sabato 17 settembre 2016

UP&DOWN 13 settembre 2016

Locandina dello spettacolo

Il Direttore Artistico del Festival di Lubiana non poteva scegliere spettacolo migliore per accomiatarsi dal suo pubblico e chiudere la 64esima edizione!
L'Eifman Ballet di San Pietroburgo non delude mai: se anche non vi dovessero piacere le coreografie o il modo di raccontare storie di questo grande artista, potreste deliziarvi a vedere anche solo i suoi meravigliosi danzatori all'opera.

E' un titolo semplicistico questo Up & Down che il coreografo dedica ad un romanzo che ho adorato da giovanetto: Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald. Lo avrei preferito riportato come tale, perché ci ho messo un po' a capire cosa volesse dirci con questo spettacolo e che nesso ci fosse tra i due mondi paralleli che vedevo in scena (non leggo mai i programmi di sala prima di vedere gli spettacoli, curioso di capire quanto leggibili siano le intenzioni dei coreografi). Boris Eifman racconta la sua visione del romanzo, alternando momenti concreti ad altri fortemente onirici, che corrispondono ai due "ambienti" che ritroviamo rappresentati: una clinica psichiatrica e i sogni visionari dei protagonisti dello spettacolo. Per raccontare tutto ciò il coreografo crea un collage con brani di Schubert, Gershwin e Alban Berg che sembrano fusi assieme e frutto di uno stesso compositore tanto bene si abbinano, nonostante l'epoca e lo stile diversissimo.
Salta all'occhio, per chi ha già visto altre produzioni di questo artista, lo sviluppo, la credibilità e il sostegno economico di cui gode ora questo ensemble: lo strepitoso allestimento scenografico di Zinovi Margolin, i meravigliosi costumi di Olga Shajsmelashvili e le sensazionali luci di Gleb Flishtinski e di Eifman stesso, denotano una ricchezza, una cura e una maestosità ben lontane dai ristretti mezzi dei primi spettacoli di successo, come Anna Karenina o Red Giselle!

Eifman è uno straordinario narratore,con un debole per le storie drammatiche e per l'introspezione psicologica: i suoi personaggi vibrano, toccano, emozionano, arrivano dritti ai sensi dello spettatore e per questo non possiamo che ringraziarlo. La compagnia che ha costruito in questi anni è di bellezza, bravura e presenza scenica veramente eccellente.
La vicenda racconta di come un brillante psichiatra si innamora della paziente che cerca di salvare, la sposa e, per colpa della brama di successo e denaro, finisce a sua volta tra i pazienti che prima curava. Lo spettacolo è veramente interessante e, a raccontarcelo, troviamo le linee infinite di Sergej Volobujev nel ruolo
protagonistico di Dick Diver, dal viso aguzzo, la mimica efficace ed una straordinaria potenza ed eleganza di movimento; la Nicole Warren di Marija Abasova è tutta corpo, bellezza, pure linee classiche e splendida presenza scenica; suo padreè Oleg Markov, anche lui lungo, misterioso e sospettabile fin dall'inizio; completano il cast dei protagonisti Lilija Liscuk e Igor Subbotin, assolutamente all'altezza del terzetto principale. Ma, come già scrivevo, tutti i danzatori sono ammirevoli ed ineguagliabili per presenza, forza e dedita passione.

La sala massima dello Cankarjev Dom era gremita in ogni ordine e posto e il pubblico presente ha tributato alla compagnia il meritato successo: arrivederci alla 65esima edizione del Festival che sarà sicuramente ancora più bello e più ricco!

domenica 11 settembre 2016

LE CORSAIRE 7 settembre 2016

Locandina dello spettacolo

Resto sempre affascinato dal fatto che uno Stato così piccolo, come la Slovenia con una popolazione di poco più di due milioni di persone, possieda due ottime compagnie stabili di danza...considerando che su sessanta milioni di italiani le compagnie stabili sono 6! Sarà sicuramente un retaggio dell'ex cortina di ferro che almeno in campo culturale ha lasciato un patrimonio inestimabile.
Ho qualche difficoltà quindi a scrivere di questo Le Corsaire perché è un'operazione non del tutto riuscita.

Il Corsaire è uno dei titoli più impegnativi anche per la grandi compagnie, perché prevede un dispiego di solisti e primi ballerini che devono essere dei puristi della danza classica. La SNG di Maribor invece ha un repertorio molto misto, influenzato dalle bellissime coreografie di taglio decisamente contemporaneo del suo direttore Edward Clug. Inoltre, è un balletto dove, specialmente nel primo atto, la musica riesce raramente a decollare e ad andare oltre la lunghezza di una variazione o di un passo a due: il pubblico è costretto ad applaudire continuamente e si nota solo la tecnica visto che la narrazione è piuttosto scarna e di immediata comprensione. Infine, se sulle locandine, nei programmi di sala e sul sito trovo scritto "coreografia di Aivars Leimanis" mi aspetto che sia una nuova rilettura, possibilmente radicale del classico che siamo abituati a vedere e non solo una manipolazione di alcune scene e qualche assolo, sfruttando per il resto la grandezza di Marius Petipa. Per non parlare dell'introduzione di una variazione tratta da La Bayadere che continuo ancora a domandarmi cosa c'entrasse...sembrava di essere tornati nell'800 quando ogni artista inseriva i propri pezzi di bravura in qualunque opera o balletto..

