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mercoledì 23 ottobre 2024

VISAVÌ 2024 sabato 19 e domenica 20 ottobre 2024

Locandina dello spettacolo 

Visavì è tornato, fortunatamente, come ogni anno! E porta con sé arte, bellezza e respiro. Tutto ciò grazie alla splendida e attenta organizzazione di Artisti Associati di Gorizia che, guidati con inesauribile energia da Walter Mramor, portano a casa un'ennesimo successo, tutt'altro che scontato quando ci sono così tanti fattori in gioco!


Il "mio" festival inizia sabato 19 ottobre con l'assolo That's all, presentato nel suggestivo Salone degli Stati Provinciali del Castello di Gorizia da Artemis Danza di Monica Casadei. È un'opera prima di Davide Tagliavini e, come tale, risente della voglia di proporre tanto, troppo materiale mentre manca una drammaturgia leggibile che renda il suo pensiero, ma soprattutto il messaggio che vuole condividere, fruibile per noi pubblico. Davide è uno splendido performer dotato di fisico, di emissione vocale e di presenza scenica. Indubbiamente, continuando a frequentare questo filone non potrà che migliorare e rendere sempre più godibile la sua ricerca.


Ci spostiamo al Castello di Kromberk in Slovenia per ammirare un gioiello prezioso che, assieme alla particolarità di questo maniero di campagna, è rappresentato da un cesellato "duetto per tappeto" ad opera di due danzatori e coreografi italiani Emanuele Rosa e Maria Focaraccio, che si esibiscono sotto il nome EM+. HOW TO - just another bolero è tutt'altro che un altro Bolero: questa è una nuova, sensibile, particolare, raffinata lettura della famosissima partitura di Maurice Ravel, dove tutto si svolge nel limite fisico imposto dalla dimensione di un tappeto sul quale troviamo i due danzatori già sdraiati in posizione prona. Nei primi minuti sono a terra o in quadrupedia, usando solo il lato B come veicolo espressivo. Ma non è un limite, tale è la musicalità con la quale seguono la partitura senza apparire pedissequi, utilizzando archi plantari, gastrocnemi e bicipiti femorali come se fossero muscoli facciali. Con il crescendo musicale, si alzano dal tappeto in contrappesi, lift e salti fino all'apice anche della musica che non è sufficiente a terminare la coreografia...così, poco dopo, ripartono le prime battute del capolavoro di Ravel e ci illudiamo che tutto continui o ricominci per andare avanti, all'infinito. Ma non sarà così, comprensibilmente, e accettiamo che la musica sfumi con gli occhi e i sensi appagati, assieme ad una pioggia scrosciante di applausi.


Ci spostiamo ancora, stavolta con destinazione Cormons, per assistere a Decisione consapevole, una creazione di Roberto Tedeschi che viene presentata come una mappa concettuale per le sessioni di improvvisazione, che indicava percorsi, intenzioni e limiti imposti, tipici di questa tecnica. La sensazione è che continui ad essere un po' tale, senza raggiungere lo slancio e l'autonomia di una vera e propria coreografia, nonostante l'eccellenza dei quattro danzatori (Mattias Amadori, Eleonora Dominici, Laila Lucchetta Lovino e Francesco Misceo) e il grande lavoro di assieme che nobilita di molto il risultato finale. Di grande impatto e qualità il light design di Giacomo Ungari e quello del suono di Giuseppe Villarosa.





Si torna a Gorizia dove, al Kulturni Dom, va in scena
Amateur Smugglers ad opera di Silvia Garibaldi e Andrea Rampazzo per la compagnia slovena En-Knap. Per un festival di danza, secondo me, è una produzione un po' troppo al confine con il teatro fisico e l'intrattenimento, tanto è il materiale che mette in scena. Gli interpreti sono, anche in questo caso, strepitosi anche se, in particolare rispetto ai momenti di interazione con il pubblico, sono ancora un po' troppo bisognosi di indicazioni, che cercano con occhi avidi al banco della regia dove siedono i due autori, segno che il processo di introiezione e maturazione non è ancora completo. Lo spettacolo è un melting pot di resistenza umana (ammirevole quella di Mattia Cason che sembra inesauribile), obbedienza e sottomissione ai comandi dello "stop&go" che siano visti come partenza dai blocchi o, come si capirà strada facendo, come quelli ad un controllo di frontiera, ma troppi altri elementi restano non approfonditi, ad esempio il tentativo di coinvolgere il pubblico che, onestamente, riesce malamente.






