La "Serata Viennese" che la compagnia di ballo del Teatro Nazionale Sloveno di Lubiana ci ha proposto, è stato un successo sotto svariati punti di vista.
Il primo è che ha visto il debutto ufficiale del nuovo Direttore della Compagnia, l'italiano Renato Zanella, veronese, a lungo nello stesso ruolo per il Balletto della Staatsoper di Vienna, diventando poi Direttore di tutti i complessi artistici. Debutto riuscitissimo, specialmente grazie a "Alles Walzer", probabilmente il suo titolo più conosciuto e riuscito.
Il secondo è che lo spettacolo è stato ospitato nell'immensa Gallusova Dvorana dello Cankarjev Dom che, nonostante il contingentamento delle sedute, sembrava piena e festosa come "ai bei, vecchi tempi...", emozione che temo continuerà a stupirmi ancora per un po'.Terzo perché la Compagnia, nonostante la devastante pandemia che abbiamo vissuto e i relativi "apri&chiudi", si è presentata in splendida forma: affiatata e coesa come ricordavo e sottolineo sempre con piacere.
La serata è iniziata con "Opus 73" sul Concerto per pianoforte e orchestra n° 5 di Ludwig Van Beethoven, magistralmente eseguito dall'Orchestra dello stesso Teatro, diretta dalla bacchetta internazionalmente nota ed esperta di Kevin Rhodes. È una composizione coreografica raffinata, imperniata su quattro intensi passi a due, splendidamente eseguiti dai Primi Ballerini e Solisti della Compagnia. Mi sono rimaste impresse la maschera tragica di Rita Pollacchi e la classe di Kenta Yamamoto, l'enigmatica eleganza di Tjasa Kmetec e la maestria di Petar Dorcevski, l'elastica fluidità di Nina Noc e la dolcezza di Luchas Zuschlag, l'effervescente esecuzione di Marin Ino e la possenza di Filp Juric.
Non amando Beethoven, ho trovato la coreografia un po' fiaccata dalla durata nella parte centrale, ma la maestria e il sapere di Renato Zanella hanno saputo risvegliarci attraverso la vista. Le note del programma di sala rivelano che Zanella si è fatto ispirare dalla lettera "Amata immortale" che Beethoven scrisse poco prima di iniziare la composizione di questo concerto e dedicata ad una donna che è tuttora misteriosa, assieme a quattro aspetti che voleva scandagliare coreograficamente - potere, mistero, passione e gioia - indubbiamente riconoscibili nei quattro passi a due di cui sopra. Molto eleganti i costumi ad opera di Anne Marie Legenstein e Alexandra Burgstaller, con preziosi ricami e intarsi posati su leggerissima rete che impreziosivano ancor di più i sinuosi corpi delle danzatrici. Di grande effetto gli innumerevoli pendoli sospesi ad ingombrare e delimitare lo spazio scenico.
Il brano che chiudeva la serata è il celeberrimo "Alles Walzer" di Renato Zanella, creato per lo Staatsballet di Vienna nel 1997. Come già scrivevo è il suo cavallo di battaglia, e si capisce velocemente perché: brioso, spumeggiante, pieno di danza e di trovate, chiuso da un tocco di lirismo sullo splendido Adagetto dalla Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Riecheggia la belle epoque, l'Austria Felix ma anche il settecento che vedeva ascesa e discesa di Wolgang Amadeus Mozart, insomma tutto l'adorabile cliché austriaco, ben condito e immalinconito da una lacrima finale, in bilico tra nostalgia e puro sentimento. Si susseguono diversi "numeri musicali" ad opera degli Strauss padre e figli, che esaltano velocità, virtuosismi e musicalità nei danzatori della compagnia slovena. Indimenticabili "Lunga vita all'Ungheria" danzato dai solisti e dal corpo di ballo maschile; il delicato e comico "Vita d'artista" visto secondo il canone classico e quello moderno; il brillante trio maschile "Leichtes Blut" con gli strepitosi Kenta Yamamoto, Filippo Jorio e Thomas Giugovaz; il già citato, splendido passo a due sulla musica di Mahler, danzato dai delicatissimi Nina Noc e Kenta Yamamoto.
Come d'abitudine alla SNG, questo dittico verrà ripreso nella seconda parte della stagione, dal 7 al 13 aprile del 2022: vale la pena di programmare una gita per vederlo!
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