mercoledì 10 luglio 2024

IL TROVATORE lunedì 8 luglio 2024

 Locandina dello spettacolo

...per fortuna l'Unesco ha riconosciuto la pratica del canto lirico in Italia (e tutto quello che ne consegue) come Patrimonio Immateriale dell'Umanità!
E ci sarebbe voluto pochissimo a
capirlo assistendo alla prima de Il Trovatore che ha avuto luogo a Lubiana,
lunedì 8 luglio, grazie all'invito che il direttore artistico del Festival,
Darko Brlek, ha rivolto ai complessi artistici del Maggio Musicale Fiorentino.:
un'edizione di altissimo livello musicale...nulla a che vedere con il massacro
del povero Puccini di due settimane fa...
Vedere sul podio il Maestro Zubin Mehta a 88
anni è stato commovente e rincuorante al tempo stesso, lo stesso deve aver
pensato il pubblico presente che gli ha riconosciuto una lunga e meritatissima
standing ovation.
Pensavo che la sua direzione sarebbe stata
poco incisiva...col piffero! Visibilmente sofferente nel fisico, l'animo e
l'impeto sono rimasti gli stessi di una volta, capace di gestire gli equilibri
dinamici e volumetrici di Verdi, in perfetta armonia tra palco e cavea
orchestrale

L'Orchestra del Maggio Musicale, che sento
suonare per la prima volta, mi è sembrata prodigiosa per capacità e colori,
indubbiamente fiera a sua volta di essere sotto una guida così esperta.
Così come il Coro, abituato a quello
nostrano ormai piccolino, non ricordavo più la forza vocale che può avere una
massa più ampia. I cromatismi, ad esempio di "A me ora fatale", erano
di una bellezza notevole: bravo Maestro Lorenzo Fratini!
Una delle difficoltà maggiori nel mettere in
scena il Trovatore, è che servono solisti di notevole calibro: bingo! In scena
c'erano 5 fuoriclasse che hanno saputo dare molto sia dal punto di vista
interpretativo che da quello musicale consci anche, secondo me, di stare
vivendo una serata di grande livello artistico.
Leon Kim è stato un convincente Conte di
Luna, Carolina Lopez Moreno, una Leonora dai filati strabilianti ma dal
fraseggio poco chiaro, Matteo Desole, un giovane e potente Manrico, Giorgi
Manosvili, un saldo e prestante Ferrando. Notevole la Azucena di Olesja
Petrova, sia vocalmente che interpretativamente. Di livello anche Olha
Smokolina come Ines e Alfonso Zambuto che vestiva i panni di Ruiz.
La regia di Cesare Lievi, ripresa da
Stefania Grazioli, era equilibrata e tradizionale nell’impianto recitativo ed
era centrata sul tentativo di svelare qualcosa in più della pazzesca e contorta
trama dell’opera, duplicando i protagonisti con figuranti e controscene varie: l’intento
non mi è sembrato risolto e ne è risultata una lettura senza infamia e senza
lode quindi, probabilmente, facilmente dimenticabile. Le continue, fastidiose chiusure
di sipario per effettuare dei cambi di scena quasi impercepibili, hanno spezzato
il ritmo e la tensione narrativa e potevano essere risolte altrimenti, forse
anche a vista. Ringrazio Luigi Perego per aver evitato il medioevo nel pensare
scene e costumi, anche se ci ha restituito un’ambientazione talmente tetra e
squallida da farmelo quasi rimpiangere. Le luci di Luigi Saccomandi erano
assolutamente pertinenti.

Applausi interminabili, nonostante la stanchezza dopo 3 ore di spettacolo, da una sala entusiasta come noi italiani, fieri di aver fatto una bella figura

venerdì 5 luglio 2024

SPARTACUS martedì 2 luglio 2024

Locandina dello spettacolo

WOW!!

Sto per scrivere di uno tra gli spettacoli indiscutibilmente più belli che io abbia mai visto,,,

Questo allestimento di Spartacus, portato in occasione del 72esimo Festival di Lubiana, rappresenta la perfezione di quanto vado cercando da sempre in uno spettacolo: qualità degli interpreti, allestimento, musica dal vivo...che meraviglia!

È la versione con la quale abbiamo conosciuto Spartacus nella parte occidentale dell'Europa, partorita dalla mente geniale di Yuri Grigorovich, per anni zar assoluto e dispotico del Teatro Bolshoi di Mosca ma indubbiamente un genio per aver saputo costruire uno spettacolo inossidabile, indistruttibile e indiscutibile che tiene, riempie e dirompe le scene da quasi sessant'anni, con folte schiere di legionari in gonnellini e pastori in costumi di lana. Nelle gambe e nei corpi dei danzatori dell'Opera di Astana questa coreografia diventa ancora più impressionante: l'unisono degli ensemble è tale che le frange dei gonnellini degli uomini, o dei decori pendenti di quelli del corpo di ballo femminile, oscillano all'unisono! Tante volte ho suggerito a voi, miei adorati lettori, di darvi da fare per vedere uno spettacolo: questa volta sarà ancora più difficile, ma provateci in tutti i modi e me ne sarete grati! Non ho molto più da dire se non celebrare la bellezza e la perfezione di questa esecuzione...


