenuto da un grande regista! Sì, direi che così ci siamo.

La storia di Guillaume, impersonato dall'enorme Gianluca Ferrato, o meglio il suo destino, si capisce abbastanza velocemente: basta ascoltare la Madre quando chiama la famiglia per mangiare "Ragazzi e Guillaume: a tavola!" a sottolineare che Guillaume non è un ragazzo. Chi è allora? Un figlio diverso, più fragile degli altri, da isolare, da proteggere, forse una figlia imprigionata nel corpo di un figlio. Ma è proprio così? Oppure è solo una proiezione? Ripercorre tanti cliché psicanalitici che hanno incastrato per anni noi omosessuali: la mamma dominante, il papà assente, il confronto con i compagni maschi, la solidarietà delle ragazze...chi di noi non ha sentito tutto ciò? Chi di noi non ci si è riconosciuto? Chi di noi non è stato bullizzato dai compagni, costretto a giocare a pallone e spesso "crocchiato de botte", sognando invece di poter soltanto ascoltare musica, chiuso - e protetto - nella propria cameretta? Ma è proprio questo che vivrà anche Guillaume, gay predestinato? Posso soltanto affermare che, come spesso accade, non c'è una verità univoca.


Per non rovinarvi la sorpresa del bellissimo finale, posso solo invitarvi ad andare a teatro per vedere questo monologo incredibile, ribadendo che Gianluca Ferrato è un attore straordinario, su cui gli anni continuano a stratificare qualità e vita, spessore e tecnica, anima e sapere: bravo Gianluca che ci hai condotto in un unico respiro in questa vicenda notevole e strabiliante, roboante di personaggi fino al liberatorio vaffanculo finale.

E bravo Roberto Piana che firma una regia guizzante di idee, dal ritmo instancabile e dalle infinite trovate. E ancor più bravo per aver voluto credere nelle capacità di Gianluca e nella grandezza della piece scritta da Guillaume Gallienne rischiando capitale proprio per produrre lo spettacolo. Ce ne fossero di più di persone come te!



lunedì 21 novembre 2022

L'UCCELLO DI FUOCO e LA SAGRA DELLA PRIMAVERA sabato 19 novembre 2022

Locandina dello spettacolo 

La prima delle due serate dedicate alla danza è un successo e non possiamo che complimentarci con la direzione del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dell'omonima città, per le scelte sempre coraggiose e lontane da logiche di mero sbigliettamento e facili titoli. La prima compagnia che vediamo è il Ballet Biarritz diretto da 24 anni da Thierry Malandain.

La serata inizia con una composizione di Thierry Malandain che è solo forma, senza sostanza. Le cose vanno meglio all'inizio, quando in scena c'è tutta la compagnia ed esce fuori il mestiere e l'abilità di Malandain nel gestire il corpo di ballo. Ma quando si passa a formazioni ridotte, aldilà della grande musicalità del coreografo, nulla riesce ad eguagliare la meravigliosa composizione di Igor Stravinskij,

La seconda parte, una creazione di Martin Harriague che cura anche le scene e le luci (queste ultime assieme a François Menou, costumi Mieke Kockelkorn), ci tira un bel cazzotto in pancia, quello che spero sempre di ricevere quando mi scomodo da casa per andare a teatro. E non deve essere per forza doloroso, anzi. Ma l'apatica indifferenza, quella no. Così già dai primi movimenti si capisce che siamo di fronte a qualcosa di strano, qualcosa di arcaico, un rito che viene  condiviso con noi: l'intento di Stravinskij è totalmente rispettato e noi pubblico capiamo di essere soltanto dei voyeurs ammessi a guardare senza poter partecipare. Il coreografo sa far crescere il ritmo, sa incalzare, sa sorprenderci e spaventarci come quando con una piccola esplosione fa sobbalzare tutti gli spettatori comodamente seduti sulle poltrone.







Poco importa chi sono l'uomo saggio e la donna anziana, o la giovane che verrà sacrificata (una strepitosa Patricia Velazquez, sbattuta da un carnefice all'altro o frullata senza pietà da altri ancora) o i suoi adepti/compaesani. Quello che importa è che siamo testimoni di un rito ancestrale, temibile e potente, forse l'unico cui potremo mai assistere. Sperando che sia salvifico per tutti noi.

