giovedì 10 marzo 2016

LUISA MILLER 8 marzo 2016

Locandina dello spettacolo

Vado spesso alla quarta recita delle produzioni della Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste e mai come questa volta mi diverte scrivere di uno spettacolo che a me è piaciuto e di cui ho letto molte recensioni insoddisfatte, distruttive e che narrano tutto e il contrario di tutto. Segno dei tempi, del fatto che i gusti sono veramente personali, ad eccezione dei musicologi che spesso sono concordi in generale, ma altrettanto spesso hanno orecchie diverse gli uni dagli altri.


A me lo spettacolo è piaciuto parecchio, ricordandovi che mi ritengo un cronista, non certo un competente critico musicale critico musicale. Aggiungo anche che adoro Verdi e i suoi Zumpapà...

La regia di Denis Krief (autore anche di scene, costumi e luci) è classica ed efficace, ad eccezione della goffa scena iniziale in cui si festeggia il compleanno di Luisa Miller, dove il coro - ahimé - balla e si spengono le candeline di una tradizionale torta. Non esiste una precisa epoca in cui si svolge la vicenda e ce lo ricordano i costumi che vanno dagli abiti bianchi con coulisson del coro alla vestaglietta della Upim della protagonista: io non l'ho trovato fastidioso tale era il mischiottio anche riguardo alle scene dove la povertà di casa Miller era contraddistinta da legno per pallets con assemblaggio patchwork, mentre la geometrica freddezza bianconera della casa del Conte di Walter rimandava all'opulenza grazie a qualche complemento d'arredo. Ho trovato nteressanti molte trovate che movimentavano l'impianto scenico: finestrelle che talvolta sono aperte nella boiserie e altre volte chiuse a sottolineare i mezzi busti di alcuni personaggi o a far scorgere le proiezioni agresti che si muovono sul retrostante fondale o addirittura a spaccare in due la scenografia per rendere una angosciante croce per la scena finale; lo stesso dicasi per i pannelli traforati in tutto bianco attraverso i quali i proiettori disegnano a terra
numerose figure geometriche e tagliano le figure degli artisti; e ancora ripartizione della scena con una parete scorrevole in spazi più o meno grandi. Insomma nozze ricche con fichi secchi! La recitazione dei protagonisti lascia loro spazio alla gestualità tipica del cantante d'opera mentre si concentra maggiormente sulla loro interazione con il coro. Il disegno delle luci era molto accurato e teso ad esaltare i numerosi ambienti che la mobilità delle scene crea. Bravo Krief!



Musicalmente ho trovato in splendida forma sia il Coro del Teatro Verdi, diretto dall'ottimo Maestro Fogliazza, che l'Orchestra. In merito alla conduzione della stessa da parte del Maestro Myron Michalidis, ho trovato poco equilibrio tra palcoscenico e buca: molti cantanti erano sopraffatti dal volume dell'orchestra e, se anche volessimo pensare che avessero poca voce, è giusto ricordare che è compito del Direttore equilibrare i suoni.

Venendo ai cantanti, svettava su tutti lo squillante tenore Luciano Ganci, interprete di un Rodolfo arrivato a spettacolo già debuttato, di grande levatura musicale e padrone di una tecnica ed esperienza che lo aiutano nei momenti di difficoltà, non rari per un tenore generoso e amante del rischio come lui; nella mia personale graduatoria, segue la Luisa Miller di Saioa Hernandez, reduce dal trionfo come Norma in questo stesso teatro, che conferma un bel timbro mezzo sopranile, padronanza tecnica e buon volume.
Potente ed altera la Federica di Olesya Petrova, pregevole il Wurm di In-Sung Sim, dotato di voce sicura e penetrante; deliziosa la Laura di Yumeji Matsufuji e adeguato il Contadino di Motoharu Takei.
Molto stanca mi è parsa la voce di Ilya Silchukov nel ruolo del Padre di Luisa e tonante ma instabile l'emissione di Andrea Comelli come Conte di Walter.


Bisognerà ricordare al pubblico triestino che non c'è nente di male ad applaudire chi ci mette la voce e la faccia, se canta bene; se invece è l'allestimento che non piace non resta che venire alla prima e fischiare il regista. La sensazione è che ci fosse un generale e trascurato disinteresse...che peccato!

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