Locandina dello spettacolo
Ancora una Traviata ma è sempre un piacere per me, da appassionato Verdiano, assistere a questa opera, pregna di romanticismo.
Una bella Traviata per fortuna, anche se con qualche pecca.
Innanzitutto, resto sempre affascinato dalla bellezza di questo teatrino - nel senso di dimensioni, non di qualità - che mi fa pensare a come doveva essere la vita a corte, quando gli spettacoli erano eseguiti anche solo per poche persone. Rende tutto molto più intimo, più partecipato.
Inoltre, la qualità generale delle produzioni è decisamente buono, per cui lunga vita allo Slovensko Narodno Gledalisce!
Venendo a questo allestimento del 2003 dell'opera del Cigno di Busseto, l'ho trovato molto bello nella concezione generale, con un impianto scenico fisso ma di grande eleganza e versatilità. Il fondo della scena è suddiviso in tanti "portoni" che aprendosi scoprono fondali di vario tipo, ombre cinesi, un ritratto abbozzato di una donna nuda: come spesso accade, è più forte il potere della suggestione di quello della dettagliata descrizione. Per cui la prima lode va allo scenografo Rudolf Rischer. La seconda alla costumista Bettina Richter che ricostruisce un novecento sobrio ma fantasioso, a parte qualche scivolata nella divisa delle cameriere con una gonna troppo corta per l'epoca... Le luci di Edi Martincic sono suggestive e curate. Meno interessante la coreografia di Ivo Kosi, danzata da Yuki Seki e BarbaraPotokar, che poteva usare meno salti visto il palco "rumoroso".
La spina nel fianco è la regia di Lutz Hochstraate che segue con affetto e dedizione i protagonisti ma abbandona a sé stesso il coro, disposto nell'orribile e temuto semicerchio per tutta l'opera, a parte il piacevole numero pensato per le "zingarelle".
Venendo alla parte musicale la Violetta Valery di Urska Alic-Gololicic inizia in sordina e con toni da operetta ma, strada facendo, recupera benissimo fino ad un vibrante e intenso terzo atto, dimostrando buona tecnica, ottimo volume ma anche la capacità di smorzarlo e bei colori. Poco convincente la Flora di Galja Gorceva e STUPENDA la Annina di Dunja Spruk. Mi ci soffermo un attimo perchè, in qualunque recensione è solo uno dei tanti comprimari, ma non ho mai visto una cantante così presente e partecipativa alla vicenda (credo che alla fine si sia anche asciugata una lacrima durante i ringraziamenti...), così vera, non stucchevole e sincera: veramente grazie, Signora Spruk. E giuro, non la conosco!
Il comparto maschile ha dispiegato un ottimo, toccante e potente Giorgio Germont interpretato da Marko Kobal e un poco soddisfacente, sia vocalmente che interpretativamente, Edvard Strah, nei panni di Alfredo, al pari dell'incomprensibile Gastone di Matej Vovk. Molto piacevole il Duphol di Anton Habjan e nella norma gli altri comprimari.
Il Coro dell'Opera di Lubiana, ben diretto da Zeljka Uicnik Remic, si difende egregiamente e riempe la piccola sala di suono, mentre l'Orchestra suona un bellissimo Preludio e tutta l'opera, grazie anche alla mano esperta e sensibile del Maestro Jaroslav Kyzlink.
Teatro pieno, serata piacevole, molto.
Nessun commento:
Posta un commento