Bravo Martin Harriague, veramente bravo! 




venerdì 18 novembre 2022

7 SPOSE PER 7 FRATELLI venerdì 18 novembre 2022

Locandina dello spettacolo 

Non mi dilungherò molto, perché è uno spettacolo che va visto.

Luciano Cannito è riuscito a stamparmi in faccia un sorriso ebete per due ore e trenta minuti grazie alla sua regia che non cede mai, per le coreografie strepitose eseguite con rigore invidiabile dalle grandi compagnie di danza, per la bravura di TUTTI gli interpreti, per una produzione che meriterebbe di girare tutta l'Italia per poi ricominciare nuovamente a girarla e ancora, e ancora.

La storia è ultra nota grazie alla versione cinematografica che tutti abbiamo visto e non ha alcun senso che io sia qui a raccontarvela nuovamente.


Vi invito di cuore ad inseguire questo spettacolo ovunque lo facciano e a godervi il piacere, la leggerezza e la bellezza che vi procurerà. Resterà a Trieste fino a domenica20 novembre e tornerà in regione a Udine dal 2 al 4 dicembre: non perdetelo!


Ineccepibili e grandiosi Diana Del Bufalo come Milli e BAZ come Adamo ma bravissimi tutti gli altri performers! Belle le scene di Italo Grassi, adeguati i costumi di Silvia Aymonino, eccellente la direzione musicale di Peppe Vessicchio




lunedì 14 novembre 2022

GALA DEI DANZATORI DEL TEATRO NAZIONALE SLOVENO DI LUBIANA domenica 13 novembre 2022

È stato emozionante vedere il Teatro Malibran di Venezia pieno in ogni ordine e posto! Segno chiaro che la direzione artistica di Michela Barasciutti
ha colpito nel segno, proponendo uno spettacolo di forte richiamo e di indubbio interesse.

In questo caso il palco era tutto per i danzatori del Teatro Nazionale Sloveno di Opera e Balletto di Lubiana e dei due fuoriclasse Anastasia e Denis Matvienko, attualmente ospiti dello stesso teatro, dopo la decisione di abbandonare il Teatro Marinsky di San Pietroburgo e la Russia di Putin...

La serata ha visto una maggioranza di coreografie di Renato Zanella, direttore del corpo di ballo, ma ha lasciato spazio anche alla maestria di coreografi come Edward Clug, Jacopo Godani, José Carlos Martinez, Leo Muijc e ai giovani Lukas Zuschlag e Filippo Jorio.

Come spesso nei galà, non c'è un filo conduttore o una trama da seguire, quindi comanda la bravura degli interpreti, il loro talento nel catturare lo sguardo del pubblico nei pochi minuti che dura un assolo o un passo a due. E, nonostante qualche incertezza iniziale dovuta probabilmente alla pendenza del palcoscenico - cari colleghi stranieri, ora capite cosa tocca a noi italiani? :-) - sono riusciti ad ammaliarci. In qualche coreografia più, in altre meno, ma tutti i danzatori sono riusciti a tirar fuori il loro meglio. È risultato insolito che, a chiudere la serata, non siano stati i Matvienko ma un lungo, seppur bellissimo, passo a due di Zanella sull'ultra noto Adagietto di Gustav Mahler...

I danzatori sono stati tutti bravissimi e li cito in ordine di apparizione: Tjasa Kmetec, Lukas Zuschlag, Erika Pinzano, Lukas Bareman, Chie Kato, Filip Juric, Petar Dorcevski, Nina Kronberger, Kenta Yamamoto, Filippo Jorio, Anastasia e Denis Matvienko.



lunedì 19 settembre 2022

LA SERVA PADRONA venerdì 16 settembre 2022

Locandina dello spettacolo  

Ho concluso la precedente stagione parlando di Oscar Cecchi e riapro con lui con immenso piacere! Oltretutto mi sembra veramente di aver ripreso soltanto un discorso interrotto...

