Locandina dello spettacolo
Se avessi scritto di questo spettacolo alla fine del primo atto ne avrei scritto molto bene. Se lo avessi fatto alla fine del primo quadro del secondo, lo avrei fatto con meno entusiasmo. Alla fine dello spettacolo ne scrivo con parecchie perplessità.
E mi dispiace. Tanto. Perché non credo che la lirica oggigiorno abbia bisogno di cattive recensioni...
Sono tutt'altro che contrario alle rivisitazioni, agli aggiornamenti, agli svecchiamenti. Credo che un nuovo pubblico e i giovani possano essere più facilmente catturati con delle messe in scena più vicine al loro vissuto oppure assolutamente museali. Ma l'operazione pensata da Vito Taufer per questo Orfeo all'inferno di Jacques Offenbach, in scena a Lubiana per la SNG, alla fine l'ho trovata di dubbio gusto.
Era deliziosa l'idea di ambientare l'inizio di questa operetta in quella che sembra una landa americana dipinta da Edward Hopper, con tanto di grano spigato e coloratissima arnie; molto piacevole anche l'Olimpo fumettistico (veramente belle e interessanti le scenografie e i costumi di Samo Lapajne) dove i coristi sono seduti dietro dei banchi di nuvole che a volte li coprono ed altre li svelano. Ma già l'inizio del secondo atto, ambientato nel boudoir di Plutone, era discutibile per la presenza del personaggio di John Styx, vittima di un priapismo goffo e inutile, anche per l'avanspettacolo italiano del dopoguerra. Peggio ancora l'inferno, dove il coro si aggirava per la scena agghindato come i partecipanti ad un festino leather, i poveri danzatori esibivano 25 cm (credo) di pene eretto in gommapiuma, con il quale spesso si sollazzavano, seduti a terra a gambe divaricate, mentre le danzatrici di rosso vestite erano chiuse in alcune gabbie: probabilmente l'immagine più sensuale e accattivante. E chi mi conosce sa che sono sboccato e l'ultimo dei moralisti. Ma questa messinscena non l'ho trovata né provocatoria, nè divertente. Solo di dubbio gusto.
A parte ciò la regia era molto curata, piacevole, ricca di spunti.
Venendo alla musica, l'Orchestra della SNG di Lubiana ha suonato correttamente e con slancio, guidata dalla mano conosciuta e familiare del Maestro Marko Gašperšič. Ho trovato la compagnia di canto un po' disomogenea, tipico dei teatri dove i cantanti sono fissi per tutta la stagione e non tutte le opere da cantare sono nelle loro corde.
Ho trovato deliziosa l'Euridice di Martina Burger, soprano leggero con qualche problema nel registro grave dove si ingola e si riesce a malapena a sentirla, ma di grande bellezza e con un'ottima presenza scenica.
Meno avvincente scenicamente ma sicuro nella linea di canto il tenore Andrej Debevec che ricopriva il ruolo di Orfeo. Gradevole sia scenicamente che vocalmente il Giove di Darko Vidic, affiatatissimo con Martina Burger nel duetto della Mosca.
Degli altri comprimari ho detto poc'anzi. Chi meglio, chi meno ma tutti si sono spesi per tenere alto l'onore (?) di questo spettacolo: i loro nomi li trovate nella locandina allegata all'inizio di questa recensione e un plauso generale li investe tutti.
Molto bene il Coro diretto da Zelika Ulcnik Remic, bravissimi nel mettersi in gioco scenicamente e nell'indossare i costumi del secondo quadro del secondo atto che di certo non li valorizzavano... Affiatati e bravi anche nella vacalità.
I poveri danzatori, pur bravi, sono stati relegati nell'ombra e sminuiti al ruolo di erotomani...
Teatro poco pieno, pubblico abbastanza soddisfatto.
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