UTE LEMPER – LAST TANGO IN BERLIN
Trieste, Politeama Rossetti, Stagione teatrale 2012/2013From Brecht in Berlin to the bars of Buenos Aires
VANA
GIERIG, Piano
MARCELO
NISINMAN, Bandoneon
Strepitosa.
Unica. Accattivante. Talentata. Divina. Sublime. Indimenticabile.
Inconfondibile.
Credo
che questi aggettivi possano essere sufficienti per raccontare una
serata passata a teatro con Ute Lemper.
Artista
con la A maiuscola, anche se non è a capoverso, stupisce per la
padronanza e la tecnica con cui gestisce lo strumento che la natura
le ha donato e che lei ha sapientemente forgiato e migliorato.
Filati, acuti, pianissimi, note basse e note alte, mezzevoci: tutto
sembra possibile per questo apparato fonante dalle infinite risorse!
A
questo unisce una simile consapevolezza sul versante fisico, sapendo
gestire un corpo dagli arti infiniti con scioltezza, armonia e
maestria che pochi danzatori professionisti, dotati di simili
squilibri, hanno. Ha un viso mobile, fortemente espressivo e intenso
che racconta e amplifica tutto quello che scorre nella sua
interpretazione. Generosa è stata la natura, ma si intravvede forte
la capacità di studiarsi, di migliorarsi, di aspirare al genio.
Grande, grandissima artista
Il
concerto, anzi meglio sarebbe definirlo Recital,
percorre gli autori più rappresentati e amati dalla Lemper: Kurt
Weill, Astor Piazzolla, Jacques Brel, Leo Ferrè...
Uno
dei suoi doni principali è quello di regalarci interpretazioni
sempre nuove, riletture di gusto sopraffino che sebbene snaturino le
canzoni al punto da renderle riconoscibili solo grazie ai testi, lo
fa con tale garbo, con tale ironica raffinatezza che non possiamo non
restarne soggiogati. Altro che le varie riletture, rielaborazioni,
liberamente tratti da, ecc. di tanti musicisti, coreografi, ecc.
La
Lemper e il suo manipolo di fidi musicisti/arrangiatori può
permettersi di giocare con il fuoco, di osare l'inosabile:
probabilmente gli autori stessi sarebbero compiaciuti dei risultati
raggiunti.
La
sua voce riesce a rendere perfettamente la dolcezza di Brel, la
tristezza di Ferrè, la satira di Weill, la passionalità di
Piazzolla, omaggiando infine anche noi, con "Amarcord"
sulla musica di Nino Rota, cantata in italiano.
Nel
corso del Recital
ci regala, tra gli altri, "Ich bin von Kopf bis Fuss",
"Che, tango che", "Milord" (dedicato ad un
piccolo milord di Trieste...con tutta quella bora...fa freddo a
Trieste), "Bilbao song", "Lili Marlene",
"Libertango", "Avec le temp" e un fantasmagorico
medley nel quale ripercorre "Mackie Messer", "Cabaret",
"All that jazz" e molti altri titoli in quello che sembra
un brano con una unica linea compositiva e melodica.
L'altro
aspetto incredibile è il carisma di questa interprete che riesce a
tenere con il fiato sospeso tutto il teatro, a zittire le gole
gracchianti e tossenti degli spettatori triestini, famosi per il loro
continuo e fastidioso intervenire durante le opere e gli spettacoli
di prosa: con lei, nonostante sia pieno inverno, accade la magia. Nei
momenti in cui si avvicina al microfono, in cui sussurra direttamente
nelle nostre orecchie, accade che il pubblico trattiene il fiato e
c'è una tensione palpabile ed emozionante.
E'
un continuo crescendo di finezze musicali, di atmosfere, di viaggi e
di confidenze che Ute ci regala. Non vorremmo lasciarla andare via e
non riusciamo a trattenerci dal fischiettare con lei "Die
Moritat von Mackie Messer" (la ballata di Mackie Messer): ci
invita a farlo, come rifiutare il piacere di farlo assieme a lei, di
viaggiare sulle stesse note, all'unisono....
Il
sogno è finito, gli applausi liberatori scrosciano generosi. Ci
regala come bis "Ne me quitte pas".
La
sala completamente esaurita per rendere omaggio a questa Regina
(bravi Triestini!) le tributa applausi fragorosi ed entusiasti:
successo meritatissimo....si era capito?
Trieste, 8 gennaio 2013
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