Ad Oscar stavolta è stata commissionata, dalla Direzione della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, la messa in scena una di quelle opere che io inquadro nel "se ti eri persa in qualche archivio, una ragione c'era!". In verità l'opera non si era persa ma l'orchestrazione di Respighi si. Spesso certi ripescaggi sono più esercizi di stile che riscoperte di rare perle smarrite. Così è, per quanto mi riguarda, anche per questa "La serva padrona" con musica di Giovanni Paisiello orchestrata da Ottorino Respighi ma devo precisare che gran parte del '700 operistico mi annoia da morire ed è sicuramente un mio limite: Mozartiani, odiatemi a piacimento!


Detto ciò onore e gloria ad Oscar per essersi industriato nel cercare di inventare l'inventabile per affabulare le scolaresche cui questo spettacolo è destinato, che faranno ancora più fatica di me nel cercare di comprendere testi incomprensibili (l'acustica del Ridotto del Verdi non è esattamente dì aiuto), suoni vetusti e linee di canto ben diverse da quanto in auge oggigiorno. 


I tre interpreti si danno da fare come pochi per tenere in vita questo canovaccio liso e non si può che apprezzarli: la Serpina dell'ottimo soprano Olga Dyadiv e l'Uberto del prestante baritono Francesco Auriemma sono apprezzabili a tutto tondo; così come il Vespone di Giacomo Segulia, un servo muto che in realtà parla e canta molto bene.


L'orchestra della Fondazione, diretta da Serhii Nesteruk, suona bene e con partecipazione ma non riesce ad essere solo accompagnamento, tanta è la sproporzione con i cantanti. Bene il coro, diretto da Paolo Longo (ma basta con 'ste mascherineee!) che si adopera ad animare la scena con gran partecipazione



giovedì 14 luglio 2022

IL PIPISTRELLO martedì 12 luglio 2022

Locandina dello spettacolo 

È stato proprio bravo Oscar Cecchi, il regista di questa produzione de Il Pipistrello, a chiusura della stagione invernale 21/22 del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste. Bravo perché è un'operetta con una corposa parte recitata che la avvicina ad una commedia ma è riuscito a tenere la tensione della trama dall'inizio alla fine, con un esplosivo secondo atto. Per le mani ha avuto un buon cast di interpreti capaci di passare dal canto al parlato senza particolari deficit o voci impostate, liricamente parlando. Questa operetta di Johann Strauss jr è giustamente un capolavoro. A cominciare dall'ouverture che sciorina gran parte dei temi che ascolteremo nel corso dei tre atti e che è da sola un'opera d'arte compiuta. Come scrivevo poc'anzi, il libretto di Carl Haffner e Richard Genée, basato su Le Reveillon di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, ha un peso non indifferente per la trama intricata e scoppiettante che ne fa un vaudeville perfetto con piacevole morale finale: chi la fa l'aspetti!




L'allestimento è di quelli che mi piacciono per eleganza e parsimonia di spesa, semplice ma efficace: bravo Paolo Vitale per averlo così concepito! Cecchi muove i suoi interpreti con maestria e consapevolezza dei pesi scenici, evitando il più possibile sbavature e gigionerie da operetta (quanto è difficile sembrare ubriachi quando non lo si è, come nel terzo atto) e concentrandosi sui piani e contropiani che la scenografia gli offre. E ancora più bravo è stato a lasciare tanto respiro alle belle coreografie di Lukas Zuschlag, interpretate dai danzatori della SNG Opera e Balletto di Lubiana: fresche, con un interessante tocco contemporaneo, molto musicali e dai fantasiosi disegni! Un bravo in particolare a Filippo Jorio a suo agio sui tacchi come nelle scarpette da mezza punta, ma veramente a tutti che seguo, come ben saprete miei stimati lettori, con passione e stima nelle mie trasferte slovene!




