L'anno in cui il mio amato festival Visavì si allunga, io non riesco a seguirlo...uffa!
In occasione della nomina di Gorizia e Nova Gorica Capitali europee della cultura per il 2025, Walter Mramor e la sua Artisti Associati di Gorizia hanno fatto un considerevole sforzo per rendere questo piccolo e prezioso festival più lungo e coinvolgente: la programmazione si è allungata ad una decina di giorni e tutti gli spettacoli rimbalzavano da una parte all'altra del confine, creando una bellissima sinergia tra questi luoghi così vicini ma così lontani per anni...
Ho potuto seguire poco ma ho avuto la fortuna di assistere venerdì 10 ottobre a Turning of bones di Akram Khan e a undici performance che si sono svolte sabato 18 ottobre.
Turning of bones di Akram Khan ha forse il pregio principale di coniugare i paradigmi di un balletto classico a quelli di un brano di danza contemporanea, fondendosi in una creazione unica e assolutamente coinvolgente, magistralmente interpretato dalla Gauthier Dance Company basata a Stoccarda e diretta con cura e devozione dal danzatore, coreografie e musicista Eric Gauthier: la pulizia dell'esecuzione, la motivazione dei danzatori e la grinta di questo ensemble mi sono chiari e mi commuovono ancora a distanza di giorni. Il brano è una sorta di rivisitazione antologica tratta da celebri lavori del coreografo britannico con origini del Bangladesh che è una vera star oltremanica. Il titolo, Turning of Bones, fa riferimento alla Famadihana, un rituale di commemorazione praticato in Madagascar. Durante la cerimonia, le famiglie riesumano i resti degli antenati, riscrivono i nomi sui sudari, sollevano le ossa sopra la testa e danzano con loro: un gesto di connessione profonda con la memoria, l’identità e l’amore. Khan trasforma questo rito in un'esperienza collettiva in cui corpo e natura si fondono. È una coreografia che si interroga sul tempo, sul legame con le nostre radici e sulla vitalità che attraversa ogni gesto e lo fa coniugando la pantomima, la narrazione in danza, a momenti di forte contemporaneità. La coreografia è di gran fattura, i danzatori sono eccellenti, la tensione cresce e si resta con il fiato sospeso in attesa del non scontato finale.
Durante il percorso a tappe denominato ODEC One Dance European City, dove la danza incontra il territorio per una durata di due ore e mezza che si snoda da Gorizia a Nova Gorica, alcune soste mi sono rimaste impresse più di altre. La prima, nell'angusto spazio al piano terra della sede di Borgo Live Academy, in un palcoscenico di 4 metri per 4, abbiamo potuto ammirare una miniatura coreografica di Angelin Prejolicaj. Ho scoperto che era una sua coreografia solo più tardi non avendo letto prima il programma di sala ma ero rimasto abbagliato dalla bellezza della costruzione coreografica, dal crescendo dell'intensità nonché dal talento dei due danzatori, Arainna Kob e Albert Carol Perdiguer: la maestria di un coreografo è evidente agli occhi! Abbiamo poi attraversato le creazioni di Pablo Girolami, degli Arearea e di Philippe Kratz e altri tutti più o meno interessanti, per poi giungere al momento clou: Dira Libido di Compagnia Bellanda. Chi segue il mio blog ha già letto diverse volte di loro (si, sono proprio un loro fan!) e stavolta sono felicemente sorpreso di constatare come la loro danza "rotonda" si stia staccando sempre più dal pavimento per diventare verticale, conservando stile, qualità e livello: bravi!
Le foto sono di
Ora aspetto l'edizione 2026, sperando che torni ad essere di quattro, cinque intensissimi giorni da godermi in totale immersione e tutti d'un fiato!
(due momenti preziosi per me e grazie a Giovanni Chiarot per averle immortalati!)