A chiudere la giornata del sabato, arriva il momento della MM Contemporary Dance che propone un dittico composto da Skirk di Adriano Bolognino e Weirdo di Enrico Morelli. Per entrambi i coreografi ho gridato al capolavoro in occasione sia di Chopin for us del primo che di Elegia del secondo ma in questa occasione mi concentrerò sulla qualità di una compagnia che non delude mai. Ci sono delle gemme preziose che vengono affidate alle menti creative dei coreografi (Nicola Stasi, Giuseppe Villarosa, Federico Musumeci e Giorgia Raffetto, tra gli altri) ma è l'assieme generale, la capacità di essere acqua e aria e vento e fuoco che resta una peculiarità di tutti i danzatori della compagnia, a qualunque generazione appartengano e non posso esimermi dal riconoscere questo merito a Michele Merola, nonché a Enrico, per aver saputo portare avanti questo progetto con forza, sapienza e testardaggine. 






Domenica 20 ottobre inizia con il Visavì Experimental Context che è una bellissima occasione di vedere l'energia, il talento e la freschezza di 
16 ballerini di stili diversi ma legati alla scena hip hop o a quella della danza contemporanea, che si sfidano a coppie e vengono eliminati da una giuria tecnica. Anche quest'anno è stato un momento divertente (specie quando ai competitori veniva chiesto di interpretare assurde motivazioni per la loro esibizione, quali "basso Profilo" o "stare sott'acqua" tutt'altro che facili da rendere durante una improvvisazione coreografica di 1 solo minuto, senza il tempo di poter pensare a come renderla...), intenso e interessante, grazie anche alla vivace conduzione di Massimiliano Mosti, che ha rivelato vincitori Lele e Gianni all'unanimità, sia per la giuria che per il pubblico invitato ad esprimere il proprio pensiero.



A chiudere il Festival ci pensano la MN Dance Company che presenta in prima nazionale
Flights, ispirato al romanzo di Olga Tokarczuk, con uno spettacolo tecnologicamente molto interessante. Michal Rynia e Nastja Bremec hanno incentrato tutta la produzione sull'utilizzo di una serie di barre luminose led che sono senza cavi e comandabili a distanza, prestandosi a numerosi effetti luce, cui i due hanno dedicato molta cura e attenzione, dalla programmazione alla messa in scena. Tutto ciò distrae noi spettatori dalla coreografia che di suo, invece, non porta niente di nuovo al panorama coreutico generale. Buona fattura, buona energia ma niente di nuovo all'orizzonte. 




Lunga vita al Visavì Dance Festival di Gorizia che, per l'edizione 2025 in cui Gorizia e Nova Gorica diventeranno Capitale Europea della Cultura, si preannuncia un'edizione ricca e molto più lunga, dal 9 al 19 ottobre 2026: non vedo l'ora!

martedì 28 novembre 2023

BALLADE 25 novembre 2023

Locandina dello spettacolo 

Ecco, la MM Contemporary Dance Company, andrebbe fatta circuitare con obbligo di Legge in tutti i teatri italiani con almeno una replica per stagione, perché questa è danza di tale qualità che deve essere diffusa e vista da tutta la popolazione! Ancora di più se in scena c'è un capolavoro assoluto come Elegia di Michele Morelli. 