Dalla potente Rosalinde di Marta Torbidoni al notevole Gabriel von Eisenstein  Manuel Pieratelli, dal brillante e acutissimo Alfred di Alessandro Scotto di Luzio alla portentosa Adele di Federica Guida, dal duro Principe Orlofsky di Anastasia Boldyreva al geniale Dottor Falke di Fabio Previati, questo casr ha tecnica, timbro, volume e capacità attoriale da vendere, capaci di imporsi sul "chiasso" della musica da operetta! E sono ben affiancati e sostenuti da Stefano Marchisio, Andrea Binetti, Federica Vinci e Andrea Schifaudo che completano una compagnia di artisti di tutto rispetto.

Le masse artistiche del Verdi non sono da meno: l'Orchestra suona perfettamente a proprio agio la brillante musica di Strauss, guidata dalla bacchetta attenta di Nikolas Nagele, così come il coro diretto da Paolo Longo che, purtroppo, continua ad essere silenziato e sfregiato dalla mascherina...


Sono invece rimasto stupito nel vedere quanto poco pubblico era presente! Ma come, si sono sentite per anni lamentele per la scomparsa del Festival dell'Operetta e quando il teatro la ripropone questa è la risposta della città?!? Che peccato...



sabato 9 luglio 2022

BEJART BALLET LAUSANNE mercoledì 6 luglio 2022

Locandina dello spettacolo  

È sempre bellissimo sapere che a 80 km da casa c'è una capitale europea che ti offre spettacoli prestigiosi senza lo stress di...doverci vivere :-) ancora grazie al Festival di Lubiana e alla direzione per la qualità e la bellezza delle proposte che ho avuto modo di vedere!

La serata è divisa in due parti: nella prima c'è una produzione del 2016 creata da Gil Roman, attuale direttore della compagnia svizzera, mentre nella seconda assistiamo ad un collage di duetti di Maurice Bejart, uno dei geni coreografici del XX secolo. 

Confronto impari.

In estrema sintesi, della prima parte direi che i due musicisti - Citypercussion, alias Thierry Hochstaetter e jB Meier -sono stati la parte più interessanti della serata tant'è che, spesso, l'occhio cadeva su di loro invece che sui danzatori, che peraltro sono strepitosi. Pensavo: avere per le mani una compagnia di 34 elementi e limitarsi quasi sempre a lavorare su piccoli gruppi: che spreco! Bravi i ragazzi del sestetto maschile e Elisabet Ros nel suo assolo. Molto bello il disegno delle luci. E se evito di parlare della coreografia potete ben immaginare il perché...

La seconda parte ci ricorda immediatamente cosa vuol dire avere talento coreografico: i singoli passi hanno un senso compiuto e profondo nel disegno generale, riuscendo a generare emozioni, senza essere solo sequenze di passi che sono quanto do più semplice si possa proporre anche ad allievi amatoriali. Dietro ogni duetto c'è grande gusto estetico, conoscenza dei pesi scenici, profondo senso teatrale, musicalità da vendere, bellezza e poesia. Non sono stato un estimatore del lavoro di Bejart che, all'epoca, mi sembrava troppo teatrale e poco danzato. Ma per fortuna sono riuscito a cambiare opinione: come per molti altri geni, autori di capolavori, la distanza temporale rende e conferma la grandezza dell'opera. Avercene di coreografi così! I danzatori hanno indubbiamente meno personalità di una volta, nonostante siano tutti tecnicamente più ferrati: dai loro volti non traspare molto, se non un sorriso stereotipato. Non sono più gli anni di Jorge Donn, della Savignano, di Bortoluzzi, di Sylvie Guillem: ecco allora che, quando entra Elisabet Ros, tutto si illumina. Di nuovo i danzatori sono più interessanti e intriganti delle danzatrici.

Riconosco estratti da "Webern Opus 5", "Bakhti III", "Wien, wien, nur du allein" e altri cui non saprei dare un titolo e che, purtroppo, il programma di sala né il sito della compagnia riportano. Lo stesso per quanto riguarda gli interpreti o gli autori dei costumi e delle musiche. Mi dispiace anche non poter allegare foto, almeno di repertorio ma il sito della compagnia è blindatissimo...