Detto ciò il lavoro fatto dai maestri ripetitori specialmente sul corpo di ballo femminile era stupefacente, avendo amalgamato fisicità e stili all'origine diversi, creando un assieme di altissima qualità. Meno precisa la compagine maschile (ma è un problema diffuso) che invece si distingue in una brillante danza di carattere con le spade.
Scene e costumi sono di qualità e livello e li dobbiamo a Luca Dall'Alpi e Juan Guillermo Nova, così come il disegno luci di Elvis Butkovic.
L'Orchestra della SNG suona senza particolare amore una partitura piuttosto pacchiana ad opera di Adolphe Adam che il direttore Simon Robinson non abbellisce un granché, oltretutto anche poco attento alle necessità dei danzatori.

La Medora di Tetiana Svetlicna è soddisfacente così come il Conrad di Anton Bogov; eccellenti la Gulnare di Asami Nakashima e lo Schiavo di Yuya Omaki; Sergiu Moga inizia ad essere un po' appesantito nei salti e le tre Odalische di Galina Cajka, Tijuana Krizman Hudernik e Hristina Stojceva, come un po' tutti i solisti, mostrano qualche incertezza.

Il problema principale è che si percepisce lo sforzo della compagnia ad affrontare un titolo così impegnativo, a sostenere la tecnica necessaria e a cercare di non farlo vedere al pubblico: spero che nelle prossime recite il rodaggio aiuti ad ottenere un auspicato e meritato successo.

Il pubblico riempiva a metà la gigantesca sala dello Cankarjev Dom che il Festival di Lubiana ha "invaso" così come molti altri spazi teatrali cittadini, creando anche quest'anno un evento fantasmagorico e di ottimo livello che in Italia raramente vediamo



giovedì 1 settembre 2016

SISSI 30 agosto 2016

Locandina dello spettacolo
 Faccio fatica ad avere un'opinione unica su questo spettacolo.

Da una parte ho trovato molto piacevole l'idea di dare un senso compiuto ad una performance di danze folkloristiche. Per decenni abbiamo assistito a serate costruite a galà, dove il collante era solo la bravura dei danzatori. Qui per la prima volta, ho visto utilizzare la danza folkoristica per raccontare una storia, anzi una serata particolare della tormentata vita dell'imperatrice Sissi, quella in cui si trovava nella sua amata Ungheria, innamorata ma come sempre pervasa dall'infelicità.
Dall'altra l'ensemble è talmente disomogeneo che si fa fatica a seguire la storia senza essere distratti da questa strana miscellanea artistica.

Quindi lode e gloria a Sandor Roman per aver creato la Compagnia ExperiDance Evolution, con la quale ha saputo costruire diversi spettacoli di successo ed essere arrivato a questa produzione, ma mi permetto di suggerirgli di rendere più amalgamato il livello della compagnia. Alcune idee sono molto gradevoli, come l'intermezzo delle marionette umane, guidate da due artisti sui trampoli sull'Ouverture dal Guglielmo Tell di Rossini o la danza degli uomini eseguita solo con il suono prodotto dal battito delle scarpe sul pavimento, ma lo spettacolo pecca in generale di voler piacere al pubblico a qualunque costo.

Figura benissimo la Budapest Symphony Gipsy Orchestra con uno strepitoso cembalista e virtuosi di ogni tipo nelle varie sezioni orchestrali. Giustamente sono posizionati in fondo al palcoscenico perché sono spettacolari sia da vedere che da sentire.

L'allestimento scenografico è molto, troppo semplice: un fondale dipinto con un disegno incomprensibile (forse delle volte a sesto acuto ma con una prospettiva indecifrabile) e sei colonne corinzie semi costruite che si stagliavano dallo stesso; costumi gradevoli ma non brillanti; un disegno luci poco curato e piuttosto impreciso.

I danzatori ce l'hanno messa tutta, ma se la compagine femminile era abbastanza omogenea, quella maschile aveva un paio di ballerini altissimi affiancati da altri 7/8 decisamente di piccola statura e nell'insieme il risultato era decisamente comico, anche quando di comico in scena c'era poco. Poco omogeneo anche il livello tecnico e lo stile: Sissi era una ballerina di formazione decisamente classica e come tale spesso usata e poco c'entrava con gli altri; il Conte Andrassy era un elegante danzatore mentre la Zingara che chiudeva il trio amoroso era poco incisiva.


In generale mancava la spettacolarità e il virtuosismo tipico delle danze folkloristiche per cui si è rimasti un po' a bocca asciutta, ad eccezione dell'interpretazione del danzatore protagonista di un cammeo in perfetto stile russo.

La bella arena del Krizanke di Lubiana, mutilata della bellissima copertura in tela dall'abbondante nevicata di aprile, era piena ma il pubblico mi è parso non pienamente soddisfatto...