Lo spettacolo inaugurale della stagione 2017/2018 della fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste lascia vincere la musica rispetto all'allestimento.
La regista Vera Petrova rispetta le note apportate da Pëtr Il'ič Čajkovskij sulla partitura abbastanza fedelmente e cerca di alleggerire il primo atto che è veramente poco attivo, a parte la splendida scena della lettera di Tajana. Sceglie di farlo attraverso delle proiezioni tecnicamente sofisticate ma un po' scontate nella resa finale. Tutto l'allestimento, in verità, soffre di un clima da troppo da operetta: i colori di alcuni costumi di Steve Almerighi totalmente slegati dagli altri, molti lustrini e rasi troppo nuovi, la geometrica rigorosità delle vetrate ideate dallo scenografo Alexander Kostyuchenko che si muovono durante tutto lo spettacolo - e sarebbe stato bello
vederle unisone nel momento in cui volevano esserlo... - un clima generale che tende alla troppa luce e a colori troppo sgargianti mi fanno pensare a questo e non aiutano ad entrare nel dipanarsi della vicenda.
Il lavoro sui personaggi è molto dettagliato, preciso e ho trovato gradevole questa sua idea di lasciar pensare che lo spettacolo che si svolge davanti ai nostri occhi vive della realtà del "qui e
adesso" e di un'altra parallela che è solo il ricordo di Onegin di quanto ha vissuto nel passato.
Come dicevo, la parte musicale vince su tutto.
Ho trovato un cast omogeneo nel livello e di tutto rispetto per quello che le mie orecchie possono capire.
La Tat'jana di Valentina Mastrangelo è strepitosa sia vocalmente che scenicamente così come l'Evgenij Onegin di Catalin Toropoc, il Principe Gremin di Vladimir Sazdovski, il Vladimir Lenskij di Tigran Ohanyan, la Larina di Triquet di Dmytru Kyforuc: voci forti, capaci di passare senza difficoltà il suono dell'orchestra, tecnicamente salde e di bel colore unite a capacità interpretative e attoriali in grado di rendere credibili i personaggi che devono far vivere sul palcoscenico.
Giovanna Lanza e
Adeguati Alexandrina Marinova Stoyanova-Andreeva, Hiroshi Okawa e Roberto Gentili.
Grandissima prova del Coro della Fondazione triestina che oltre a cantare con rinnovata energia, tiene la scena danzando sui celeberrimi
Valzer e Polonaise, interpretando e tenendo le controscena con attenzione e professionalità. Veramente bravi e un grazie anche alla felice direzione di Francesca Tosi.
Ugualmente bene l'Orchestra che suona magnificamente le pagine del Maestro di San Pietroburgo, guidata da Fabrizio Maria Carminati in splendida forma.
Teatro insolitamente pieno di giovani: un piacere per gli occhi!
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