Krizanke quasi tutto pieno, pubblico caloroso

Ne approfitto per chiedere pubblicamente il senso di apporre due maxischermi ai lati del palcoscenico  che trasmettono una visione dello spettacolo in diretta, composta da una regia mobile, che purtroppo arriva sugli schermi con un secondo di differita, creando così una sorta di "eco" con quanto succede al centro del palcoscenico non proprio piacevole...

lunedì 4 luglio 2022

MESSA DA REQUIEM lunedì 4 luglio 2022

Locandina del concerto 

Sublime.

Il cast che componeva questa esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi era sublime. Krassimira Stoyanova ha un timbro splendido, una gran tecnica, capace di pianissimi suggestivi e con un fraseggio esemplare! In più trasuda serietà e umiltà che la rendono ancora più affascinante: la sua interpretazione del Libera me spero sarà fonte di studio e di spunto per tante altre soprano. Elina Garanca è una diva del belcanto, bella come il suo timbro vocale da vero mezzosoprano, agile nelle note acute tanto quanto nei bassi. Dmytro Popov è un tenore dal timbro cristallino, dotato di buona tecnica e volume che ha cantato spingendo sempre al massimo. Riccardo Zanellato è un basso che giustamente il mondo ci invidia: timbro, volume, tecnica, fraseggio, non gli manca nulla!



Mastodontica. 

La Messa da Requiem è un'opera mastodontica e matura del Cigno di Busseto: rivela una pacatezza e un equilibrio che il giovanile ardor conosceva meno. Inizia sottovoce, quasi a sottolineare che dalla terra partiamo e che lì torneremo, in cenere, o per ricordare che si tratta di una messa per i defunti da onorare in silenzio, fin o ad arrivare in alto, nel finale, con toni acuti che salgono fino al cielo, o anche più in alto per chi ha fede. Sono un verdiano da sempre e sono indubbiamente di parte - anche se non sono così ottuso da trovare tutta la musica di Verdi bella - ma trovo che in questa composizione ci sono  pagine di bellezza unica: dal Kyrie al Confutatis, dal Lacrimosa al Lux Aeterna, fino alla meravigliosa Libera me. Si, certo, il clangore della musica di Verdi...sembra musica da banda...va bene: a qualcuno non piace ma se la ascoltiamo ancora dopo più di un secolo, direi che a molti altri piace, no? Passando all'esecuzione resa in occasione del 70esimo Festival di Luabiana, gli organici sfoderati sono di tutto riguardo, numeri cui non siamo più abituati, in questi anni di ristrettezze: un centinaio i musicisti dell'Orchestra Filarmonica di Lubiana e altrettanti i coristi, integrati anche dal Coro misto della Glasbena Matica di Lubiana, hanno riempito di musica di altissimo livello la bella e ampia sala della Gallusova Dvorana. La sala ha una acustica straordinaria, capace di veicolare i suoni più piccoli e di compattare quelli troppo forti. La prestazione di entrambi i complessi è stata veramente esemplare. Gli ottoni hanno una qualità che raramente incontro nei miei ascolti, ancor di più le prime parti dei flauti e delle trombe.



Toccante

La direzione di Roberto Abbado, membro di una famiglia dedita alla musica con risultati eccellenti, è di grande effetto: capace di gestire i volumi e di trasportare l'orchestra e il coro, per esempio, in un Dies Irae dal tempo sostenuto, senza che ne risenta la compattezza o la purezza del suono. Ha saputo rendere la parte più tragica sin dal pianissimo iniziale, che mi ha profondamente toccato, per innalzarsi alle vette liberatorie del finale. Meraviglioso, grazie. Il silenzio ovattato del pubblico durante l'esecuzione è stato toccante: non lo ricordavo da tanto così educato e assorto.  Altrettanto quando si è potuto finalmente liberare in un applauso scrosciante, lungo e riconoscente per la tanta bellezza vissuta. Serata indimenticabile, sala piena a tre quarti, pubblico partecipe, generoso e ineccepibile

martedì 28 giugno 2022

WEST SIDE STORY lunedì 27 giugno 2022

 Locandina dello spettacolo 

La prima di West Side Story ha avuto anche il pregio di farci fare un tuffo nella dimenticata normalità, riportandoci all'assenza di distanziamenti e mascherine: la platea del Krizanke era festante e gremita all'inverosimile!

