Ideazione e Coreografia e regia di Moses Pendleton
Costumi di Phoebe Katzin, Moses Pendleton e Cynthia Quinn
Disegno luci di Michael Korsch
Collage musicale di Moses Pendleton; montaggio musicale di Andrew Hansen
Interpreti: Tsarra Bequette, Jennifer Chicheportiche, Catherine Jaeger, Rebecca Rasmussen,
Evelyn Toh, Arron Canfield, Eduardo Fernandez, Vincent Harris, Steven Marshall e Ryan Taylor
Ha un'aria completamente diversa dai precedenti spettacoli dei Momix, questo Alchemy che Moses Pendleton ci regala ad una settimana di distanza dalla prima mondiale avvenuta a Ravenna: profuma di profondità, di introspezione, di ricerca, di raffinatezza. Rispetto ai suoi altri spettacoli di successo, questo si differenzia perché non cerca l'effettaccio ad ogni costo, la compiacenza....stupisce, piace, attrae ma è meno atletico, meno nazional popolare. Ha un disegno luci strepitoso (come sempre!) ad opera di Michael Korsch, dei costumi gradevoli e una professionalità sconfinata, come si addice ad una produzione destinata a girare il mondo.
Il tema di ALCHEMY è banalotto, arcinoto, basandosi sugli abusati quattro elementi (fuoco, acqua, terra e aria) ma lo sviluppo che ne fa Pendleton è immaginifico,fantasioso e molto raffinato. Per anni ho pensato ai Momix come a quelli del teatro fisico (definirli spettacoli di danza mi sembrava troppo) quelli che facevano "numeri" facili e di sicuro successo. Ma devo ricredermi: Pendleton ora è un coreografo a tutti gli effetti, abilissimo nel manovrare oggetti, ma anche dotato di un suo stile personalissimo e come tale molto più apprezzabile di tanti coreografi "tipo X" o "tipo Y" dove al posto delle incognite possiamo elencare i nomi dei coreografi alla moda e di chi ne rifà lo stile.
Moses no, lui continua a seguire la sua strada, come ogni artista che si rispetti e che possiamo definire tale.
I suoi interpreti sono meno scultorei di una volta, ma sono più educati alla danza e sono delle macchine da guerra in quanto a sincronia e affiatamento: sia che indossino gonne rosse e si preoccupino di far "danzare" dei grandi tubi simil cartone o che si trasformino in donne "dervisce" dalle gigantesche proporzioni, oppure che muovano i piedi sotto gonne bianche armate e lunghe fino a i piedi simulando di indossare i pattini...insomma, qualunque cosa facciano lo fanno sempre all'unisono e con il massimo della convinzione, del rispetto dello spettatore: bravi!
Il momento più bello dello spettacolo è quando assistiamo ad uno stupendo duetto "aereo" nel quale la danzatrice è imbragata (come si percepisce dalla foto sottostante) e vince la sfida umana per eccellenza: la forza di gravità! Sorvola il palco, scivola, si libra, si unisce a lui in abbracci accennati o sfuggiti...riesce a fare "cose che noi umani non possiamo neanche immaginare" e voliamo con lei! Grazie...un momento di magnifica poesia che spero di poter presto trovare su YouTube per rivederlo all'infinito!
Potrei raccontare pedissequamente lo spettacolo, ma non credo abbia molto senso...vi suggerisco di andare a vederlo se vi capita a tiro perché non vi deluderà.
Nel numero finale i danzatori usano una delle tipiche "macchine teatrali" di Pendleton: due C che dondolano, ruotano, oscillano, fungendo a tratti da trampolini, da scivoli o da leve per i salti, i giri, gli assieme con cui i danzatori ci salutano e ci rispediscono a casa, felici di aver potuto volare con loro per un'oretta.
Sala gremita e pubblico plaudente: bella serata!
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