lunedì 22 febbraio 2016

OBLIVION: THE HUMAN JUKEBOX 19 febbraio 2016

Locandina dello spettacolo



Scoppiettanti.
Insuperabili.
Deliziosi.
Intonati (dote rara al giorno di oggi).
Istrionici.
Simpatici.
Teatrali.
Accattivanti.
Cialtroni (lo dice anche il loro l'ufficio stampa).
Musicisti.
Attori.
Cantanti.
Sognatori.
Variopinti.

Ovviamente, potrei continuare a lungo...perché se ne meritano ancora tanti di aggettivi. E tutti positivi.

Sono stati capaci di trasportarci lontano dalla realtà, in un mondo dove non si discute di diritti civili e di politica, di violenza e sorprusi, di furti e furbetti. Ci hanno riportato nel mondo rosa dei ricordi, inevitabilmente del passato, dove i ricordi brutti - fortunatamente - svaniscono per lasciare il posto solo a quelli belli.

Un'ora e quarantacinque minuti di respiro, di sogno, senza neanche il bisogno di andare a fare la pipì.

Un allestimento scenografico che prende ispirazione dai quadri di Piet Mondrian, una regia asciutta e scorrevole (cofirmata da Giorgio Gallione), una chitarra magistralmente suonata da Lorenzo Scuda, molti cori a cappella, qualche base....insomma grande semplicità e alla base di tutto la scansonata cialtronaggine di giocarsi la faccia trasformandosi in juke box umani. All'ingresso il pubblico può indicare il proprio cantante preferito scrivendolo su un foglietto e depositandolo dentro un urna. E questi scellerati funamboli ogni tanto ne pescano qualcuno e, dal loro sconfinato repertorio, riescono ad accontentare quasi tutte le richieste (a parte Franco IV e Franco I: sfido anche voi a sapere chi sono...).

Aprono lo spettacolo con cinque minuti di musica in cui ripercorrono tutte le canzoni vincitrice delle 65 edizioni del Festival di Sanremo; tocca poi ad una parodia dedicata a Il Volo, passando per le richieste del pubblico, in un percorso musicale che va da Pavarotti a Morandi, dai Queen ad Albano&Romina, chiudendo con un omaggio al pericolosissimo gender e bissando con "C'è bisogno di pois", versione rap de "Una zebra a pois" di Mina.

 Lorenzo Scuda, Francesca Folloni, Graziana Borciani, Fabio Vagnarelli e Davide Calabrese mi resta un solo aggettivo da dedicarvi: BRAVISSIMI!