BALLET REVOLUCION
Trieste, Politeama Rossetti, 18 gennaio 2013Coreografie di: Aaron Cash, Roclan Gonzales Chavez
Costumi: Jorge GonzalezMusiche: Shakira, Ricky Martin, J Lo, Enrique Iglesias, Beyoncé,... suonate dal vivo dalla “Ballet Revolucion Live-Band”
Regia: Mark Brady
Splendidi! Mi riferisco ai danzatori di questo incredibile gruppo "Ballet revolucion" in scena al Politeama Rossetti di Trieste in prima nazionale.
Fantastici, pieni di energia, sensuali, precisi, musicali da sembrare musica loro stessi, vere "macchine da guerra"! Supportati da un impianto illuminotecnico eccellente, capace di seguire, sottolineare, evidenziare le azioni dei singoli, nonché dei gruppi. Non essendoci persone dietro ogni riflettore per muoverli e seguire gli interpreti (in questo caso sarebbero dei segui persona) vuol dire che i danzatori sono talmente precisi da eseguire le coreografie, specialmente dei loro soli, esattamente e sempre nello stesso punto del palco. Certo, la possibilità di una minima correzione esiste, ma dubito sia stata utilizzata. Ciò delinea una professionalità ed una quantità di prove notevoli per raggiungere questi livelli di precisione.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere una band di altissimo livello "live on stage": un suonatore di bonghi che ha delle mani che sembrano una cascata di acqua sulla pelle tesa degli strumenti; voci, sia quella femminile che si occupa del melodico, che quella maschile che svisa nel rap, di gran bellezza e professionalità; un trombettista che potrebbe insegnare la tecnica ad alcuni professori d'orchestra nostrani...insomma, veramente bravi!
Tutto bene, quindi, per quanto riguarda gli artisti e gli interpreti. Il problema è lo staff creativo.
La musica. Mi aspettavo la celebrazione del latino/americano/caraibico...invece ho trovato una serie di cover non proprio riuscitissime di 3/4 brani accattivanti e, per il resto, musica che potremmo definire "x". Un vero peccato non aver dato materiale migliore a quei meravigliosi esecutori.
Lo stesso dobbiamo dire delle coreografie. Non seguono neanche i dettami basici che dovrebbero caratterizzare una coreografia convenzionale: un tema iniziale che viene ripreso uguale nel finale e un apice al centro del brano; oppure una narrazione tale da non aver bisogno di questi trucchetti del mestiere. No, qui siamo di fronte a dei "passettari", musicalissimi e dal vocabolario molto esteso, ma pur sempre passettari. E se i primi 15 minuti filano via estasiati dal vedere simili meravigliosi danzatori, l'occhio smaliziato dopo un po' non ne può più di vedere inanellare solo passi e sequenze. Neanche una lezione di tecnica di danza è così confusa e senza uno schema: sembra iniziare un assolo, ma dopo poco entra un gruppo, che poi diventa un terzetto, per finire con una posa ad effetto e due ammiccamenti. Non c'è costruzione coreografica, non ci sono coreografie: ci sono invece gag trite e ritrite, mossette e faccine superate...che peccato! Con danzatori così bravi!!
Sul programma di sala leggiamo che i due coreografi sono stati danzatori professionisti e questo ci conferma ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che essere bravi interpreti non significa saper coreografare o insegnare.
I costumi sono la sagra del feticcio sensuale, per lo più di cattivo gusto e fattura, acquistati molto probabilmente in un qualunque grande magazzino.
Ma torniamo ai danzatori: mai finiremo di ringraziare Alicia Alonso per essersi insediata all'Havana, dopo una prestigiosa carriera internazionale, e di aver lì costituito una scuola che è diventata una delle più grandi al mondo. Anche questi ragazzi hanno delle basi tecniche solidissime. Il settore maschile è molto più interessante, sia da un punto di vista tecnico che da quello fisico, di quello femminile: le danzatrici danno l'impressione di aver ripiegato su questa compagnia in quanto non idonee fisicamente (non tecnicamente!) per il Ballet Nacional de Cuba. I danztaori danno tutt'altra impressione: gambe chilometriche, fisici scolpiti, salti e giri prodigiosi, temperamento macho e carisma...wow! Bello sarebbe vederli danzare il repertorio di Alvin Ailey o dei coreografi dei Paesi Bassi (Kylian, Van Manen) oppure Ek, Duato, o "Troy game" di Robert North...sarebbero eccellenti! Speriamo che la direzione (se ne esiste una) se ne avveda e li mandi ancora in giro per il mondo, a tenere alto il nome della danza cubana in un repertorio leggero e spensierato, ma consono.
Sala bella piena, pubblico in visibilio, plaudente con cognizione di causa ogni difficoltà tecnica che i nostri sciorinano.
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