Alcune coreografie sono più intense di altre, alcune sono più ballate, altre ancora sono più o meno riuscite ma quando si è di fronte ad un'opera di altissimo livello ne è conscio anche lo spettatore meno esperto e, infatti, l'altra sera al Teatro Comunale di Cormòns, non volava una mosca durante la replica di Elegia. Enrico ci ha presentato un lavoro pensato dopo la pandemia che rapisce per la bellezza del tutto, dal connubio musicale tra alcune pagine di Frederick Chopin e altre elettroniche di Giuseppe Villarosa che si fondono magicamente una nell'altra ai costumi semplicissimi, quasi invisibili e invece così presenti e preziosi (le nervature dei body!!) disegnati da Nuvia Valestri, dal disegno luci di Carlo Cerri elegante e modernissimo, al soffiato/strusciato della voce di Isidora Balberini che sussurra poesie di Mariangela Balbieri. E la coreografia. Avrò bisogno di rivederla almeno un paio di altre volte per poterne parlare perché i miei occhi, i miei sensi erano rapiti ed estasiati da tanta bellezza: danzatori magnifici, passi costantemente nuovi, fluidità e forza, dolcezza e rigore, slancio e abbandono...no, veramente faccio fatica a sintetizzare. Un immagine su tutte: Nicola Stasi, splendido, solleva da terra Emiliana Campo, afferrandola dal bacino, e continua a raccoglierla, scollandola dal pavimento come fosse un tessuto bagnato...inusuale la presa e sensazionale l'effetto! Ma, davvero, posso solo sminuire attraverso le mie parole e vi supplico: andate a vedere questo gioiello, rincorretelo ovunque verrà ancora replicato...Un piccolo estratto anche se non gli rende assolutamente giustizia! Bravo Enrico e grazie, che meraviglia che ci hai regalato!



Mauro Bigonzetti in Ballade, che chiude il dittico, racconta l'atmosfera dei suoi anni '80 che poi sono anche i miei e quelli di Silvia Califano che ne disegna i gradevoli costumi citandoli dal suo stesso vissuto. Sono gli anni in cui Pier Vittorio Tondelli fa sentire noi gay non più soli ma degni di far parte anche della letteratura contemporanea italiana, contestualizzandoci in una società fatta di abusi di droga, di libertà sessuale e di infinite possibilità, grazie anche ad una classe politica che legittimava tutto, fino a fare esplodere il debito pubblico italiano... Bigonzetti è uno dei coreografi italiani più conosciuti anche all'estero e ben ha fatto Michele Merola a prendere questa coreografia nel repertorio della compagnia. La composizione scorre via piacevole, con il mestiere che Mauro spadroneggia, la sua vis umoristica e la leggerezza che lo contraddistingue.  



Tutto ciò è abitato e vissuto da dieci danzatori straordinari, alcuni proveniente dalla splendida fucina che Michele ed Enrico hanno ideato e continuano ad animare che si chiama Agorà Coaching Project. Doveroso, un obbligo e un piacere citare tutti gli strepitosi danzatori della MM Contemporary Dance Company Emiliana Campo, Lorenzo Fiorito, Mario Genovese, Matilde Gherardi, Fabiana Lonardo, Alice Ruspaggiari, Rossana Samele, Nicola Stasi, Giuseppe Villarosa e Leonardo Zannella. Un ultimo plauso va a Michele Merola, titolare della compagnia che, contrariamente a tanti altri coreografi, cerca di non fare della sua una compagnia solo d'autore ma cede il palco a colleghi fidati e stimati: bravo Michele, talentuoso e generoso, merce rara nell'edonismo contemporaneo.


mercoledì 23 marzo 2016

LA SAGRA DELLA PRIMAVERA/BOLERO 19 marzo 2016

Locandina dello spettacolo

E' stata una grande emozione: era da tanto tempo che non mi commuovevo a teatro.
Grazie Michele e grazie agli splendidi danzatori della MM Contemporary Dance Company.

Il dittico composto da La sagra della primavera e Bolero è stato un bellissimo regalo da parte degli Artisti Associati di Gorizia, capitanati da Walter Mramor, a noi appassionati di contemporaneo, regalo che spero vorranno riproporre ancora qui in regione.

Bellissimo perchè Michele Merola ha saputo fare della sua compagnia un'isola felice, una realtà silenziosa ma prestigiosa e di altissimo livello: un gruppo di 5 danzatori fedelissimi (Enrico Morelli, Paolo Lauri, Stefania Figliossi, Giovanni Napoli e Lorenza Vicidomini) lo seguono con passione, ai quali si stanno aggiungendo via via gemme sempre più preziose.
La bravura dei danzatori e l'umiltà di Michele ne fanno una caso unico in Italia. A fronte di tante compagnucole à la page, di direttrici roboanti e di coreografi presuntuosi, la MM si conferma una compagine che si interessa ai fatti, più che alle parole.

