venerdì 10 dicembre 2021

IL BARBIERE DI SIVIGLIA giovedì 9 dicembre 2021

 Locandina dello spettacolo 









Ma come, ci siamo tanto lamentati del dover restare rinchiusi nelle nostre case...zero vita sociale, niente cene né teatri, e ora che si può tornare ad un minimo di socialità devo trovarmi al Verdi in compagnia, se va tutto bene di 300 spettatori?!? No, dai, non fate i pigri e tornate ad applaudire uno dei settori vincenti e più rappresentativi del nostro paese, vi prego!


Inoltre, era un'edizione musicale di tutto rispetto! Ho assistito ad una recita del secondo cast ma non posso che parlare di eccellenti musicisti e artisti. A cominciare dal Conte di Almaviva di Matteo Macchioni al Figaro interpretato da Gurgen Baveyan, dalla Rosina di Kimika Yamagiwa al Bartolo di Diego Savini, tutte voci dotate di ottimo fraseggio, volume e colore, oltre ad essere buoni attori e ad essere riusciti a creare un clima di grande affiatamento.

Una nota a parte la merita Elisa Verzier nel ruolo di Berta che svetta come un diamante tra le altre pietre: veramente notevole per le qualità dei colleghi ma ancora un gradino più in alto! Adeguati e presenti anche Guido Loconsolo e Giuseppe Esposito.


La direzione musicale di Francesco Quattrocchi pone grande attenzione al palcoscenico, aiutando i cantanti negli attacchi e sostenendoli nei momenti di maggior impegno tecnico. L'esecuzione dell'Ouverture è prossima alla perfezione, grazie anche all'Orchestra del Verdi che riesce a suonare molto bene quando è motivata e stimolata. Qualche riserva mi resta nel ripensare a qualche tempo, a qualche crescendo rossiniano che ho trovato un po' troppo lento, ma ho scoperto strumenti che non avevo mai sentito nell'orchestrazione di Rossini, complice forse anche il posizionamento dell'orchestra alla stessa altezza del pubblico. Ottimo come sempre, anche se dolorosamente imbavagliato dalla mascherina, l'esiguo coro maschile del massimo triestino, guidato con mano salda da Paolo Longo.


Su regia e scene di Massimo Luconi mi limito a riferire che era tutto molto, troppo semplice, povero e scarno al punto da lasciarci sconfinare talvolta nella noia. Ed è un peccato perché la musica di Rossini ha una vitalità ineccepibile anche nei recitativi.



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