La recensione di oggi è dedicata ai Carmina Burana che Edward Clug ha composto prima per Les Grands Ballet Canadiens ma che, in occasione di questa 71esima edizione del Festival di Lubiana, vediamo eseguita dalla compagnia che dirige, il Balletto della SNG di Maribor, in Slovenia. Si tratta di un'opera che esplora i temi dell'amore, della fortuna e del destino, attraverso una coreografia imponente e coinvolgente, che ricorda alcune composizioni di Maurice Bejart e che mescola elementi classici e moderni, come è proprio della cifra stilistica di Clug. Nei suoi lavori, in genere, il corpo dei danzatori vibra, si sconquassa, perde estetica per guadagnare in potenza, in visceralità mentre in questo caso siamo di fronte ad un'opera più formale e incentrata sull'estetica rispetto ad altre sue. In alcuni momenti la ricerca di armonie, di geometrie, di disegni e arabeschi mi ha fatto tornare in mente l'annoso dubbio dell'uovo e della gallina ma attualizzata, facendomi domandare se è arrivato prima Tik Tok o i Carmina di Clug :-)) Alcuni passaggi della coreografia sono talmente dei dejà vu, vittime come oramai siamo dei social e della marea di frammenti video che ci vengono proposti, che si fatica a capire se il suo materiale è stato depredato dai social per la semplice bellezza che emanava o se è stato lui a trarre ispirazione da qualche influencer. In ogni caso poco importa perché spesso i coreografi hanno avuto maestri di riferimento, dai quali traevano ispirazione - e passi e sequenze coreografiche - in un gioco di rimandi e citazioni: oggi sono cambiati solo i riferimenti, mentre resta il bisogno/piacere di farsi ispirare e di citare.
La partitura musicale di Carl Orff è divisa in tre parti: Primo Vere (Primavera), In Taberna (Nella taverna) e Cour d'Amours (Corte d'amore), ognuna delle quali presenta una serie di scene e personaggi diversi mentre, in questa rilettura, Clug è stato ispirato da "il risveglio del desiderio nel corpo giovane, che anela al proibito e all'irraggiungibile (frutto), che rappresenta la tensione del movimento del viaggio attraverso i ventiquattro "canti" di cui è composta l'opera".
La scenografia pensata da Marko Japelj è strepitosa: essenziale ma efficace, come solo un certo contemporaneo sa essere, composta da un enorme cerchio che sovrasta il palcoscenico, e quindi i danzatori, e che nel suo potersi inclinare, scendere e salire, offre ombre ed esalta luci di rara bellezza (ad opera di Tomaž Premzl).Non ho amato la forma dei pantaloni indossati ma molto, invece, la cromia generale pensata per i costumi da Leo Kulaš.
I meravigliosi e generosi danzatori del Balletto di Maribor colpiscono per forza e convinzione, lasciano il segno e ricevono dal pubblico la meritatissima ovazione. Saldi e professionali i solisti di canto Nina Dominko, soprano, Martin Sušnik, tenore, e Davor Nekjak, baritono, guidati dalla bacchetta di Simon Krečič che ha saputo coordinare con equilibrio e sapienza le varie masse che gli competevano, tra le quali l'Orchestra Sinfonica e il Coro lirico della SNG di Maribor.
Il Križanke di Lubiana era tutto esaurito!
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