Ce lo dimostra in primis Enrico Morelli che ha il coraggio di affrontare un capolavoro intoccabile, come La sagra della primavera di Igor Stravinsky, una dei capolavori musicali e coreografici del Novecento: intoccabile perchè contrassegnato da tanti ricordi visivi che quelle note ricordano dalla versione di Bejart a quella di Edward Clug a Fantasia di Walt Disney.
La dote principale di Enrico è sicuramente la musicalità, la capacità di rendere tutti i colori, i contrappunti e le voci della partitura rappresentandoli coreograficamente, assieme ad una grande abilità nel dosare i pesi scenici nei momenti di assieme, così come nei duetti o nei soli.
L'idea registica è altrettanto interessante, pregna di concetti storici e filosofici che la brochure di sala ci svela, dimostrando anche lo spessore umano del coreografo.
Grazie - veramente grazie - alle splendide luci di Cristina Spelti, il brano inizia lasciandoci a malapena intravvedere un corpo esanime trascinato con una catena da un lato all'altro del palcoscenico, mentre dalla graticcia oscillano dei ganci da macelleria, anche loro appesi a delle catene. Momenti di buio si alternano ad altri di fioca illuminazione e, ad ogni riaccensione, la scena si popola di qualche nuovo danzatore, fino alla prima esplosione orchestrale che da il via al rito. Da lì in avanti è un continuo susseguirsi di una danza fluida ma potente, di assiemi, di duetti, trii e quant'altro la partitura musicale suggerisce e richiede. Fino al momento in cui si delinea chi sarà l'Eletto, il nuovo capro espiatorio.
Questa volta tocca alla danza meravigliosa, forte, matura e personalissima di Giovanni Napoli,
generoso ed immenso in questo ruolo che lo porterà ad essere appeso a sua volta ad una catena. Assieme a lui meritano di essere menzionati tutti gli altri danxatori: Paolo Lauri, Fabiana Lonardo, Alessio Monforte, Miriam Re, Cosmo Sancilio, Gloria Tombini, Chiara Tonutti e Lorenza Vicidomini. Una lode particolare al carisma scenico di Nicola Stasi che cattura lo sguardo dello spettatore e a fatica lo si abbandona.

Dalla fisicità violenta della Sagra si passa alla poesia del Bolero di Maurice Ravel, almeno così mi sembra lo abbia sentito Michele Merola. Scorrendo il programma di sala ho scoperto che la partitura originale era stata rielaborata da Stefano Corrias e mi sono preoccupato. Inutilmente! Per le stesse ragioni riferite in merito alla coregrafia di Morelli, anche il Bolero mi ricorda immediatamente un tavolo rosso su cui un danzatore si esibisce fino allo stremo, circondato da altri danzatori. Invece neanche per un secondo mi è tornata in mente la creazione di Bejart, tanto forte è stata la creatività del trio Merola/Corrias/Spelti.
Anche se Merola cerca distanza dalla sensualità della partitura originale, rifugiandosi dietro il tema dell'incomprensione tra esseri umani, la sua danza, i duetti, i trii, i quartetti che si compongono sono permeati di sensualità, di contatto, di afflato. Ma poco importa la mia lettura. E' di nuovo la danza a rapirci, a portarci in alto. Ed ogni volta che la musica di Ravel incalza e viene frenata dalle interposizioni di Corrias, è lì che ci emozioniamo, mentre ci viene permesso di curiosare in attimi e momenti intimi e personali, sottolineati dalla splendida scenografia mobile che a volte nasconde e a volte rivela le storie dei nostri.
Una bellissima rilettura del capolavoro di Ravel con Enrico Morelli al centro di tanti dei momenti più
intimistici.


Molto belli i costumi di Nuvia Valestri per la Sagra e quelli Alessio Rosati per il Bolero, anche se i pantaloni bianchi del finale di Bolero avevano per i miei gusti il cavallo troppo basso e non aiutano molto i danzatori. Sala piena e pubblico entusiasta.

Due ultime considerazioni più tecniche: i miei complimenti per il progetto Agorà che la MMcompany porta avanti! I risultati si vedono nei tanti giovani che animano la compagnia con nuova energia, consapevolezza del repertorio e per questa danza sempre piena, rotonda, pastosa. Infine un pensiero per la compagine femminile. Nel panorama di danza delle compagnie contemporanea italiane, vedo ormai solo ginnaste o mere esecutrici, surclassate per teatralità e talento dai maschi. Le danzatrici di questa compagnia sono dei felini, cariche di personalità e con linee incredibili....evviva!