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sembra scritto proprio per questa lettura contemporanea. E siamo sempre più fermamente convinti che queste operazioni di "svecchiamento" facciano un gran bene al tetaro d'opera che, specialmente qui a Trieste, è stato lungamente conservatore e museale. E' vero però che alcune cadute di stile sembrano più consone all'operetta che non all'opera ma speriamo che abbiano divertito i tanti giovani in sala, il vero pubblico del domani se non vogliamo veder sparire del tutto il teatro lirico.
L'Orchestra e il Coro del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste superano egregiamente la prova confermandosi come degli assiemi rodati e altamente professionali. Una menzione particolare va ai coristi, capitanati dall'ottimo Maestro Fogliazza, che si prodigano in scene e controscene come se non ci fosse un domani!
Il Maestro George Petrou ha una sensibilità rara per quello che succede in palcoscenico e tutto l'entusiasmo della sua (sembra) giovane età: è attento ai cantanti, li sostiene e favorisce gli abbellimenti e le colorature. Dalla platea non si vedeva ma mi dicono che fosse lui stesso a suonare il fortepiano durante i recitativi...quanta energia e bravura!
Venendo ai cantanti abbiamo assistito ad una recita molto equilibrata.
José Maria Lo Monaco è una Angelina deliziosa per adeguatezza fisica e anagrafica, dotata di un bel timbro, con buone agilità e sillabati preziosi; il Don Ramiro di Leonardo Ferrando conferma le sue buone qualità, come già scritto in occasione dell'Elisir d'amore di qualche mese fa; divertentissime la Tisbe di Irinni Karaianni e la Clorinda di Lina Johnson il cui canto viene quasi trascurato dalla verve interpretativa; strepitoso, e tanto deve alla scrittura Rossiniana del ruolo, Fabio Previati nel ruolo di Dandini: buon fraseggio e potenza nell'emissione del suono; molto convincente anche la prestazione di Vincenzo Nizzardo nel ruolo di Don Magnifico, in questo caso impresario teatrale, che unisce capacità attoriali e di canto di ottimo livello; lo stesso dicasi per il roboante Alidoro di Filippo Polinelli.
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Teatro pieno ma pubblico un po' impacciato.
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