È proprio vero che "chi ben comincia è a metà dell'opera"! A giudicare dalla prima immagine che illumina il grandioso palcoscenico della Gallusova dvorana dello Cankarjev Dom di Lubiana, lo spettacolo non potrà che essere un successo: un mare in tempesta proiettato sul tulle in proscenio apporta una presenza pericolosa, massiccia e incombente che sovrasta gli abitanti dell'isola di Cipro in cui si svolge la vicenda di Otello così come rivisitato da Boito e Verdi partendo dall'originale scespiriano.
È davvero un'immagine potente e inquietante che predispone correttamente lo spettatore alla visione del dramma che seguirà. Il regista Guy Montavon riesce nell'operazione di eliminare gli orpelli medievali per restituirci un allestimento pulito, lineare, moderno, perfettamente calzante a questo tardo Verdi che, abbandonata la forma chiusa tipica della composizione delle sue opere, tanto si lascia andare a seguire la narrazione ma senza trascurare la grande abilità nell'orchestrazione. Montavon pone, giustamente, al centro la figura di Iago, per il quale costruisce una presenza, a volte soltanto suggerita, ma costante che rendono finalmente a colui che è il vero protagonista di quest'opera. Le scene, i costumi e le luci di Wolfgang von Zoubek sono perfettamente allineati alla lettura registica, creando armonie cromatiche e stilistiche di indiscutibile bellezza. Prezioso e molto gradevole il breve cammeo coreografico di Cleopatra Purice inserito nel primo atto.
Roberto Gianola alla guida della potente Orchestra della SNG di Maribor non lesina in clangori e fortissimi, coadiuvato da una sezione di fiati di ottima qualità, che invadono la sala teatrale con la stessa forza impetuosa del mare. Bene gli riesce di condurre in porto i suoi musicisti che affollano il golfo mistico, pur senza trascurare la doverosa attenzione a quanto succede in palcoscenico
Bene, benissimo si comporta il coro sloveno diretto da Zsuzsa Budavari Novak che sfodera ottime capacità interpretative, oltre che musicali.
Carlos Marcelo Ventre, è un Otello navigato per esperienza e di grande generosità vocale; ho trovato toccante, perfetta la Desdemona di Sabina Cvilak, dalle mezzevoci e i pianissimo preziosi come i suoi filati, perfetti a rendere la delicatezza della vittima sacrificale che il suo ruolo richiede; Luka Brajnik è geniale nella resa scenica e vocale del suo Iago, il diabolico e perfido artefice della vicenda, scaltro e crudele quanto desideroso di vendetta e di luce; Irena Petkova è un'ottima Emilia, la moglie di Iago e cameriera di Desdemona cui tocca svelare la verità sul suo consorte e l'orrendo complotto da lui ideato; presente e amabile il Cassio di Bože Jurić Pešić.
Applausi scroscianti e giusti da una sala quasi gremita.