L'opera composta da Leonard Bernstein per quanto riguarda la musica, con libretto di Arthur Laurent e parole di Stephen Sondheim, è un capolavoro assoluto del teatro musicale americano del secolo scorso. La grandezza della musica di Bernstein racconta, anche ascoltandola ad occhi chiusi, lo svolgersi della vicenda, sottolineando i caratteri dei personaggi e lo svolgersi della vicenda, laddove le parole possono risuonare talvolta un po' datate. Il libretto non può fallire basato com'è sulleterno dramma d'amore di due amanti infelici.

La versione cui abbiamo assistito è ad opera di Mykal Rand, affermato artista multisettoriale basato a Londra, che ne firma regia e coreografie. Sembra diventato quasi un vincolo ormai, quello di trovare un regista anche coreografo, quando potrebbe essere più semplice tornare a due figure distinte, come per la gestione Robert Wise/Jerome Robbins, della versione cinematografica di riferimento. 

Venendo alla regia, ne apprezzo la buona artigianalità che in un solo mese di allestimento ha saputo essere logica, curata e molto fedele all'allestimento di riferimento. La parte meno riuscita sono le coreografie, con qualche intromissione hip hop fuori epoca, e troppo tecnica specialmente per i portoricani nella scena epica di America. Indubbiamente competere con il genio di Jerome Robbins, che è riuscito a creare sequenze ancor oggi attuali, è impresa titanica.


L'apparato scenico in cui prende vita lo spettacolo è mastodontico ma non particolarmente originale ed è firmato da Jason Denvir. È praticabile su due piani e riproduce perfettamente le architetture newyorkesi in cui si svolge la storia contemporanea di Romeo e Giulietta: cortile della scuola, spazio urbano o sfondo, meno riuscito, per le scene da interno. Suoi anche i costumi che non si fanno notare particolarmente e quindi giusti, visto che l'ambientazione non è certo rappresentativa della vita di persone agiate o di un particolare periodo storico. Splendido il disegno luci di Andrew Exeter che riesce a creare intimità laddove la scenografia non può e che esalta le scene corali, donando profondità alla struttura. 

Questa produzione conferma la tendenza degli ultimi anni, in cui a spiccare maggiormente è il comparto maschile. Abbiamo visto svettare su tutti il Tony di Adam Felipe e il Riff di Christopher Parkinson. Se Felipe è un cantante dal naturale timbro tenorile e un gradevole attore, Parkinson aggiunge a queste anche la capacità di essere un ballerino di grande talento. Bravi! Accattivante l'Action interpretato da Travis Ross. Bene tutti gli altri protagonisti Fernando Mariano, Alex Abad Cabedo e il resto degli artisti. 

Venendo al comparto femminile la Maria di Rosalia Morales era deliziosamente fresca ma quando la sua voce sale diventa fastidiosamente di testa per i miei gusti. Equilibrata e brava a tutto tondo - anche se l'avrei preferita più fiammeggiante - l'Anita di Philippa Stefani. Bene le altre interpreti anche se meno evidenti-

L'Orchestra Sinfonica Slovena della RTV ha suonato benissimo una partitura tutt'altro che facile, specialmente nel reparto dei fiati e delle percussioni. La guida di Michael Bradley deve essere stata preziosa per dirimersi in un territorio così impervio!

Lo spettacolo replica fino al 1° luglio e può essere una buona motivazione per fare una gita a Lubiana! Purtroppo non sono ancora disponibili foto di scena: le aggiungerò appena possibile...



sabato 25 giugno 2022

LE CORSAIRE giovedì 23 giugno 2022

Locandina dello spettacolo  

Finalmente sono riuscito a vedere questa produzione de Le Corsaire commissionata dalla direzione artistica della SNG di Lubiana nell'infausto 2020 e andata in scena a singhiozzo per le continue sospensioni causa pandemia...

