Locandina dello spettacolo
Non seguo molto la prosa. Anni di frequentazione mi hanno portato ad evitare molti classici, interpretati da attori tromboni e affettati, lontani dal quotidiano ma non abbastanza da trasportarmi in un'altra dimensione o nel sogno. Per cui, nonostante la validità, la grandezza, talvolta anche l'attualità, rifuggo da tutti i grandi classici. Nonché molti dei contemporanei, perché non trovo sufficientemente vedere amplificata su un palcoscenico la vita di tutti i giorni.
Poi, però, mi imbatto in testi sconosciuti, in regie intelligenti, in attori veri e rimpiango di aver perso chissà quante altre belle serate...
Come questa.
Questo Souper di Ferenc Molnar, che tutti conosciamo per I ragazzi della via Pàl che siamo stati costretti a subire/affrontare a scuola, è una produzione che assesta un bel cazzotto alla bocca dello stomaco.
La regia di Fausto Paravidino è millimetrica, tagliente come il testo, incalzante come le devastanti notizie che riceviamo sul nostro presente, sui nostri politici. Non lascia un attimo di respiro se non per tenerci con il fiato sospeso in attesa della reazione dei suoi attori: che sia l'ennesima risata sopra le righe o una zuffa o un bicchiere pieno di vino svuotato addosso a qualcuno.
Dirò l'ennesima banalità, e chissà quanti altri recensori l'avranno scritto, ma è impressionante come il testo sia attuale e come Paravidino fa di tutto per mostrarlo tale, umiliandoci, e costringendoci a riflettere. Chi è ancora in grado di farlo
Certo che è aiutato da una compagnia eccellente.
Lode e gloria a Franco Però per aver voluto restituire alla città, alla regione ed alla nazione una Compagnia di prosa stabile, degna di questo nome, dopo anni di produzioni messe assieme solo per qualche mese, volte soltanto a soddisfare l'ego dell'ex padre padrone. La compagnia dicevo, formata come una volta con l'attor giovine, il capocomico, la soubrette, la primadonna...è fantastica! Il risultato è stupefacente ed è un risultato di gruppo.
Una menzione speciale la merita Riccardo Maranzana per la trasformazione da modesto, a spavaldo, da vittima a rinsavito cui ci fa assistere nel corso dei 60 minuti circa passati assieme. ma bravi tutti, veramente. Da chi deve "soltanto" apparire claudicante (Federica De Benedittis), a chi alza continuamente un bicchiere da riempire (Ester Galazzi), da chi sembra solo una bellezza senza cervello ma è tutt'altro (Lara Komar), a chi è e ci rende nevrotici (Adriano Braidotti), da chi è uno sbruffoncello che si pente (Filippo Borghi) al protagonista/vittima di tutto (Andrea Germani), da chi se ne lava le mani subito (Francesco Migliaccio) alla perfetta maschera teatrale (Maria Grazia Plos).
Bravi tutti. Di cuore.
Bello l'impianto scenico di Laura Benzi, curati e adeguati i costumi di Sandra Cardini, entrambi ben illuminati dalle luci di Alessandro Macorigh. Non so di chi sia stata l'idea di calcare il make-up ma è un risultato stupefacente.
Alla prossima occasione, non perdetelo!
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