Bene, proprio bene ha fatto Renato Zanella a proporre questo trittico che è veramente nelle corde dei danzatori della SNG di Lubiana che dirige da quasi un anno.
E ancor più bene ha fatto ad aprire le porte della "sua" compagnia a nomi altri, evitando così di trasformarla in una compagnia d'autore che, a parte il caso Neumeier ad Amburgo, non hanno più ragione di essere quasi ovunque.
"Angel" ad opera di Eno Peci, rompe gli indugi e si piazza immediatamente in pole position per innovazione in quanto a temi e allestimento. L'allestimento scenico composto da semplici barre led e gli ammiccanti costumi, entrambi ad opera di Diego Andreas Rojas Oriz, ci proiettano immediatamente in una atmosfera metafisica - suggerita fortemente anche dal Concerto per Violino di Alban Berg che l'Orchestra della SNG assieme al violinista Vasilij Meljnikov suonano incantevolmente - dove possiamo riconoscere nel ruolo della vittima, della violata, dell'Eletta e di chissà quante altre eroine, la danza precisa ma disperata di Yaman Kelemet, tirata fuori da una prigione luminosa per essere mossa, condotta, trascinata in altrettanti patiboli e paradisi fino alla ascesa finale. Trova supporto e leggerezza solo nei duetti con lo statuario Lukas Zuschlag, e vive di un linguaggio coreografico proprio, denso di virtuosismo, che Peci sciorina senza dubbi ma con grande maestria.
Ed è di maestria coreografica che dobbiamo parlare ricordando la splendida struttura di "Metamorphers" a firma di Jacopo Godani, figlio artistico del destrutturatore della danza classica William Forsythe, che ci mostra canoni e griglie, armonie e contrappunti, in un brano interessante, anche questo pregno di un linguaggio personale sviluppato sul Quartetto per archi n. 4 di Bela Bartok - magistralmente eseguito dal Quartetto Dissonance - che distrugge però i danzatori con costumi di rara bruttezza. Non trasporta in un mondo altro questa composizione ma vive di danza e di corpi, con una sensibilità musicale incredibile che Godani è riuscito ad infondere negli splendidi danzatori della SNG.
Con "Un poeta solitario", la serata vira verso la tradizione accademica mettendo in scena la vita e i tormenti di Pëtr Il'ič Čajkovskij, ad opera di Leo Mujic che, supportato dalle lettere che il musicista scrisse, ci conferma quanto la sua omosessualità fosse mal riconosciuta e tollerata da egli stesso. Un ineccepibile Oleksandr Koriakovskyi vive in scena tutti malesseri e le speranze del grande musicista russo, senza sbavature e con notevole padronanza tecnica. Lo sostengono le Prime Ballerine e i danzatori principali della compagnia slovena Rita Pollacchi e Tjasa Kmetec, accompagnate da Kenta Yamamoto e Petar Dorcevsky, e tutti gli strepitosi danzatori della SNG, capaci di virare da uno stile all'altro, senza perdere afflato e temperamento. Bravissimi! Lo stile coreografico di Mujic non brilla per originalità ma è un coreografo che ben conosce il suo mestiere e sa come raccontare una storia e costruire il pathos. Molto gradevoli e adeguati i costumi di Manuela Paladin Sabanovic.
Ma mi preme tornare su tutti i danzatori della compagnia che sono veramente uno più bravo dell'altro, specialmente nel settore maschile, pieno di personalità consolidate e di altre in ascesa.
Due ore e mezza di danza che volano via in un attimo e che saranno replicate ancora il 16, 17 e 18 novembre prossimi: andate!
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