Locandina dello spettacolo
Stavolta, prima di affrontare la recensione vera e propria, devo fare un paio di considerazioni.
Non vedevo ballare il corpo di ballo dell'Arena di Verona da moltissimi anni, forse da quando ne facevo parte anche io nei lontani anni '90. L'avevo incrociato come contorno in qualche opera del cartellone estivo, ma nulla di più. Devo dire che sono rimasto veramente stupito dalla loro qualità, dalla versatilità e dalla compattezza nei momenti di assieme (nonostante fosse la famigerata seconda recita, quella nella quale si tende a rilassarsi dopo la tensione della prima): bravi!
La seconda considerazione è che si vocifera da qualche tempo di un possibile scioglimento di questa compagnia: amministratori, politici, direttori, non fatelo! Sarebbe un peccato dopo aver raggiunto questa qualità! L'ennesimo omicidio italiano perpetrato ai danni delle arti dello spettacolo...
Detto ciò devo tessere le lodi della Direttrice dell'ensemble areniano, Maria Grazia Garofoli, che in questi anni è riuscita a svecchiarlo, a ripulirlo di tante cariatidi (me incluso!) e ne ha fatto un gruppo coeso e compatto che, specialmente nel comparto maschile, è veramente di ottimo livello!
Un altro punto di merito alla nostra va alla scelta di aver finalmente invitato un coreografo esterno invece di voler fare tutto da sola...e che coreografo! Si perché Renato Zanella è proprio un coreografo, uno dei pochi che abbiamo in Italia. Veronese di nascita, ma con una brillantissima carriera come direttore del balletto della Wiener Staatsoper, poi del Festival dell'Egeo ad Atene, sembra aver impresso nuova energia, nuovo entusiasmo ed uno stile consono ai danzatori dell'Arena.
Questo CERCANDO VERDI, che la compagnia aveva già danzato in maggio al Teatro Filarmonico scaligero, è uno spettacolo piacevole e riuscito. Zanella lo ha creato appositamente per i danzatori di Verona, evitando di ripescare tra gli innumerevoli titoli del suo repertorio, sforzandosi per costruire qualcosa ad hoc. E gli è riuscito bene perché, come dicevo prima, è un coreografo. Conosce i ritmi e le finezza del coreografare; sa costruire un crescendo; è estremamente musicale; sa bilanciare in scena la presenza di un pianista, il bravo Pietro Salvaggio maestro accompagnatore del corpo di ballo per anni, di una soprano, l'eccellente Teona Dvali che canta alcune rare pagine per pianoforte di Verdi, e dei danzatori; infine, sa tenere alta l'attenzione degli spettatori...bravo!
Le pagine musicali che sceglie sono desuete, defilate rispetto alla più famosa produzione, e per certi versi troppo connotata, del Maestro di Busseto: emergono alcune chicche preziose come "La seduzione" o "L'esule", arie per per soprano e pianoforte che, nella mia immensa ignoranza, non conoscevo proprio. Il linguaggio coreografico è di taglio contemporaneo, ma molto personale: sono bellissimi alcuni gesti pieni di rabbia, di tensione; così come certi "stop" e alcuni lift (i momenti in cui i danzatori sollevano le loro partner in determinate pose, statiche o dinamiche).
Belli i costumi molto semplici, ma di sicuro effetto, così come il disegno delle luci: tutto ciò evidenzia ancora una volta come sia un'artista completo, a tutto tondo.
Lo spettacolo avrebbe avuto bisogno di un programma di sala che riportasse le stesse note che ci sono state date nei comunicati stampa, nelle quali si dice che "il balletto non vuole rappresentare una storia, ma rappresentare un viaggio nella musica verdiana attraverso l'interpretazione personale dei sentimenti che essa ispira - passione, solitudine, rabbia, patriottismo - per lasciarsi pervadere e trasformare dalle emozioni....un uomo che rappresenta ciascuno di noi, attraversa la scena vuota...alla fine tornerà in scena come a concludere in modo circolare il percorso, durante il quale ha incontrato l'amore, ma senza sapere se sarà stato per una donna o per la musica". A volte anche solo poche righe possono essere fondamentali per cancellare dallo spettatore la sensazione di non aver capito, di essere "ignorante", consentendogli di sentirsi partecipe e di diventare empatico con la vicenda.
Allo spegnersi delle luci di sala, ammiriamo immediatamente l'elegante danza di Mikhail Kaniskin, primo ballerino della Staatsoper di Berlino, che incanta per la pulizia, il controllo della sua danza e l'espressività misurata, ma partecipe.
Subito dopo appare Alessia Gelmetti, in splendida forma, danzatrice dalle linee post modern, perfetta per il Forsythe di "In the middle somewhat elevated": bella e brava! Prima di lei sono rimasto incantato dalla forza espressiva e dall'assieme della compagine maschile: nella sinfonia dall'Alzira danno veramente il meglio di loro!
Appare poi una coppia affiatata come poche Amaya Ugarteche e Antonio Russo, compagni in scena e nella vita, che sembrano un manuale vivente di come dovrebbe essere una partnership tersicorea. Respirano assieme, non esistono attriti tra i vari passaggi coreografici e le linee delle loro braccia e delle gambe sono assolutamente e continuamente parallele. Belli in "Ernani", splendidi in "Attila", eccellenti in "Deh, pietoso, oh addolorata".
Bene anche Teresa Strisciulli in evidenza nella sinfonia da "La forza del destino" e nel passo a due che conduce il gruppo de "I masnadieri". In questo brano Zanella crea un bellissimo canovaccio coreografico con la coppia principale che trascina le altre attraverso il palco, da destra verso sinistra, anticipandole sempre di un paio di frasi coreografiche: l'effetto è quello di un canone infinito, un eco prezioso che poi vede riunirsi tutti in qualche momento di assieme...bello!
Insomma, bellissima serata nella splendida cornice del Teatro Romano di Verona che avrebbe meritato di essere più pieno, ma il cui pubblico ha sancito il meritato successo con lunghi e calorosi applausi...resistete ragazzi e avanti tutta!!
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