sabato 20 dicembre 2014

LO SCHIACCIANOCI 11 dicembre 2014

LOCANDINA DELLO SPETTACOLO

Interessante questa versione de Lo Schiaccianoci con la coreografia e la regia di Mario Piazza per il Balletto di Roma.
Grazie alla piccola ma interessante stagione che il Circuito Danza del Friuli Venezia Giulia propone ogni anno al Teatro Sloveno di Trieste, riusciamo a vedere quelle compagnie italiane di giro che, altrimenti, difficilmente approderebbero nella sale teatrali triestine, che sono o troppo grandi o troppo piccole per la danza.
Schiaccianoci dicevamo e, guarda caso, siamo in pieno periodo natalizio. Ma cosa c'è di male? In fondo aspettiamo questo periodo ogni anno per addobbare le case, preparare qualche pensierino per gli amici e andare a vedere questo balletto a teatro!

Ma torniamo ai fatti. Giovedì 11 dicembre 2014 è approdata anche a Trieste questa produzione storica, in tournée dal 2006, prodotta dal Balletto di Roma di cui è Direttore Artistico Walter Zappolini.
La vicenda segue fedelmente la partitura musicale di Cajkovskj, senza spostare, invertire o introdurre altri brani. La favola invece è trasposta ai tempi attuali e vede due fratelli, Clara e Fritz, intenti a giocare con un videogame. Presto giungono i loro genitori e altri bambini invitati alla loro festa. Assieme a loro giunge Drosselmeier, deus ex machina della vicenda, che porta con sé una marionetta, lo Schiaccianoci appunto, che da amico diventerà durante il sogno, anzi l'incubo di Clara il suo peggior nemico.

Il primo appunto che vorrei muovere a Mario (mi permetto il tu, visto che ci conosciamo da molti anni) è che il libretto, di Riccardo Reim, è difficilmente leggibile dal pubblico che non ha visto almeno 2/3 versioni diverse del classico balletto. Maggior attenzione alla narrazione vera e propria della storia sarebbe necessaria. Difficile capire cosa succede, difficile capire chi è chi, visto che si viene sommersi da fiumi di danza. Questo è il secondo appunto. Appunto, non critica: troppa danza, troppi passi che alla lunga creano un calo di tensione, anche se è danza bella e ben danzata, come alcune bellissime ed originali prese. Tanta danza quindi. E ben venga, per carità! Anche perché i danzatori del Balletto di Roma, sono ancora una volta un ensemble di grande qualità. Sono giovani dai bei fisici selezionati, dalla guizzante dinamica di movimento, dalla tecnica salda e precisa e dall'espressività sentita: bravi. Tutti! Un bravo va sicuramente riconosciuto anche al maitre Piero Rocchetti che tiene le fila (e le file perfettamente unisone!).
Nella solita assenza di informazioni e di un libretto di sala (grazie ad una soffiata) posso dirvi che Fritz era un tecnicamente ed artisticamente brillante Luca Pannacci assieme ad un altrettanto sfavillante Azzurra Schena nel ruolo di Clara; mi è molto piaciuto il perfido ed elegante Drosselmeyer interpretato da Dino Amante; mi sono rimaste impresse anche le lunghe linee di Roberta De Simone e Claudia Vecchi: sembra di veder una sola danzatrice tanto vanno assieme!
André De La Roche si conferma l'artista simpatico di sempre, anche se credo sia arrivato il momento di indossare qualcosa più di una calzamaglia e di non credere che sia così importante toccarsi la fronte con la gamba.

Ho molto apprezzato l'impianto scenografico e i costumi di Giuseppina Maurizi che hanno immediatamente collocato l'operazione ad un ottimo livello per essere uno spettacolo di giro (anche se ho detestato i completini mutanda/canotta grigi dei ragazzi).
L'operazione è sicuramente di successo e la sala stracolma del Teatro Sloveno lo conferma, vista anche la raffica di applausi (tre chiamate) che ha tributato meritatamente alla compagnia romana!

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