José Carlos Martinez, per chi di voi non lo conoscesse, è stato un "insolito" primo ballerino dell'Operà di Parigi. Insolito perché grande virtuoso pur essendo un ballerino di linee. Generalmente i ballerini della sua generazione dalle lunghe linee liriche non erano dotati di gran tecnica virtuosistica maschile. Ecco perché lo definisco insolito e spero di essermi spiegato meglio. Dopo essersi congedato come danzatore, ha diretto a lungo la Compagnia Nazionale di Danza spagnola per poi diventare coreografo freelance. In  questa veste ha rimontato a Lubiana la sua versione de Le Corsaire. Non sono uno storico della danza ma credo che sia un altro di quei titoli che ha avuto numerose riletture classiche che io stesso, ballettomane impenitente, faccio fatica a ricordare e a distinguere. La versione di Martinez ha il pregio di cercare di rimettere un po' di ordine e logica in tante stratificazioni culturali e non, che affiorano confusamente nel nostro immaginario quando pensiamo a questo titolo. Ho trovato vincente l'idea di spostare il grand pas de deux nel sottofinale e di riportarlo ad essere tale e non più col terzo incomodo... La vicenda di Conrad, il corsaro, innamorato di Medora, venduta al mercato delle schiave, è ben raccontata, meglio di quanto visto in altre versioni, anche se non possiamo definirlo un balletto narrativo. E per essere un ballet d'action gli manca un po'...di action! (Ho sofferto molto nel non vedere il pas de trois delle odalische ma solo una citazione dell'adagio dello stesso). Ma al bando le catalogazioni perché nel complesso è comunque un'operazione riuscita. Un sostegno notevole lo offre Inaki Cobos Guerrero che firma i meravigliosi costumi: veramente di una bellezza indimenticabile! Meno coinvolgenti le scene di Matej Filipcic e poco incisive, rispetto alle capacità cui ci ha abituati, le luci di Jasmin Sehic.





La mia adorata piccola compagnia slovena danza questa produzione con la solita limpidezza e solerzia. Certo, volendo affrontare produzioni con atti bianchi - anche se questo era di un bellissimo rosa - il direttore Zanella dovrà pensare ad uniformare un po' di più le fila del corpo di ballo femminile, troppo sparigliato per affrontare il rigore di simmetrie e disegni geometrici.  L'assieme è una costante sempre presente e portante e un bravo va a tutti i maestri ripetitori che mi sembra giusto citare almeno per una volta: Viktor Isajcev, Mojca Kalar Simic, Olga Andreeva e Stefan Capraroiu. Delicatissime e deliziose le danzatrici del corpo di ballo nella coreografia delle schiave nel primo tempo.




Andando ai protagonisti ho trovato Yaman Kelemet, una Medora incredibilmente cresciuta e maturata: splendido controllo dei suoi non facili piedi, espressiva presenza e allure da vera Prima Ballerina, brava! Qualche piccola incomprensione nel passo a due finale e nei fouettés della coda hanno solo lievemente ombreggiato una prestazione di ottimo livello. Il Conrad di Yujin Muraishi mi ha fatto temere per la sua incolumità in diversi virtuosismi: sia nei doppi sauts des basque che nei tours en l'air in passé il suo corpo perde compattezza e allineamento. Peccato perché ha una gran tecnica mentre la presenza scenica è consona agli standard orientali. Non posso dire che Nina Kramberger sia il mio tipo di ballerina e affiancata alla Kelemet il confronto è ancora più duro, ma si difende. Sicuro di sè, affidabile e tecnicamente solido il Lankendem di Thomas Giugovaz. Presenti, freschi e forti i quattro corsari di Miu Kitabatake, Erica Pinzano, Matteo Moretto e Filippo Jorio. Lo stesso dicasi per Birbanto e la sua amica, Hugo Mbeng e Tjasa Kmetec. Abilissime nei sostenuti le tre odalische danzate da Chie Kato, Erica Pinzano e Tasja Serler.






Meraviglioso sentire nuovamente l'orchestra nel golfo mistico con la giusta ed equilibrata distribuzione del suono. La partitura, un po' troppo pasticciata per i miei gusti, è stata condotta da Mojca Lavrencic con occhio attento al palco e ai giusti tempi per i danzatori. Sala gremita di bambini, pubblico plaudente