Credo che questa stessa opera con un'altra regia non mi avrebbe altrettanto entusiasmato! Premetto che anche questa è un'opera che non conoscevo, nonostante Richard Strauss sia un autore che apprezzo moltissimo e che quindi il mio sguardo era vergine. Ho invece trovato il libretto della seconda parte dell'opera, quella mitologica, troppo verboso e ridondante. Ma chi sono io per giudicare Hugo von Hofmannsthal? Nessuno, se non un cronista e come tale dovete leggere le mie memorie. Per cui è pensando a questo mio voler condividere con voi il ricordo di quanto ho visto che dovete leggermi, sicuramente non pensando che io sappia tutto o abbia i mezzi per giudicare. Per la danza sì; per tutto il resto, io racconto.
Superata questa premessa, torno al mio racconto per dire che la tela nera sale su un impianto scenico di rara suntuosità ed eleganza pensato da Gary Mc Cann, così come gli sgargianti e immaginifici costumi, magistralmente illuminati dalle splendide ed evocative luci di Howard Hudson. Ma, come già anticipato, è la regia visionaria, innovativa, moderna, curata che ha catturato il mio sguardo, rapito i miei sensi e ha creato il consenso del pubblico in sala che ha, spesso, applaudito con convinzione e piacere. Tutto è impeccabile: dalle controscene con gli artisti che si scattano selfie o provano tra di loro o che comunque seguono un copione che sembra appositamente scritto per ognuno di loro, alle mini coreografie; dall'uso degli elementi scenografici come i due preziosi camerini che si svelano dopo essere stati celati in contenitori senza valore, all'uso dell'attrezzeria di scena; tutto è uno strabiliante lavoro di cesello che sembra costruito in parecchie settimane di prove che, dubito, questa produzione abbia avuto il lusso di avere. Bravo, veramente bravo a Paul Curran e a Oscar Cecchi che per lui ha ripreso la regia.
E se la regia ha funzionato così bene è perché la compagnia in scena era di notevole levatura e qualità. Troverete i loro nomi nella Locandina dello spettacolo ma io devo citare almeno La primadonna / Arianna interpretata da Simone Schneider, una soprano di grande livello con bel timbro, fraseggio limpido e grande tecnica; la Zerbinetta di Liudmila Lokaichuk che sforna brillanti acuti e tecnica adamantina al pari di una gradevolissima presenza scenica; Sophie Haagen è un ottima interprete del ruolo del Compositore sia come cantante che come attrice mentre il Maestro di musica di Marcello Rosiello si distingue per il volume generoso e tonante e una bella presenza scenica; i quattro Boys/Maschere in sfumature rosate e le tre Ninfe che apportano molto, moltissimo alla riuscita della messinscena! Ma anche le semplici comparse che tanto fanno e lo fanno bene.
Infine la parte musicale diretta da Enrico Calesso che la direzione della Fondazione Lirica Giuseppe Verdi ha giustamente nominato Direttore Stabile e che, anche stavolta così come per I Capuleti e i Montecchi della scorsa stagione, dimostra grande capacità nel gestire una cavea orchestrale colma o ridotta che sia, come in quest'opera quasi cameristica, attento ai suoi musicisti così come ai cantanti e capace di trasmettere il suo carisma e il suo sapere. Splendido il comparto delle percussioni.
Pubblico numeroso ed entusiasta, giustamente!
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