Dalla stella  Bakhitiyar Adamzhan che era Spartacus al suo antagonista Arman Urazov nel ruolo di Crasso, così come le perfette Phrygia: Madina Unerbayeva e Aigerima Beketayeva, rispettivamente Firgia ed Egina, senza dimenticare il Gladiatore di Serik Nakyspekov, tutti danzano magnificamente, profondamente, completamente, generosamente, sia che si tratti dei superlativi grand saut de chat in diagonale di Bakhitiyar o dell'intensità interpretativa di tutti loro, l'emozione è sempre pronta a toccarci e coinvolgerci.

L'Orchestra Filarmonica Slovena è stata a sua volta impeccabile in tutte le sue sezioni: dagli ineccepibili ottoni, ai raffinatissimi archi fino alle esplosive percussioni! Sicuramente anche grazie alla profonda conoscenza della partitura da parte del Maestro Abzal Mukhtidin, che li ha condotti egregiamente, al punto che sembrano suonare solo la meravigliosa musica di Aram Khachaturian quotidianamente. Toccante, come sempre, il contributo del Coro Femminile della stessa istituzione nella scena del Requiem finale.  

Un sentito ringraziamento al Direttore del Festival di Lubiana Darko Brlek per aver portato uno spettacolo così meraviglioso!

lunedì 1 luglio 2024

ZORBA IL GRECO giovedì 27 giugno 2024

Locandina dello spettacolo 

Ero molto emozionato all'idea di assistere da spettatore a Zorba il greco, avendo ballato alla prima mondiale del 1988 all'Arena di Verona ma...che delusione! Mi chiedo come possa essere entrato nel repertorio di così tante compagnie e mi rispondo che deve essere solo grazie al meraviglioso, trascinante sirtaki finale perché il resto è francamente dimenticabile. Avevo avuto questa impressione anche all'epoca ma poi la capacità della nostra mente di selezionare solo i ricordi positivi ha prevalso. Le noiose coreografie di demi-caractère invece non ero riuscito a rimuoverle del tutto. O il povero Zorba che al mio tempo era un mastodontico Vladimir Vassiliev e ora è un bravissimo danzatore costretto, immagino dal coreografo, a sorridere e ammiccare costantemente. O l'altro splendido danzatore che interpreta John che ogni volta che rientra in scena tiene un libro in mano, come un topo da biblioteca o un ragazzino rimandato a settembre. Per non parlare della povera Madame Hortense che sembra affllitta da qualche morbo che la depriva della dignità. La narrazione è chiara ma il linguaggio coreografico è talmente superato e datato da risultare quasi ingenuo. Il primo atto, in particolare, è lento e non va da nessuna parte, i personaggi sono poco chiari dando per scontato che tutti abbiano visto il film - e lo ricordino pure bene! - ma hanno sfumature caratteriali difficili da rendere solo con la danza, in particolare se così poco incisiva. Tutta l'operazione del 1988 fu basata sul sirtaki finale e sulla presenza di Mikīs Theodōrakīs che scrisse appositi brani e diresse la prima mondiale, decretandone un grande successo commerciale ma lo trovo un soggetto veramente difficile da trasporre in danza...e forse non necessario? Belli i costumi di Leo Kulaš, banale e inutilmente classicheggiante la scenografia di Matic Kašnik e belle luci di Tomaž Premzl. 



Detto ciò tutta la compagnia della SNG di Maribor danza con ardore e impegno commovente, traghettandoci verso il finale dove tutto verrà dimenticato. Cito con enorme piacere i primi ruoli perché sono eccellenti, nonostante quanto sopra scritto: lo Zorba di Davide Buffone, John danzato da Ionut Dinita, Marina danzata da Tijuana Križman Hudernik, Madame Hortense era Evgeniia Koshkina e Yorgos Mateo Magalotti: Trovate i nomi degli altri bravissimi danzatori nella locandina dello spettacolo. L'Orchestra era diretta superbamente - un bravo al settore delle percussioni - da Simon Robinson, mentre l'ottimo Coro da Zsuzsa Budavari Novak.

Per quanto mi riguarda, tanto sforzo per nulla. Il pubblico ha decretato un grande successo con almeno quattro bis del sirtaki (tutti pianificati, sappiatelo). Sala gremita.