Ho scoperto La Fura dels Baus quasi trent'anni anni fa, durante una vacanza a Barcellona e me ne sono subito innamorato. Il loro è un modo di fare teatro che mi aveva fortemente colpito per la potente interazione con il pubblico, con la materia e con le tecnologie. Vedendoli nel corso degli anni ho molto apprezzato la loro capacità di rinnovarsi, portando avanti le tematiche calde dei vari momenti storici ma sposando con forza anche i temi inerenti l'ecologia e lo sfruttamento selvaggio delle risorse planetarie.
Questa Pastorale per il pianeta tratta proprio di questi temi. Se le produzioni del loro primo ventennio erano interessate soprattutto a colpire e stupire (epica quella in cui il pubblico veniva diviso a metà da una tenda ed entrambe le platee vedevano una proiezione fittizia di cosa capitava dall'altra parte con lancio di acqua, uova e chi più ne ha più ne metta, con spettatori urlanti in attesa che capitasse anche a loro la stessa sorte!) ora siamo in una fase dove questo bisogno è meno prepotente, seppure siano ancora attuali le incursioni platea e un'esecuzione scenica che, anche con gli spettatori seduti, cerca di svolgersi ovunque nello spazio teatrale.
Ma quanto passa è un racconto per immagini che, basato su un tappeto sonoro di gran pregio, vuole ricordare a noi spettatori quanti misfatti sono stati compiuti da tutti noi in nome del progresso: guerre, devastazioni, innalzamenti dei mari, non accoglienza e non continuo la lista perché mi intristisco immediatamente. Nella loro visione lo spettacolo è aperto a due soluzioni una pessimistica e una ottimistica che decidiamo noi spettatori tramite un'app dedicata. Nel corso della mia serata gli spettatori erano in maggioranza visionari e positivi, per cui abbiamo assistito alla versione possibilistica del nostro futuro. Sarei curioso di sapere quale è la percentuale generale tra le due scelte...
L'orchestra Sinfonica della RTV Slovena è guidata da Josep Vicent e riesce a spaziare con maestria da Beethoven a Mendelsshon, da von Weber a Reicha anche se purtroppo l'amplificazione, necessaria in uno spazio aperto come quello del Križanke, toglie molto alla magia del suono live. Il cast raccolto da Carlus Padrissa, direttore artistico della compagnia, annovera il soprano Sophie Karthäuser, versatile e duttile come il variegato repertorio che affronta, affaticata anche da alcune azioni sceniche; i "danzattori" Quico Torrent, Adriana de Montserrat, Tamara Ndong e Ferran Plana sempre saldi e presenti, costantemente indaffarati tra tecnologia, acrobazie e presenza scenica: bravi tutti! Quello creativo è molto vasto e potete trovarlo nella locandina dello spettacolo ma devo citare almeno i creatori dei video e delle immagini che avvolgevano tutta la platea che erano veramente bellissime e fortemente suggestive: Eyesberg Studio e José Vaaliña.
Poco pubblico a questo appuntamento del 71esimo Festival di Lubiana ma molto partecipe e plaudente
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